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L’Opa cinese sull’America Latina tramite la nuova via della seta


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Tra tanta demagogia e inutili polemiche politiche o per meglio dire, da politicanti, emerge in modo apodittico tanto il pericolo di espansione economica e politica mondiale della Cina, quanto il merito dell’Amministrazione presidenziale di Donald Trump di cercare di contrastarla in tutti i modi, compreso quello della politica dei dazi. La miopia dei cosiddetti “ingenui” (per usare un eufemismo) da un lato e di coloro che sono in mala fede dall’altro lato, nel non voler prendere atto che la Cina è un pernicioso pericolo internazionale sotto ogni punto di vista, sia commerciale che geopolitico, è alquanto sconcertante. Pertanto è bene ricordare che uno dei peggiori danni recati da una caotica globalizzazione dei sistemi produttivi, ha portato a una assoluta anomia della regolamentazione di alcuni sistemi produttivi, come quello della Cina. Invero, il sistema produttivo cinese non è meramente sleale, ma decisamente illegale, visto che non prevede alcuna tutela dei lavoratori e tanto meno della salvaguardia ambientale e né della qualità dei prodotti. Infatti, la Cina non prevendo alcun controllo delle succitate tutele, permette alle proprie imprese indigene di non sostenere alcuno di quei costi da cui, invece non sono esenti le imprese occidentali in generale e quelle europee in particolare.

L’illegalità del suddetto sistema produttivo consente alle imprese cinesi di esportare e vendere i propri prodotti a prezzi vantaggiosi per il consumatore finale, penalizzando le imprese occidentali che non riescono a vendere agli stessi prezzi i propri prodotti. A dire il vero, tutto ciò nasce anche e soprattutto a causa della responsabilità politica dei legislatori occidentali, come quello italiano, che con degli accordi con la stessa Cina hanno autorizzato diverse agevolazioni, tra cui quelle fiscali, dal momento che un’impresa cinese i primi 3 anni è in Italia esente dalla tassazione. Gli ultimi sviluppi della politica economica internazionale da parte della Cina rendono il quadro geopolitico ancora più inquietante, a cominciare da quanto sta accadendo nel Sud America. Per chiarire meglio, mentre il presidente statunitense Donald Trump era in missione diplomatica in Qatar, a 15mila chilometri di distanza si consumava un passaggio storico destinato a ridisegnare gli equilibri geopolitici dell’intero emisfero occidentale.

Il 14 maggio, nel silenzio solo apparente dei palazzi del potere, la Colombia firmava l’adesione ufficiale alla Nuova via della seta – il progetto infrastrutturale globale lanciato da Pechino sotto l’insegna della Belt and Road Initiative (Bri). L’evento è avvenuto nel corso dell’ultimo Forum Cina-Celac, andato in scena a Pechino all’ombra della Città Proibita. Un summit che ha riunito i rappresentanti dei 33 Paesi membri della Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños (Celac) e che si è concluso con accordi bilaterali, intese multilaterali e una dichiarazione programmatica ambiziosa: la Cina rafforza la sua influenza in America Latina. Tra i dossier più significativi, l’ingresso di Bogotà nella strategia globale cinese. Una scelta non scontata, soprattutto se si considera la tradizionale prossimità della Colombia con gli Stati Uniti. Ma i tempi cambiano. “Stiamo per entrare nella Via della seta. Abbiamo deciso di compiere un passo importante nelle relazioni tra la Cina e l’America Latina”, ha dichiarato il presidente colombiano Gustavo Petro in un’intervista concessa durante la visita alla Grande Muraglia. Il suo Governo intende utilizzare i finanziamenti derivanti dalla Bri per promuovere l’intelligenza artificiale e creare occupazione giovanile.

L’ombra di Pechino

Con la Colombia, oltre due terzi dei Paesi dell’America Latina risultano formalmente aderenti alla Belt and Road Initiative. Per la Cina, si tratta di un colpo strategico in una regione da sempre sotto l’influenza degli Stati Uniti. Non a caso, il presidente Xi Jinping ha esortato gli altri Paesi della Celac a “cogliere l’opportunità dell’adesione colombiana” e ha lanciato un messaggio velato ma inequivocabile: “Bullismo ed egemonia porteranno solo all’autoisolamento”. Petro, dal canto suo, ha sottolineato che “la storia delle nostre relazioni internazionali sta cambiando. D’ora in poi, la Colombia interagirà con il mondo intero su un piano di uguaglianza e libertà”.

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Dati in crescita

Nel 2024, l’interscambio commerciale tra Cina e Colombia ha toccato i 21 miliardi di dollari, con un aumento dell’11,7 per cento rispetto all’anno precedente. Le esportazioni cinesi verso Bogotà ammontano a quasi 15 miliardi di dollari (+19,5 per cento), mentre quelle colombiane verso Pechino si fermano a 6,2 miliardi, in lieve calo (-3,1 per cento). Tra i prodotti colombiani più richiesti: caffè, carne bovina e beni agricoli. Oggi la Cina rappresenta il secondo partner commerciale della Colombia, subito dopo gli Stati Uniti.

L’Opa sull’intero continente

Ma l’ambizione di Pechino va ben oltre la Colombia. “La Cina e i Paesi dell’America Latina e dei Caraibi sono membri importanti del Sud del mondo”, ha dichiarato Xi, ricordando la “tradizione di indipendenza” che accomuna i due blocchi. Nell’ambito del Forum, la Cina ha messo sul piatto una linea di credito da 9,2 miliardi di dollari, interamente denominata in yuan, la valuta cinese. Un segnale preciso: Pechino punta a ridurre l’influenza del dollaro e a rafforzare il proprio peso monetario nelle relazioni internazionali. Il presidente cinese ha inoltre annunciato l’intenzione di aumentare le importazioni dall’America Latina e di incoraggiare le imprese cinesi a investire nella regione.

Il caso Brasile

Tra i Paesi più attivi nei rapporti con Pechino c’è il Brasile. Il presidente Luiz Inácio Lula da Silva, presente al Forum, ha dichiarato di aver ottenuto impegni di investimento per circa 4,7 miliardi di dollari. I progetti riguarderanno principalmente energia rinnovabile (eolico e solare) e produzione automobilistica.

Una nuova geografia del potere

La Nuova via della seta si sta rivelando non solo un progetto economico, ma anche una strategia geopolitica di lungo respiro. L’adesione della Colombia, cuore geografico dell’America Latina, è un altro segnale della lenta ma costante avanzata cinese in quella che un tempo era considerata esclusiva sfera d’influenza statunitense.

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Aggiornato il 16 maggio 2025 alle ore 10:20



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