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Toscana, artigianato in stagnazione, ammortizzatori +53% nel 2024


Sono gli ammortizzatori sociali il fattore di tenuta di un’artigianato della Toscana che entra in fase di stagnazione: nel 2024 il fatturato delle imprese artigiane toscane è calato dello 0,1% rispetto all’anno precedente, secondo quanto afferma il rapporto Ebret presentato a Firenze. Per la prima volta dal 2020 – la seconda nell’arco di un decennio – sono tornati a diminuire i dipendenti artigiani (-1,5%). E lo scenario incerto preoccupa: la quota di imprese che hanno fatto investimenti è scesa al 22%, oltre dieci punti percentuali in meno rispetto al biennio 2022-2023.

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I ricercatori osservano una discreta capacità di tenuta per i comparti dell’edilizia e dei servizi, e una crescita in comparti come la riparazione di mezzi di trasporto e impianti (+6,1%), ma il cuore dell’artigianato toscano rimane la manifattura, da cui dipendono le performance dell’export. In tale ambito, il calo dei ricavi è più marcato per concia-pelletteria-calzature (-13,2%), carta-stampa (-4,3%), legno-mobili (-2,5%), prodotti in metallo (-2,2%), gomma-plastica (-2,1%), abbigliamento (-1,1%).

La demografia delle imprese artigiane è di segno negativo, con un saldo fra entrate e uscite pari a -602 unità, in virtù di un sensibile incremento delle cessazioni, passate dalle 6.579 del 2023 a 7.166 (+8,9%). Gli ammortizzatori sociali hanno probabilmente scongiurato numeri peggiori da questo punto di vista: gli interventi del Fondo di Solidarietà Bilaterale (Fsba) in Toscana hanno interessato circa 1.250 imprese e oltre 9.000 lavoratori. Gli importi rendicontati al Fondo sono stati pari a oltre 21 milioni di euro (+53%), collocando la Toscana al primo posto in Italia anche in termini di giorni rendicontati (quasi 283mila, equivalenti a circa 1.100 lavoratori-anno full-time).

“E’ un trend che purtroppo si conferma anche nei primi mesi del 2025, rallentando solo perché diminuisce il numero delle imprese in grado di resistere”, ammette Monica Stelloni, presidente di Ebret. Le aspettative degli imprenditori dell’artigianato rilevate a inizio 2025 in Toscana segnalano dunque un’ulteriore limatura al ribasso del volume d’affari (-0,5%), con il +0,9% del terziario che non riesce a compensare il -1,7% del manifatturiero. A far registrare le maggiori difficoltà (-6,1%) è di nuovo la concia-pelletteria-calzature. E trovare le figure giuste da inserire in azienda sta diventando sempre più complicato: se nel 2017 le difficoltà di reperimento riguardavano una figura ricercata su tre, nel 2024 il mismatch fra domanda e offerta ha raggiunto il 62%.

Peraltro, il sondaggio fra gli imprenditori sulle aspettative è stato effettuato prima dell’introduzione dei dazi americani: Ebret ritiene dunque plausibile una revisione al ribasso. Il mercato statunitense è del resto uno sbocco importante per alcuni comparti regionali a forte presenza artigiana nelle filiere: fra di loro, secondo l’ente bilaterale, figurano l’abbigliamento (23mila addetti artigiani, il 48% del totale, peso dell’export Usa pari all’11%), la pelle (15mila addetti artigiani, 28% del totale, export Usa al 15%), la trasformazione alimentare (10mila addetti, 47% del totale, export Usa al 30%), il legno-mobili (quasi 8mila addetti, 39% del totale, export Usa al 12%), la lavorazione di minerali non metalliferi (oltre 3mila addetti artigiani, 25% del totale, export Usa al 32%).





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