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Il buco nero dei fondi pubblici al cinema italiano: una proposta di riforma


È di appena qualche giorno fa la feroce polemica a distanza tra Elio Germano e il ministro della cultura Alessandro Giuli in merito alla gestione dei fondi pubblici al cinema italiano: per il solo fatto che il ministro avesse manifestato l’intenzione di rivedere le modalità di assegnazione dei cosiddetti “fondi selettivi” (assegnati cioè non in maniera automatica come il “tax credit” ma sulla base di criteri di scelta) si è scatenato un putiferio: apriti cielo! Il ministro è stato accusato di voler piazzare i suoi uomini e gestire i fondi addirittura come un clan!

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A parte il fumus diffamationis di queste affermazioni, sembrerebbe proprio che Giuli abbia toccato un nervo scoperto e commesso un delitto di lesa maestà nei confronti della combriccola romana che da anni si aggiudica la gran parte dei fondi pubblici selettivi dedicati al cinema.

Tuttavia, se il successo di un film lo dà l’apprezzamento popolare e, quindi, gli incassi al botteghino, dobbiamo purtroppo constatare che finora quasi mai i fondi sono stati assegnati con criteri tali da garantire questo successo.

Due casi emblematici per tutti: il film di Paolo Virzì “Siccità”, costato 11,1 milioni di euro, ha percepito ben 4,4 milioni di euro di fondi selettivi ma ha incassato al botteghino soltanto 1,8 milioni di euro.

Di contro, il film di Paola Cortellesi “C’è ancora domani”, costato 8,3 milioni di euro, non ha percepito nemmeno un euro di fondi selettivi perché ritenuto dalla commissione giudicante un’opera di scarso valore artistico ma è stato campione di incassi nel 2023 con 36,8 milioni di euro e 5,4 milioni di spettatori.

Già, ma come vengono assegnati oggi i fondi selettivi? Vediamo insieme le attuali procedure.

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La procedura di assegnazione

La commissione che attribuisce i fondi selettivi ai film italiani, secondo la normativa vigente (Legge n. 220/2016), è gestita dalla Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della cultura. In particolare, essa è composta da 15 membri con comprovata esperienza nel settore cinematografico e audiovisivo. Questi esperti sono nominati dal ministro della cultura e includono professionisti del settore, come produttori, registi, sceneggiatori, distributori e critici cinematografici. Ad esempio, una recente commissione nominata dal ministro Giuli include nomi come Fortunato Cerlino, Lavinia Consolato, Tilde Corsi, Silvia Iannuzzi, Guia Loffredo, Luigi Marzullo e Franco Matteucci.

La commissione valuta i progetti per l’assegnazione dei contributi selettivi che finanziano attività come scrittura, sviluppo, produzione e distribuzione di opere cinematografiche, televisive e web.

I criteri di selezione attuali sono:

  • Qualità artistica e culturale:
    • Originalità e valore creativo del progetto (sceneggiatura, regia, approccio estetico).
    • Rilevanza culturale, come la capacità di rappresentare temi sociali, storici o identitari italiani.
    • Potenziale impatto sul pubblico nazionale e internazionale.
  • Fattibilità economica e tecnica:
    • Solidità del piano finanziario, inclusa la copertura economica (percentuale di fondi propri, co-produzioni, pre-acquisti).
    • Realizzabilità del progetto in termini di budget, tempistiche e risorse tecniche.
    • Capacità produttiva della casa di produzione, valutata in base a esperienze pregresse.
  • Innovazione e originalità:
    • Progetti che propongono linguaggi innovativi o sperimentali, soprattutto per opere prime e seconde.
    • Valorizzazione di nuovi talenti o di generi meno rappresentati.
  • Impatto economico e occupazionale:
    • Contributo alla filiera cinematografica italiana (coinvolgimento di maestranze, attori, tecnici locali).
    • Potenziale di distribuzione e ritorno economico, anche in mercati esteri.
  • Target e distribuzione:
    • Chiarezza del pubblico di riferimento (cinema, TV, piattaforme streaming, festival).
    • Strategia di distribuzione e promozione, inclusa la partecipazione a festival internazionali.
  • Requisiti formali:
    • Completezza della documentazione (sceneggiatura, piano finanziario, curriculum del team).
    • Rispetto dei requisiti di ammissibilità (es. nazionalità italiana o co-produzioni con paesi europei, percentuale minima di spesa in Italia).

La commissione assegna punteggi in base a una griglia predefinita che tiene conto dei criteri sopra elencati. I progetti devono raggiungere la soglia minima di 70/100 di punteggio per accedere ai contributi selettivi.

Critica alla procedura attuale

A prima vista, i criteri attuali di selezione sembrano ottimamente congegnati e molto efficaci: pensiamo ad esempio al criterio “Potenziale di distribuzione e ritorno economico, anche in mercati esteri” o al criterio “Realizzabilità del progetto in termini di budget, tempistiche e risorse tecniche”. Ma allora perché poi, mediamente, tranne rarissime eccezioni, questi film sono dei veri e propri fiaschi al botteghino?

Forse perché, come dice il vecchio adagio, “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Cioè, forse perché, magari, sulla carta si dovrebbero fare tutte queste valutazioni oggettive ma poi, nella pratica, si finisce inevitabilmente con il favorire, più o meno consapevolmente, coloro con i quali si ha più dimestichezza, vuoi per avervi lavorato insieme in passato, vuoi per amicizia personale, vuoi per interessi di combriccola.

Del resto è umano, c’è poco da fare: gli uomini sono per definizione fallibili mentre è la procedura a dover essere a prova di amichettismo, cosa che evidentemente oggi non è.

In effetti, riflettendo meglio, si vede che la procedura attuale poi tanto a prova d’influenza esterna non è. La prima critica, la principale, è il fatto che la commissione giudicatrice venga nominata dal ministro, fatto di per sé che è generalmente garanzia di opacità piuttosto che di trasparenza.

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Inoltre, il fatto che essa resti in carica per due anni e che da essa passino quindi tutte le proposte di contributi selettivi di due intere stagioni cinematografiche è un’enormità. Ultimo ma non meno importante, il fatto che i membri stessi siano noti a tutti e, in particolare, ai soggetti proponenti rappresenta una minaccia all’imparzialità dei commissari; basti pensare agli interessi coinvolti e alle inevitabili pressioni che essi possono ricevere da tutte le parti in causa.

Ma anche scendendo nel merito dei criteri si trovano elementi criticabili. Ad esempio, il criterio relativo ai linguaggi innovativi o sperimentali: a parte l’impalpabilità di una possibile valutazione su questo criterio, dovremmo forse finanziare opere dal linguaggio incomprensibile alla “Finnegan’s wake” di James Joyce?

E ancora, il criterio relativo alla rilevanza culturale e la capacità di rappresentare temi sociali, storici o identitari italiani finisce quasi sempre col diventare la rappresentazione plastica della media borghesia nella ZTL romana con i suoi tic, le sue manie e i suoi asseritamente insormontabili problemi sentimentali, oppure, di contro, delle borgate romane o napoletane con i problemi di degrado sociale o, infine, delle realtà locali, generalmente di mare o di villeggiatura, in quelli che vengono comunemente definiti “film pro-loco”.

Infine, il criterio di assegnazione dei punteggi è lasciato interamente all’arbitrio dei commissari i quali possono essere “di manica larga” su alcuni criteri magari carenti e compensare così le lacune di una data proposta con una maggiore generosità di punteggio.

No, per tutti questi motivi decisamente la procedura attuale non funziona affatto bene. Cosa fare allora? Una volta tanto, cerchiamo di copiare, mutatis mutandis, quanto di buono viene fatto nell’assegnazione dei fondi per la ricerca scientifica e tecnologica in ambito Ue.

L’esempio virtuoso dei fondi Ue

Ebbene sì: indipendentemente dalla criticabilità dei contenuti, la procedura di assegnazione dei fondi Ue per la ricerca e sviluppo tecnologici è a prova di frode o di debolezza umana. Vediamo quindi come possiamo ricalcare quella procedura e trasporla al caso della cinematografia nostrana, fatte le dovute proporzioni.

Un cambio di paradigma

Così come la ricerca scientifica, anche la “ricerca” cinematografica dovrebbe seguire dei filoni stabiliti a priori da un organismo superiore che, sentiti gli operatori del settore, sia in grado di avere la necessaria visione strategica per capire come dovrebbe muoversi il cinema italiano e, quindi, per impostare le “policies”, cioè le linee guida di sviluppo su cui sarebbe desiderabile che il cinema italiano evolvesse, incoraggiandole poi ogni anno con l’emissione di un certo numero di bandi di finanziamento, ciascuno finalizzato a ottenere un dato risultato cinematografico.

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Ad esempio, un certo bando potrebbe stabilire il finanziamento di film di fantascienza, genere cinematografico quasi del tutto inesistente in Italia. Banalizzando la questione, se gli alieni sono sbarcati negli Usa, in Inghilterra e persino in Argentina (“L’eternauta”), perché mai essi non dovrebbero voler sbarcare a Roma che per bellezza è parecchie spanne al di sopra di Washington, Londra e Buenos Aires? Peraltro, con gli sviluppi dell’AI, anche i budget per questo genere cinematografico dovrebbero rientrare in valori compatibili con le produzioni italiane.

Ciascun bando dovrà poi indicare il valore approssimativo di budget ritenuto congruo per i film che desiderino aspirare a quei finanziamenti, di modo che, con i fondi messi a disposizione sul bando, possano essere finanziati non meno di due e non più di quattro film. La percentuale di finanziamento sarà il 70 per cento dei costi ammissibili, sicché una vera e propria rivoluzione copernicana rispetto ad oggi.

Chi avrà il compito di scrivere queste policies? La stessa commissione che oggi è gestita dalla Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della cultura, i famosi 15 membri nominati dal Ministro della cultura che, in questa nuova visione, non si occuperebbero più di giudicare direttamente i film. Magari, senza nulla togliere al valore dei membri attuali, sarebbe auspicabile includere in questa commissione registi apprezzati come Rohrwacher, Salvatores, Sorrentino e Tornatore, attori rinomati come Favino, Gerini, Rocca e Salemme, doppiatori di eccellenza come Catania, Maggi, Pannofino e Ward, e finalmente includere anche rappresentanti dei tecnici e delle maestranze.

L’albo degli esperti cinematografici

Figure cruciali in questo cambio di paradigma saranno gli esperti valutatori, coloro cioè che si occuperanno di valutare le proposte di finanziamento nell’ambito dei vari bandi emessi dal ministero.

Il primo passo sarà quindi creare un albo di esperti cinematografici a cura del Ministero della cultura. Ciascun candidato esperto dovrà registrarsi su un’apposita piattaforma e dovrà presentare opportuni esami e/o titoli e/o CV con comprovate competenze in uno o più settori del ciclo di vita cinematografico. La verifica delle candidature, la qualificazione degli esperti e il loro inserimento in un albo saranno attività sempre a cura del Ministero della cultura, in piena analogia con quanto già viene fatto con l’albo degli esperti del MIMIT (Ministero delle imprese e del Made In Italy).

Considerato che il mondo del cinema coinvolge in Italia a vario titolo qualcosa come 120.000 addetti, dando opportuna risonanza alla cosa ci sarebbe ampio margine per creare un nutrito albo di esperti con ampia rappresentazione di ogni figura professionale coinvolta.

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Domande di finanziamento

A fronte dell’emissione di un dato bando, i soggetti proponenti che pensano che la loro opera possa essere rispondente al bando presentano una proposta di finanziamento composta da due sezioni: la prima sezione conterrà le informazioni inerenti al consorzio che presenta la proposta e le tavole relative ai budget; la seconda sezione, che non potrà superare un certo numero massimo di pagine, dovrà invece contenere le informazioni di dettaglio relative ai seguenti tre criteri:

1. Eccellenza

  • Chiarezza e pertinenza degli obiettivi del film rispetto alle tematiche del bando
  • Contenuto artistico del film proposto
  • Solidità della metodologia realizzativa adottata, con particolare riferimento a:
    • Trama narrativa
    • Sceneggiatura
    • Dialoghi
    • Ambientazione
    • Fotografia
    • Colonna sonora
  • Grado di considerazione delle specificità locali, regionali e degli aspetti socioeconomici nell’ambito dell’ambientazione scelta
  • Contributo atteso del film alla crescita culturale della società italiana

2. Impatto

  • Impatto atteso del film nei confronti del pubblico nazionale
  • Impatto atteso del film nei confronti della scena internazionale
  • Qualità delle misure previste di sfruttamento dei diritti cinematografici
  • Qualità delle misure previste per la partecipazione a eventi di settore (festival, mostre, rassegne, ecc.)
  • Qualità delle misure previste per la promozione pubblicitaria
  • Impatto sulla filiera cinematografica italiana
  • Grado di coinvolgimento dei principali stakeholders nazionali (commissioni cinematografiche, ministero della cultura, ecc.) e locali, se applicabile

3. Implementazione

  • Qualità del programma di lavoro, con particolare riferimento a:
    • Cronoprogramma
    • Appropriatezza della suddivisione in pacchetti di lavoro e delle interrelazioni tra di essi
    • Qualità delle milestones intermedie
  • Qualità della struttura organizzativa del film, con particolare riferimento a:
    • Pre-produzione:
    • Produzione:
      • Regia e direzione artistica
      • Gestione sul set
      • Logistica
    • Post-produzione:
      • Montaggio
      • Sonoro
      • Finalizzazione
  • Qualità del sistema di gestione dei rischi di implementazione (ritardi, extracosti, rischi sul set, ecc.) e relative misure di mitigazione
  • Rispondenza delle ore-uomo suddivise per figura professionale previste per ciascun pacchetto di lavoro alle attività da svolgere
  • Rispondenza del budget complessivo (costi diretti, attrezzature, subappalti, ecc.) alle necessità del film
  • Qualità del consorzio proponente.

I panel di valutazione

Il Ministero provvede ad effettuare una verifica preliminare degli adempimenti formali di ciascuna proposta e a rigettare immediatamente quelle che non rispettino i requisiti minimi richiesti dal bando. Il resto delle proposte eleggibili viene categorizzato a seconda, ad esempio, del genere cinematografico proposto ed assegnato a uno o più panel di valutazione.

Ciascun panel sarà composto da cinque esperti che verranno attinti a rotazione dall’albo e sarà composto da un mix equilibrato di tutte le competenze necessarie per la valutazione di quel gruppo di proposte. I nominativi degli esperti saranno noti solo alla Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della cultura.

Assenza di conflitti di interesse

Una volta effettuata la nomina degli esperti, ciascuno di essi dovrà verificare di non trovarsi in conflitto di interessi diretti o indiretti nei confronti delle proposte assegnate, cioè che né l’esperto né i suoi familiari diretti abbiano lavorato nei due anni precedenti a qualsivoglia titolo per nessuno dei partner del consorzio proponente, né aver ricevuto compensi a qualsivoglia titolo dagli stessi soggetti in questione, né abbiano partecipato alla stesura della proposta di finanziamento da valutare.

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L’assenza di conflitti di interessi nei confronti di una data proposta dovrà essere sottoscritta dall’esperto il quale, in caso di dichiarazioni mendaci, potrà essere passibile di conseguenze civili e penali.

Fase di valutazione individuale

Una volta creato il panel ed accertata l’assenza di conflitti di interesse, ciascun esperto riceverà in remoto la documentazione relativa ad ogni proposta da valutare e dovrà redigere il proprio report di valutazione individuale nei tempi indicati dal Ministero, caricandolo poi nella piattaforma. Il report ricalcherà esattamente gli stessi punti di cui sopra e sarà redatto su un prospetto predefinito dove l’esperto dovrà indicare chiaramente e concisamente il motivo di ogni aspetto positivo e negativo fornendo anche almeno un esempio tratto dalla proposta a dimostrazione di quanto affermato.

Assegnazione del punteggio

La modalità di assegnazione del punteggio sarà completamente cambiata rispetto ad oggi per assumere quel carattere di oggettività necessaria per una valutazione imparziale di ciascuna proposta che oggi sembra mancare.

Ad ognuno dei tre criteri visti sopra andrà attribuito un punteggio che va da 1 a 5 (1 = pessimo, 5 = eccellente) con variazioni di 0,5 punti. La soglia minima per ciascun criterio è 3. La soglia minima per il punteggio complessivo è 10. La modalità attribuzione del voto è non lineare e segue un criterio oggettivo basato sull’eventuale presenza e gravità di carenze in ciascun criterio che, in ordine di gravità decrescente, saranno:

– Debolezze gravi

Sono debolezze gravi quelle carenze a causa delle quali la qualità del criterio risulti del tutto insoddisfacente. In tal caso, il punteggio per il criterio potrà essere 1 o 1,5, a seconda della gravità.

– Debolezze significative

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Sono debolezze significative quelle carenze a causa delle quali il criterio è solo limitatamente soddisfatto. In tal caso, il punteggio per il criterio potrà essere 2 o 2,5, a seconda della gravità.

– Lacune

Sono lacune quelle carenze non particolarmente significative che riguardano solo aspetti di dettaglio e che compromettono la qualità del criterio solo in termini limitati. Ciascuna lacuna individuata farà decrescere il punteggio di 0,5 punti, da 5 fino a un minimo di 3.

– Ordine di priorità

La presenza di una o più debolezze gravi “spazza via” ogni debolezza significativa e/o lacuna, così come la presenza di una o più debolezze significative spazza via ogni lacuna.

Fase di valutazione di consenso

Una volta terminata la fase di valutazione individuale, i 5 esperti si riuniranno insieme per raggiungere il consenso guidati da un moderatore del Ministero. Infatti, non è detto che le 5 valutazioni individuali siano convergenti e, quindi, occorrerà che gli esperti discutano punto per punto per concordare il testo condiviso da scrivere per ciascun criterio ed assegnare il punteggio che sia congruente con il testo concordato (mai viceversa).

Una qualità imprescindibile degli esperti sarà pertanto la capacità di argomentazione e di recepimento di punti di vista diversi dal proprio. La fase di valutazione si completerà quindi con il report di consenso e la votazione finale per ciascuna proposta.

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Assegnazione dei fondi

Una volta terminate tutte le valutazioni di consenso dei vari panel, tutte le proposte presentate nell’ambito di ciascun bando saranno ordinate per voto decrescente e le prime in graduatoria saranno finanziate fino a concorso della capienza del budget del bando. In caso di votazioni identiche, verranno stabiliti dei criteri di “tie break”; ad esempio, prioritizzando il voto sull’eccellenza, poi la parità di genere nella struttura organizzativa, poi i fondi destinati alle piccole imprese, ecc.

Infine, a ciascun soggetto proponente verrà comunicato l’esito della sua domanda unitamente a copia del report di consenso privo dei nomi degli esperti, report che, in caso di mancato finanziamento, potrà tornare utile per correggere le parti carenti e riprovare in seguito con una nuova partecipazione.

Tiriamo le somme

Con qualche piccola modifica nel corso degli anni, la procedura di valutazione appena esaminata funziona con successo in Unione europea da trent’anni per l’assegnazione dei fondi per la ricerca e l’innovazione tecnologica; il metodo è robusto ed è in grado di selezionare le migliori domande di finanziamento presentate per ciascun bando.

Analogamente, la procedura trasposta nel mondo del cinema così come l’abbiamo vista sarà in grado ragionevolmente di selezionare le proposte migliori da finanziare. Del resto, viste le performance mediocri del cinema italiano negli ultimi trent’anni, è ormai chiaro che ogni intervento “cosmetico” che modifichi solo in minima parte le procedure e/o le modalità di assegnazione dei contributi selettivi sarebbe del tutto insoddisfacente e lascerebbe scontenti tutti: gli operatori del settore, i produttori ma soprattutto i cittadini che vedrebbero in tal modo continuare ad libitum lo sperpero di denaro pubblico.

C’è tuttavia da chiedersi: sarà il Ministero della cultura disponibile a rivedere le procedure nel senso che abbiamo indicato, accollandosene i relativi oneri? Saranno gli operatori del settore – sceneggiatori, attori, registi, tecnici, maestranze – disponibili ad accettare questa nuova sfida?



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