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Petrolio alle stelle: fino a 300.000 euro in più all’anno per una flotta di camion – Italia News


L’attacco in Medio Oriente fa impennare il costo dei carburanti, colpendo duramente trasporti, logistica e industria italiana

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L’attacco all’Iran e l’impennata dei carburanti

L’attacco israeliano all’Iran del 13 giugno 2025 ha provocato un’ondata di aumenti nei prezzi del petrolio, con il Brent e il WTI in crescita rispettivamente del 7,37% e dell’8%. L’effetto immediato sui prezzi di diesel e benzina, saliti di 10-15 centesimi al litro, sta già mettendo in ginocchio le imprese italiane, soprattutto quelle del settore trasporti e logistica.

Secondo una stima del Centro studi di Unimpresa, una flotta media di 50 camion potrebbe subire un aggravio annuo di 200.000-300.000 euro, una cifra che rischia di far collassare la marginalità già ridotta delle imprese del settore.

Effetto domino su logistica, consumi e competitività

Il rincaro del carburante ha effetti a catena: se da un lato i costi di trasporto aumentano, dall’altro le imprese devono scegliere se alzare i prezzi finali o sacrificare ulteriormente i margini. A farne le spese sono la domanda interna e la competitività all’export, con rischi evidenti per la crescita.

Il problema non si limita alla strada: anche la logistica marittima e aerea è sotto pressione, con aumenti del 5-10% nei costi di spedizione. La crisi energetica si fa sentire sul costo dell’elettricità, dipendente in larga parte dal gas, e minaccia in particolare i settori energivori come ceramica, chimica e metallurgia.

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Un’Italia fragile in un contesto globale instabile

L’Italia è tra i Paesi più esposti: importa oltre il 90% del gas e il 95% del petrolio, con un’elettricità prodotta per il 40% da gas naturale. Gli aumenti recenti rischiano di portare il prezzo del MWh da 120-150 a 140-180 euro, con ricadute pesanti su PMI e famiglie.

A livello globale, il conflitto sembra contenuto, ma non si esclude un blocco temporaneo dello Stretto di Hormuz, da cui transita circa un quinto del petrolio mondiale. Anche un aumento strutturale del 10-15% dei prezzi energetici nei prossimi mesi è considerato probabile se la crisi dovesse perdurare.

Le richieste delle imprese e le possibili contromisure

Le associazioni di categoria chiedono sgravi fiscali sui carburanti e incentivi per flotte a basso impatto ambientale. Alcune misure strutturali, come il potenziamento del TAP e delle forniture da USA e Qatar, aiutano a contenere il danno, ma il governo è chiamato a intervenire subito.

L’alternativa è un’altra stagione di prezzi in salitaconsumi in calo e rallentamento della crescita in un Paese già in difficoltà. La transizione energetica potrebbe trarre impulso da questa crisi, ma nel breve termine servono azioni immediate e concrete.


Domande e risposte

1. Quanto incide l’aumento del carburante su una flotta media di camion?
Fino a 300.000 euro in più all’anno, secondo Unimpresa.

2. Qual è stato l’impatto sui prezzi del petrolio dopo l’attacco all’Iran?
Il WTI è salito dell’8%, il Brent del 7,37%.

3. Cosa comporta per il costo dell’elettricità in Italia?
Un possibile aumento del prezzo da 120-150 a 140-180 €/MWh.

4. Quali settori sono più colpiti?
Trasporti, ceramica, chimica, vetro, acciaio e manifattura.

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5. Quali rischi per le famiglie italiane?
Riduzione del potere d’acquisto e aumento dei prezzi finali.

6. Le imprese possono assorbire questi aumenti?
Difficilmente: molte dovranno alzare le tariffe o tagliare i margini.

7. L’Italia è particolarmente esposta?
Sì, importa il 90% del gas e il 95% del petrolio.

8. Ci sono effetti anche sul trasporto marittimo e aereo?
Sì, con rincari stimati tra il 5 e il 10%.

9. Esistono riserve strategiche sufficienti?
Sì, sono piene al 90%, ma servono solo per affrontare shock temporanei.

10. Quali interventi chiede il settore?
Sgravi fiscali sul carburante e incentivi per mezzi meno inquinanti.



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