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Se la filantropia punta al core


Per il “cantiere” sul welfare culturale e con l’opportunità di confrontare le linee di tendenza emergenti nel panorama italiano rispetto a quello europeo, abbiamo ascoltato l’avv. Carola Carazzone, specializzata in diritti umani e figura cardine della filantropia continentale: Segretaria Generale di Assifero, l’associazione italiana delle fondazioni ed enti filantropici dal 2014 e Vice Presidente di Philea – Philanthropy Europe Association, organizzazione nata tre anni fa (a giugno 2022) da un processo di fusione tra Dafne (Donors and Foundations Networks in Europe), di cui Carazzone è stata Presidente, ed EFC (European Foundation Centre).

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Philea è la rete della filantropia europea che rappresenta oltre 7500 fondazioni ed enti filantropici in 38 Paesi in tutto il continente europeo (647,5 miliardi di patrimoni e 54,5 miliardi di erogazioni all’anno). Philea accelera processi di condivisione di conoscenze e la creazione di reti e approcci collaborativi. Tra i molti eventi, incontri, comunità di pratica e gruppi di lavoro tematici che l’associazione organizza, il Philea Forum 2025 (a Lisbona dal 2 al 5 giugno, con 700 partecipanti) è dedicato al nesso fra eguaglianza e potere nelle società contemporanee.

La prima domanda che le abbiamo posto è: cosa distingue, cosa può fare soltanto una fondazione filantropica?

“Investire su processi di medio- lungo periodo che hanno lo scopo di lasciare il segno, di innovare e trasformare Andando oltre il project-restricted giving e il tappare i buchi di un sistema di welfare non sostenibile.” Così esordisce Carazzone, per poi proseguire affermando che “il capitale filantropico è paziente e gentile ma soprattutto libero, non vincolato e quindi estremamente agile e flessibile. Può assumersi rischi. Da ciò deriva la constatazione che le modalità di finanziamento rappresentano una scelta prettamente volontaria e politica, in altre parole i bandi, modalità utilizzata praticamente da tutti gli enti pubblici per l’allocazione delle risorse, non sono l’unica né la migliore modalità per gli enti filantropici.”

A partire dal 2009 la letteratura denuncia il rischio di starvation circle per gli enti non profit che devono adeguarsi a cicli di gestione di progetti con una copertura dei costi organizzativi irrisoria. L’alternativa è una filantropia basata sulla fiducia e su finanziamenti alle organizzazioni orientati alla missione, trend in crescita.

Un altro aspetto rimarcato da Carazzone è la facoltà per gli enti filantropici di realizzare investimenti con la sottoscrizione di capitali e prestiti, purché senza remunerazione. Ciò si aggiunge alla facoltà di erogare donazioni fondo perduto come disposto dalla Risoluzione n. 75 del 21.12.23 dell’Agenzia delle Entrate, a firma della Direttrice Centrale dott.ssa Patrizia Claps, in risposta agli interpelli presentati da Assifero.

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Va in questa direzione la pubblicazione di Arts and Culture of the Core of Philanthropy Vol. 2 (2023). Si tratta del secondo volume della ricerca di Philea sui finanziamenti filantropici europei nel campo dell’arte e della cultura. Il documento rivela un settore filantropico fortemente impegnato a finanziare le organizzazioni artistiche e culturali per rafforzarne la resilienza; la mappatura ha preso in esame 64 fondazioni di 17 Paesi diversi e include i contributi di numerosi esperti del settore.

 IL RUOLO DELL’ARTE E DELLA CULTURA IN EUROPA

L’arte e la cultura promuovono la coesione sociale e l’innovazione, con effetti positivi sulla salute mentale e fisica. Il settore culturale rappresenta il 4,2% del PIL dell’UE. Nel 2021, – si legge nel rapporto – 7,4 milioni di persone erano impiegate nel settore culturale nell’UE, pari al 3,7% dell’occupazione totale.

 FINANZIAMENTI PER LE ARTI E LA CULTURA IN EUROPA

Le spese totali ammontano a €2.000.814.169, con una spesa media per le arti e la cultura di €477.698.092. La spesa media per organizzazione è pari a €34.496.796 mentre la spesa media per le arti e la cultura per organizzazione si attesta a €8.685.420.

 TEMATICHE DI INTERVENTO

Le fondazioni più grandi tendono a diversificare le loro aree tematiche, mentre quelle più piccole si concentrano principalmente sulle arti e la cultura. Due terzi delle fondazioni si occupano di educazione e formazione. Il 52% di diversità, inclusione e uguaglianza, il 39% di ambiente e il 25% si dedica allo sviluppo socioeconomico. Guardando al futuro, le fondazioni intendono concentrarsi su salute mentale, democrazia, diritti umani, accessibilità alle arti e valorizzazione del patrimonio culturale, quest’ultima è una priorità emergente insieme alla partecipazione giovanile.

CONTRIBUTO DELLA CULTURA ALLA SALUTE

La cultura gioca un ruolo significativo nella salute e nel benessere delle persone, come evidenziato nel rapporto Culture For Health, che fornisce raccomandazioni politiche per integrare la cultura nelle politiche sanitarie. Tre sono gli aspetti evidenziati: la cultura contribuisce al miglioramento della salute mentale e fisica; le politiche dovrebbero riconoscere e promuovere il valore della cultura per la salute; le evidenze suggeriscono che l’accesso alla cultura può ridurre le disuguaglianze sociali.

Quali sono le buone pratiche da cui trarre ispirazione?

Un esempio di buona pratica è quello del Fondo de Fundaciones de impacto promosso in Spagna a partire dal 2021 con lo scopo di promuovere gli investimenti d’impatto per le organizzazioni non profit e sostenere l’imprenditorialità sociale accessibile, inclusiva e diversificata. L’iniziativa è pensata per incoraggiare le organizzazioni non profit a destinare parte del loro capitale o dei loro budget al rafforzamento di progetti ad alto impatto attraverso la filantropia di rischio e gli investimenti ad impatto.

Tre sono le attività principali condotte: formazione per le organizzazioni non profit che desiderano acquisire esperienza nel supporto all’imprenditoria sociale attraverso la filantropia di rischio e gli investimenti d’impatto; finanziamento, attraverso uno strumento di investimento finanziato dalle fondazioni partecipanti, di imprese sociali in Spagna, in particolare a favore di imprenditori tradizionalmente sottorappresentati; accompagnamento, collaborando con progetti selezionati per aiutarli a crescere, consolidarsi e svilupparsi, offrendo supporto nelle aree in cui lo necessitano, per ottenere il massimo impatto.

Un altro esempio è la Fondazione Calouste Gulbenkian, che ha ospitato il Forum: un complesso che comprende due musei (Museo Calouste Gulbenkian e il Centro d’Arte Moderna José de Azeredo Perdigão), una sala concerti (con relative Orchestra Gulbenkian e Coro Gulbenkian), gli uffici della fondazione e un parco pubblico.

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Quali sono gli strumenti principali impiegati?

Grazie a forgivable loans, recoverable grants e fondi rotatitvi le imprese creative e culturali hanno molte possibilità in più di affiancare le comunità locali e rafforzarne lo sviluppo, la partecipazione e la coesione sociale.

Un forgivable loan è un tipo di finanziamento in cui un’impresa sociale riceve un prestito da un investitore con l’intesa che il prestito possa o non possa essere restituito o convertito in azioni della società in una fase successiva. Questo strumento è spesso utilizzato dalle startup in fase iniziale che necessitano di capitale ma desiderano evitare una diluizione immediata della proprietà. I forgivable loans offrono flessibilità a investitori e imprese sociali, permettendo di posticipare la valutazione dell’impresa a un successivo round di finanziamento.

finanziati dalle fondazioni in quota erogativa/programmatica, extra gestione patrimoniale, i recoverable grants sono finanziamenti a fondo perduto quasi recuperabili, l’altra faccia della medaglia rispetto ai forgivable loans.

Un esempio interessante e inedito nel nostro Paese di fondo ad impatto per promuovere recoverable grants è il fondo rotativo Re-start promosso da Fondazione Opes a partire dal 2021.

Quali differenze emergono dal confronto fra Italia ed Europa?

Secondo Carazzone, “una differenza fra l’approccio italiano e quello europeo è situata nell’idea di assistenza tipica del nostro paese, in base alla quale le fondazioni e gli enti filantropici erogano o facilitano i servizi essenziali nei territori o per i gruppi sociali in cui / per cui lo Stato non riesce a garantirli come dovrebbe. Questa prospettiva si traduce in un ridotto riconoscimento del valore trasformativo dell’arte e della cultura, ritenute troppo spesso ancora non necessarie o comunque di secondaria importanza rispetto a bisogni più urgenti o primari.

Nonostante oggi se ne conosca il ruolo sempre più determinante nella prevenzione per la salute, figurando fra i suoi determinanti, come ribadito più volte dall’OMS a partire dal 2008, il pregiudizio radicato è di superfluità. Nella visione di Assifero, la cultura è vettore di trasformazione sociale; è perciò cruciale investire in cultura specie in un momento storico come l’attuale segnato da rapidi e profondi cambiamenti sociali che minano le democrazie, moltiplicano le diseguaglianze, inficiano la sostenibilità del pianeta con costi immensi a livello sociale ma anche individuale (oggi il tasso dei suicidi a livello globale è il più alto di sempre).”

Come può entrare in gioco l’arte per il cambiamento sociale?

A tal proposito, il ruolo attivo della cultura, e dell’arte in particolare, è al centro di una iniziativa di portata europea in corso in questi mesi. L’ambizione di Socially Engaged Arts è quella di selezionare artisti in tutta Europa capaci di farsi leader del cambiamento del senso comune attraverso una piattaforma di condivisione delle pratiche e un supporto organizzativo in grado di mobilitare e organizzare energie, agendo sia sul livello della costruzione di comunità che su quello istituzionale mediante piani di advocacy. Carazzone sottolinea l’importanza del processo che ha portato alla genesi di questo percorso, che nasce da uno scambio serrato che ha coinvolto oltre 80 realtà in attività consultive e co-progettuali, attraverso focus group allargati con numerosi interlocutori, arricchendo dal punto di vista disciplinare e culturale gli spunti operativi.

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Da questo laboratorio emerge – sottolinea Carazzone – “l’urgenza di rimettere in discussione alcuni concetti per far sì che la cultura non sia autoreferenziale o elitista ma partecipata e capace di incidere sulla produzione di senso comune generando immaginazione sociale, simboli, pratiche e prospettive concrete di cambiamento desiderato. È così che, oltre alla necessaria riflessione sull’informazione di qualità sotto attacco nell’epoca della polarizzazione e dei deep fake, le iniziative culturali possono essere declinate in molti modi, ad esempio entrando nelle scuole, mettendo in scena a teatro come nelle piazze i fatti e i loro protagonisti, creando immedesimazione, emozionando per poi muovere all’azione personale e collettiva tanti cittadini attivi.”

I caratteri innovativi dell’approccio adottato includono l’integrazione delle arti in iniziative di cambiamento sociale; un lavoro trasversale e intersettoriale (connettendo le arti con ambiti come la diversità, l’inclusione, l’istruzione, la democrazia, l’ambiente, il clima, la sostenibilità, la salute e il benessere); l’esplorazione di nuovi modelli di partecipazione culturale e di fruizione, anche grazie alla trasformazione digitale; il supporto a progetti sperimentali con nuove modalità operative e connessioni con altri campi del sapere.

Tre aspetti ne caratterizzano il modus operandi: enfatizza approcci partecipativi e collaborativi, coinvolgendo i “primary constituents” (il pubblico generale, i giovani, i bambini, gruppi specifici) nella programmazione e nell’implementazione dei progetti, e talvolta nelle strutture decisionali; prevede la collaborazione con una varietà di attori, incluse istituzioni culturali, altre fondazioni, associazioni, autorità pubbliche e persino aziende; fornisce supporto sia finanziario (incluse sovvenzioni flessibili e a lungo termine) che non, come lo sviluppo organizzativo e l’accesso a network e connessioni.

Un esempio di progettualità che opera in questa direzione è il Community Arts Network (CAN), una piattaforma globale che mira ad abilitare, coinvolgere e potenziare individui, organizzazioni e comunità che utilizzano le arti per l’impatto sociale. Nato nell’aprile 2021, CAN è emerso dalla constatazione che, sebbene esistesse una comunità globale di idee nell’ambito delle arti comunitarie, mancava una rete globale unificata capace di trasformare le idee in azione potente. CAN è animato dalla profonda convinzione che l’arte abbia il potere di toccare i cuori, cambiare le menti e trasformare.

La rete si propone di essere un faro nel settore Arts for Social Impact, illuminando i percorsi per l’integrazione delle arti nelle iniziative di cambiamento sociale. CAN promuove attivamente il riconoscimento e il supporto del ruolo dell’arte nel cambiamento strutturale, sollecitando anche maggiori investimenti finanziari nel settore. La visione di CAN è un mondo in cui le arti siano pienamente applicate nel progresso sociale, il loro contributo sia compreso e valorizzato, e godano dello stesso status e influenza di campi come scienza ed economia. La rete conta oltre 625 membri in 60 paesi. Due sono i suoi focus principali: advocacy ed enablement.

Attraverso le azioni di advocacy CAN promuove l’importanza delle arti comunitarie, con una forte impronta a favore della diversità e dell’inclusione, e sostiene le comunità locali supportando artisti e operatori culturali.

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Per quanto riguarda l’enablement, CAN crea le condizioni necessarie affinché le comunità possano esprimere la loro creatività e partecipare attivamente alle arti. Questo impegno passa attraverso tre tipologie di attività: creazione di opportunità di lavoro, sviluppo di progetti comunitari e Formazione e sviluppo professionale.

Grazie a queste pratiche, arricchite e consolidate grazie al continuo confronto interculturale, CAN fa sue le parole di Bertold Brecht: “l’arte non è uno specchio in cui si riflette la realtà ma un martello con cui darle forma”.

SITOGRAFIA

ECF https://culturalfoundation.eu/

Cultura nova https://cultura-nova.nl/en/

Porticus https://www.porticus.com/

Fondazione Daniel e Nina Carasso https://www.fondationcarasso.org/

https://www.allianceforsociallyengagedarts.org/our-fellowship-programme/

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https://www.community-arts.net/

Finanza sociale e filantropia innovativa:

https://www.impacteurope.net/stream/catalytic-capital
https://www.rivistaimpresasociale.it/rivista/articolo/un-arcipelago-da-costruire-rompere-l-isolamento-tra-enti-filantropici-e-imprese-sociali
https://www.lombarddca.com/limpresa-sociale-al-centro-del-prossimo-numero-di-aes-arts-economics-17-2/

ABSTRACT

In her dual role as Vice-President of Assifero and President of Philea, Carola Carazzone contributes to the listening campaign on cultural welfare by broadening the reflection to the European and international context, pointing out in-depth resources and describing emerging trends. In particular, she focuses on three aspects: the role of cultural participation as a determinant of health capable of affecting social cohesion and reducing inequalities; the potential of art as an agent of social change; the opportunity to go beyond project-based giving by seizing the opportunities lead by impact finance and trust-based philanthropy.

 

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