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Aziende: vince la strategia digitale e green


Le ultime notizie dal mondo dell’edilizia. Secondo uno studio di ANITEC-ASSINFORM transizione digitale e green rappresentano una strategia vincente per le aziende. Quali sono le prestazioni degli immobili che pesano sul prezzo e sulla scelta dell’utente? Ce lo dice immobiliare.it. Italia ai vertici in Europa in tema circolarità

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Transizione digitale e green, strategia vincente per le aziende

Integrare sensoristica intelligente, AI predittiva e green software significa investire per creare una reputazione in un mercato dove la sostenibilità certificata sarà il nuovo standard.

Come riporta La Repubblica-Affari Finanza, secondo lo studio di ANITEC-ASSINFORM combinando sensori IoT, AI e software green alcune imprese italiane stanno già riducendo costi operativi e impronta ambientale con ritorni inferiori ai tre anni.

Le tecnologie digitali migliorano l’efficienza, riducono l’impatto ambientale e rafforzano la competitività. Innanzitutto, la raccolta dei dati fanno emergere sprechi invisibili agli audit manuali, nei casi monitorati nel rapporto i consumi energetici calano fra il 15 e il 30%, i tempi di fermo impianto si riducono di un quarto e gli scarti di processo si contraggono fino al 40%.

L’ AI consente la manutenzione predittiva e l’AI generativa riscrive applicazioni obsolete e ottimizza le procedure che coinvolgono sviluppatori e addetti alle operazioni, abbattendo i costi e liberando budget per nuovi progetti.

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Queste pratiche aprono poi l’accesso a green bond, a linee di credito con spread ridotti e ai listini dei buyer globali che premiano la tracciabilità ambientale. Questo perché, ricorda il documento, le nuove norme europee sul reporting non finanziario amplificano il valore di chi può esibire parametri certificati.

 

Le prestazioni degli immobili pesano sul prezzo e sulla scelta dell’utente

Su un campione di 4.000 utenti, analizzato da Immobiliare.it e da Google Trends, il 56% di chi ha cambiato casa ha scelto una casa ristrutturata, il 23% da ristrutturare e il 20% di nuova costruzione. La casa cercata deve essere inoltre vicina ai mezzi pubblici (56%), con doppi servizi (35%), posto auto e buona classe energetica (20%).

Un immobile sostenibile non solo ha riscontro nella ricerca degli utenti, ma ha un valore indubbiamente più alto rispetto a quello di uno più vetusto. Crif Real Estate Services ha sondato una quota rappresentativa di immobili oggetto di perizia in occasione dell’erogazione di mutui per l’acquisto, ed è risultato che i prezzi delle abitazioni appartenenti alle classi energetiche più performanti (A e B) mostrano un valore medio superiore rispetto a quello delle altre classi, con un divario di prezzo tra le due tipologie di abitazione che si attesta intorno ai 500 euro al metro quadrato.

Il sondaggio ha considerato l’andamento del mercato dal 2021 al 2024, da cui emerge appunto una maggiore tenuta dei prezzi medi degli immobili green rispetto agli altri, tendenza che diventa più netta a partire dal 2023, con una forbice che si è andata ulteriormente allargando nell’ultimo trimestre del 2024.

Negli ultimi sei mesi dello scorso anno i prezzi medi delle abitazioni con migliori prestazioni energetiche hanno registrato un incremento dell’8%, a fronte di una riduzione del 2% di quelle nelle classi dalla C alla G.

 

In Italia aumenta la circolarità, ma anche l’importazione dei materiali

Italia in vetta nell’indice di circolarità europeo, che tiene conto delle performance in produzione e consumo, gestione rifiuti, uso materie prime riciclate, competitività e innovazione, sostenibilità e resilienza.

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Nel Rapporto 2025 sull’economia circolare del Circular Economy Network, promosso dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e realizzato in collaborazione con ENEA, tra i 27 stati dell’Unione europea il nostro paese è in seconda posizione dopo i Paesi Bassi, ma prima tra le principali economie europee davanti a Germania, Francia e Spagna.

L’Italia negli ultimi anni ha incrementato la produttività delle risorse, arrivando a 4,3 euro per kg, con un miglioramento del 20% rispetto al 2019, così pure il tasso di utilizzo circolare di materia, giunto a quota 20,8%, mentre nel 2023 era a 18,7 (ultimi dati disponibili).

La nota dolente è invece la dipendenza dalle importazioni di materiali che rimane elevata. Nel 2023 è stata pari al 48% del fabbisogno complessivo, valore nettamente superiore a quello dell’UE che nello stesso anno si è attestato al 22%.





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