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Sistemi militari autonomi, l’Ue sfida USA e Cina: il piano al 2030


La robotica militare rappresenta un pilastro strategico per il futuro della difesa europea, incarnando l’intersezione tra innovazione tecnologica e necessità operative. Con il programma “Readiness 2030”, l’Unione Europea punta a rafforzare la propria autonomia strategica, promuovendo lo sviluppo di sistemi avanzati come l’Eurodrone e tecnologie terrestri autonome, bilanciando progresso e regolamentazione.

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Il ruolo della robotica nella difesa europea

La robotica militare, che include droni aerei, terrestri e marittimi, sta ridefinendo le operazioni di difesa. L’Eurodrone, un sistema MALE (Medium Altitude Long Endurance) sviluppato da Italia, Francia, Germania e Spagna sotto la gestione di OCCAR, è un esempio emblematico. Con un’autonomia di oltre 24 ore e capacità di sorveglianza ISTAR (Intelligence, Surveillance, Target Acquisition and Reconnaissance), integra sensori elettro-ottici e infrarossi, rafforzando la capacità europea di monitoraggio e intelligence. Il programma prevede la produzione di 60 piattaforme per un costo totale di 7,1 miliardi di euro, con consegne previste a partire dal 2029-2030, a seguito di ritardi nella revisione del design preliminare. Certificato per operare in spazi aerei non segregati secondo gli standard EASA, l’Eurodrone promuove l’interoperabilità tra le forze armate dell’UE e riduce la dipendenza da tecnologie extraeuropee.

Parallelamente, i sistemi terrestri autonomi stanno guadagnando terreno. Rheinmetall, azienda tedesca leader nel settore, sviluppa veicoli terrestri senza equipaggio (UGV) come il Mission Master, utilizzato per missioni di logistica e ricognizione. Questi sistemi, integrati con intelligenza artificiale e reti 5G, migliorano la situational awareness, riducendo i rischi per il personale. In Italia, Leonardo concentra i suoi sforzi su piattaforme aeree autonome, come il Falco Xplorer, ma sta esplorando applicazioni terrestri autonome per missioni di supporto logistico e ricognizione, in linea con le priorità di “Readiness 2030”. Nel contesto europeo, Thales sta sviluppando sistemi autonomi per applicazioni militari e civili, inclusi sminamento e sorveglianza delle infrastrutture critiche.

Il mercato globale aerospace e defence (A&D), valutato a circa 950 miliardi di dollari nel 2024 con una crescita annua del 4,5%, vede la robotica come un driver di innovazione. L’Europa, con un investimento di 800 miliardi di euro entro il 2030 (650 miliardi da flessibilità fiscale e 150 miliardi in prestiti SAFE), punta a consolidare la propria base tecnologica, con particolare attenzione alle tecnologie dual-use, che trovano applicazione sia in ambito militare che civile.

Il mercato dual-use: opportunità e sfide

Le tecnologie dual-use rappresentano un’opportunità unica per ottimizzare i costi e trasferire innovazioni tra settori. L’Eurodrone, ad esempio, utilizza sensori e algoritmi di IA che possono essere adattati per applicazioni civili, come il monitoraggio ambientale o la gestione delle crisi, in linea con gli obiettivi di tecnologie dual-use promossi dalla European Defence Industrial Strategy (EDIS). Allo stesso modo, i sistemi terrestri di Rheinmetall, come il Mission Master, trovano impiego in operazioni di protezione civile, dalla gestione delle catastrofi alla sorveglianza delle infrastrutture critiche.

In Italia, Leonardo si distingue con il Falco Xplorer, un drone MALE che ha completato la prima campagna di voli e ottenuto la certificazione secondo lo standard NATO, dimostrando la versatilità dei sistemi dual-use. Con un payload di 350 kg e capacità di volo oltre la linea di vista tramite comunicazioni satellitari, il Falco Xplorer si adatta a missioni sia militari che civili. Inoltre, il programma IRIDE, che completerà una costellazione di satelliti entro il 2026 con il supporto dell’ESA e dell’ASI, fornisce dati per intelligence militare e applicazioni civili, come la gestione dei flussi migratori.

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Tuttavia, il mercato dual-use è complicato da vincoli normativi. Il Regolamento (UE) 2021/821 sull’export di tecnologie dual-use limita la vendita di componenti avanzati a Paesi terzi, rallentando la competitività di aziende come Leonardo rispetto a concorrenti globali. Inoltre, l’AI Act 2024 impone requisiti rigorosi di trasparenza e controllo per le tecnologie dual-use, che possono rallentare l’innovazione rapida richiesta dal settore militare.

Innovazione tecnologica e impatti normativi

L’integrazione di IA, quantum computing e additive manufacturing sta rivoluzionando la robotica militare. Il quantum computing, finanziato dall’European Defence Fund (EDF) con 1,065 miliardi di euro per il 2025, promette di migliorare la crittografia e l’analisi dati per droni e sistemi terrestri. Airbus Defence and Space utilizza l’additive manufacturing per produrre componenti più leggeri e resistenti, riducendo i costi fino al 20% rispetto ai metodi tradizionali. In Italia, Leonardo applica l’IA per la manutenzione predittiva degli Eurofighter, migliorando significativamente l’efficienza operativa e riducendo i tempi di fermo macchina.

Tuttavia, le innovazioni tecnologiche sollevano sfide normative. Sebbene l’AI Act 2024 escluda i sistemi esclusivamente militari dalla classificazione “ad alto rischio”, i requisiti etici per mantenere il controllo umano limitano l’adozione di sistemi completamente autonomi, spingendo l’UE a bilanciare sicurezza e progresso tecnologico. Inoltre, la cybersicurezza è una priorità: il rapporto ENISA 2024 evidenzia vulnerabilità nei sistemi IA militari, come il data poisoning, che possono compromettere le operazioni, spingendo l’UE a investire in reti ridondanti e crittografia avanzata.

Il White Paper on European Defence, presentato il 19 marzo 2025, propone un mercato unico della difesa per semplificare gli investimenti e chiarire le responsabilità legali per tecnologie autonome. Tuttavia, la frammentazione industriale europea e la carenza di specialisti in intelligenza artificiale limitano il potenziale.

L’Italia sta affrontando questa sfida attraverso iniziative promosse dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), che mira a rafforzare le competenze cyber attraverso collaborazioni con università e startup.

Il ruolo dell’Italia nel contesto europeo

L’Italia gioca un ruolo chiave nel panorama europeo della robotica militare. Leonardo, leader nazionale, partecipa a progetti come il Global Combat Air Programme (GCAP) con Regno Unito e Giappone, sviluppando un sistema di combattimento aereo multi-dominio che integra droni e IA. Il programma, con investimenti significativi previsti entro il 2035, genererà ricadute economiche rilevanti, come dimostrato dai 4,7 miliardi di euro registrati dal programma F-35 al 2023.

Il Documento Programmatico Pluriennale (DPP) 2024-2026 sottolinea l’importanza di sinergie tra industria, ricerca e difesa. Tuttavia, l’Italia affronta sfide: una carenza di esperti in cybersecurity e una dipendenza da fornitori esteri limitano l’autonomia strategica. La collaborazione con startup e università, supportata dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), sta cercando di colmare questi gap.

Bilanciare progresso e regolamentazione verso il 2030

“Readiness 2030” rappresenta un’opportunità per armonizzare innovazione e regolamentazione. La European Defence Industrial Strategy (EDIS) e il European Defence Investment Programme (EDIP) promuovono la resilienza cyber e l’interoperabilità, ma richiedono un coordinamento maggiore tra Stati membri per superare la frammentazione industriale e normativa. L’Italia, con il suo ecosistema industriale e la partecipazione a programmi europei, può emergere come leader, rafforzando le sinergie tra industria e ricerca.

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In conclusione, la robotica militare, dall’Eurodrone ai sistemi terrestri, è al centro della trasformazione della difesa europea. Le tecnologie dual-use offrono opportunità economiche e operative, ma richiedono un equilibrio tra innovazione e normative rigorose. Attraverso iniziative come la European Defence Industrial Strategy (EDIS) e il European Defence Investment Programme (EDIP), l’Europa e l’Italia possono consolidare la loro sovranità tecnologica, garantendo un futuro sicuro e competitivo entro il 2030.



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