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Intesa Sanpaolo scommette sull’energia del futuro: fusione nucleare al centro dei nuovi fondi Neva


Neva SGR, società di venture capital interamente controllata da Intesa Sanpaolo Innovation Center e parte del Gruppo Intesa Sanpaolo, ha presentato presso le Officine Grandi Riparazioni di Torino (OGR) le strategie di investimento dei fondi Neva II e Neva II Italia. L’evento, che ha riunito venture capitalist, investitori istituzionali, imprenditori, manager e startupper provenienti da tutto il mondo, ha posto al centro dell’attenzione le nuove frontiere dell’energia, con un particolare focus sulla fusione nucleare.

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Sin dal suo avvio nel 2020, Neva SGR ha scelto di puntare su aziende altamente innovative che operano per affrontare grandi sfide globali in quattro aree strategiche: la transizione energetica e la tecnologia climatica (Climate Tech & Energy Transition), le scienze della vita (Life Science), la trasformazione digitale (Digital Transformation) e il settore aerospaziale e manifatturiero (Aerospace & Manufacturing). Nell’ambito della transizione energetica, l’obiettivo della società è quello di individuare e finanziare, in modo mirato e selettivo a livello globale, startup o imprese già consolidate che dispongano di tecnologie brevettate e progetti in fase avanzata, capaci di rivoluzionare il settore. Tali tecnologie dovrebbero, in prospettiva, essere applicabili su larga scala, favorire la decarbonizzazione dei comparti industriali a più alto consumo energetico, supportare lo sviluppo di nuovi impianti baseload (cioè impianti in grado di fornire energia continua e stabile) e abilitare una più ampia diffusione delle fonti rinnovabili, anche attraverso sistemi di accumulo energetico, ottimizzazione delle reti e loro bilanciamento.

Nel quadro di questa strategia, Neva SGR ha scelto di investire in Commonwealth Fusion Systems (CFS), un’azienda statunitense riconosciuta a livello mondiale per il suo lavoro pionieristico sulla fusione nucleare. CFS ha sviluppato e brevettato SPARC, un reattore Tokamak per la fusione a confinamento magnetico che rappresenta la prima macchina al mondo con rilevanza commerciale in grado di produrre energia netta da fusione. Fondata nel 2018 come spin-off del Massachusetts Institute of Technology (MIT), la società si dedica allo sviluppo della fusione magnetica utilizzando superconduttori ad alta temperatura (HTS) e ha compiuto progressi notevoli nella produzione diretta di tali magneti presso il proprio stabilimento. Di recente, CFS ha annunciato l’intenzione di costruire la prima centrale a fusione in Virginia.

Il presidente di Neva SGR, Luca Remmert, ha spiegato che l’impegno della società non si limita al solo finanziamento, ma punta anche a creare connessioni tra imprenditori italiani e il network globale del venture capital, facilitando allo stesso tempo l’integrazione di attori internazionali all’interno dell’ecosistema scientifico e industriale italiano. Secondo Remmert, il coinvolgimento in CFS ha anche lo scopo di rafforzare il dialogo tra la ricerca e la manifattura italiana di eccellenza, auspicando un ruolo sempre più attivo del Paese nello sviluppo di questa tecnologia innovativa su scala globale.

Bob Mumgaard, co-fondatore e CEO di CFS, ha evidenziato come la fusione nucleare, oltre a garantire un accesso a energia pulita, stabile e virtualmente inesauribile, possa rappresentare un’opportunità economica importante per l’Italia. Diverse imprese italiane sono infatti già inserite nella filiera produttiva di questo settore. Se il Paese adotterà politiche favorevoli all’adozione della fusione, secondo Mumgaard potrà essere tra i primi a raggiungere la piena sicurezza energetica, in un contesto di domanda in costante crescita, anche a causa dell’incremento dell’uso dell’intelligenza artificiale.

A margine del Consiglio Energia che si è tenuto a Lussemburgo, il ministro della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha annunciato ufficialmente l’adesione dell’Italia all’alleanza europea sul nucleare, un’iniziativa promossa dalla Francia nel 2023 per difendere e promuovere gli interessi dei Paesi favorevoli all’energia atomica. Fino ad oggi l’Italia aveva partecipato solo in qualità di osservatore. All’alleanza, oltre all’Italia e alla Francia, aderiscono anche Belgio, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Paesi Bassi, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia.

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