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cortina fumogena di parole o opportunistica realtà? « LMF Lamiafinanza


ReArm Europe e riconversione industriale

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Editoriale di
Lapo Mazza Fontana

La signora Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha recentemente annunciato un obiettivo ambizioso già per il 2025: il raggiungimento del 2% del p.i.l. per il budget della Difesa, con un incremento che si potrebbe definire non solo estremamente pesante, ma soprattutto epocale. Nonché estremamente opportuno, ovviamente se non a scapito delle risorse per la Sanità, che questo governo intende scandalosamente ignorare, ma questo sarà materia di ulteriori considerazioni in avanti.

Non è pertanto chiaro quanto abbiano influito in questa direzione le rassicurazioni da fornite da Giorgia Meloni a Donald Trump, che con i suoi consueti voli pindarici vorrebbe perfino incrementi dei paesi europei al 5%, né si capisce se altrettanto mirabolanti dichiarazioni (in tutti i campi dello scibile umano, quindi anche in materia di Difesa) del POTUS americano in ordine a ridurre l’ombrello americano sulla NATO possano davvero aver influito decisamente su piani di riarmo, in realtà in atto da anni, se non ancora più concretamente da più di un decennio.

Diciamo subito che la consistente apparente isteria di governi, stampa e opinioni pubbliche, per quanto disinformate e manipolate, sul tema degli “americani che non ci difendono più” è una delle sciocchezze più magniloquenti degli ultimi tempi, già ricchi di bufale e di frasi fatte all’ingrosso. Sicuramente la presidenza Trump opererà una serie di tagli e avrà una sua filosofia politica, anche tendenzialmente pseudopacifista (a parole e talvolta anche in concreto), ma è forse il caso di capire che la Casabianca NON è il palazzo dell’imperatore romano, ha poteri tutto sommato piuttosto limitati e soprattutto che l’Impero americano non ha NESSUNA intenzione di abdicare dal suo ruolo imperiale, anzi, semmai il contrario, nonostante alcune mode e tendenze che non si potrebbero definire tanto isolazioniste, quanto semmai più attente al disastro socioeconomico generato in patria dalle politiche (non certo solo americane: stessa cosa in Europa, seppur con caratteristiche diverse) ultra-liberiste e globaliste.

Quindi gli americani non molleranno affatto la spesa militare e la presa soprattutto sul continente europeo, in particolare adesso che la Russia, dopo tre anni di pesante e decisamente parecchio fallimentare conflitto ucraino, non è più la seconda superpotenza mondiale, avendo definitivamente ceduto il posto alla Cina.

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ReArm Europe-Plan/Readiness 2030

Ma allora in tal senso il programma europeo (e italiano) ReArm Europe-Plan/Readiness 2030, pur spiegato per sintesi in poche parole, è un grande paravento per coprire un equivoco, una vera e propria bufala, un semplice piano di rilancio industriale o addirittura in parte di riconversione (ad esempio del settore Automotive, messo in ginocchio da politiche suicide non si sa quanto consapevoli della propria idiozia), un paravento ancora peggiore per coprire un pericoloso riarmo della Germania, o più ottimisticamente una opportunità per la economia europea (e italiana in particolare)? Rimandando un approfondimento a successivi articoli in tal senso proviamo a dare una risposta semplice in anticipo: tutte queste cose insieme, pur con tutti i dubbi che si generano su qualsiasi iniziativa di questa gestione letteralmente sconsiderata di quell’organismo disfunzionale che è la Unione Europea.

È evidente che il 2% sulla Difesa sia una quota non solo psicologica che consente di ammodernare e tenere in stato di efficienza Forze Armate che necessitano di continui investimenti e di tenere il passo con una rincorsa allo sviluppo tecnologico che, by the way, tocca vette spesso anche di NONSENSE assoluto, come ad esempio nel rapporto ormai totalmente contraddittorio tra politiche di contenimento delle perdite umane e massimizzazione tecnologica della capacità di eliminazione fisica del nemico, quindi anche del proprio personale combattente. E questo, seppur sia un problema immanente alla scienza militare, rischia ad oggi, tramite anche la Intelligenza Artificiale e la Robotica, di sfuggire totalmente di mano. Nel contempo la corsa agli aggiornamenti delle strutture militari non può fermarsi, pena una obsolescenza che poi diventa ancora più costosa nel ripianamento.

L’anello di congiunzione tra novecento ormai morente e duemila incipiente

In definitiva siamo veramente nel bel mezzo dell’anello di congiunzione tra novecento ormai morente e duemila incipiente, ma al contrario degli altri secoli la rivoluzione industriale potrebbe stavolta non essere più minimamente gestibile. E questo se già è una catastrofe sul piano economico, possiamo figurarci che rischio ponga sul piano dell’impatto bellico. Senza considerare la teoria che i pesanti incentivi sulla corsa agli armamenti portano quasi sempre ad ulteriori conflitti, non più solo in regime di guerra fredda, ma anche di effettiva guerra guerreggiata. Senza dimenticare che secondo la vulgata ignorante fin troppo diffusa, proprio l’Europa vivrebbe in pace dalla fine della Seconda guerra mondiale, dimenticandosi crassamente della invasione russa di Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia, delle oscene guerre balcaniche, fino ai confini geografici della Europa stessa con le guerre caucasiche, cecene, armeno-azere e fino al più vicino “confine psicologico interno ed esterno” tra Ucraina e Impero eurasiatico russo, ma soprattutto nel bacino del Mediterraneo, Israele e Palestina in primis, ma anche la vitale area della penisola arabica, di Suez/Gibuti/Somalia, e soprattutto della connessione tra Nordafrica e Africa subsahariana, che potrebbe essere la scintilla della prossima versione delle invasioni barbariche per il decadente (se non già abbondantemente decaduto) impero europeo.

Siamo quindi alla vigilia di un ritorno ad una condizione internazionale pre-Prima guerra mondiale, come suggerisce il professor Barbero, non senza il suo consueto acume anche umanistico? Le segreterie europee odierne sono certamente più stupide e corrotte di quelle di inizio secolo scorso, e pure quelle migliori del passato andarono dritte nel baratro, anche autodistruttivo; in tal senso non c’è da essere ottimisti, ma neanche rinunciatari o adepti del “tanto peggio tanto meglio”, anche perché il “tanto peggio” riguarda tutti noi.



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