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Piazza Affari, quote rilevanti degli istituzionali tornano a crescere. Ma famiglie e Stato restano centrali



(Teleborsa) – Segnali di un ritorno d’interesse da parte degli investitori istituzionali per le società italiane quotate in Borsa. Il 2024, per la prima volta dal 2019, mostra un incremento (27% da 24% dell’anno prima) nella quota delle imprese in Piazza Affari che hanno nell’azionariato investitori istituzionali, in particolare esteri (21,5% società vs. 19% nel 2023). È uno dei dati che risultano dall’ultimo Rapporto sulla corporate governance delle società quotate italiane pubblicato dalla CONSOB, che analizza il mercato regolamentato italiano (Euronext Milan).

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Scendendo nei dettagli, emerge che gli investitori istituzionali sono nel complesso azionisti rilevanti in PMI con minor frequenza rispetto alle altre imprese quotate (14 PMI vs. 29 casi in altre società), sebbene con differenze tra investitori domestici ed esteri. Mentre i primi privilegiano l’investimento in PMI (15 partecipazioni rilevanti detenute in 12 PMI vs. quattro in altrettante non-PMI), i secondi hanno investimenti più diversificati, con un maggior peso delle società a più elevata capitalizzazione (17 partecipazioni detenute in 16 PMI vs. 35 partecipazioni in 26 non-PMI).

I dati confermano comunque, in media, l’elevata concentrazione proprietaria delle società quotate italiane. La quota del primo azionista risulta in media pari a circa il 48%, leggermente inferiore al valore registrato nel 2023 e in lieve aumento rispetto al 2011, quando era pari al 46% circa. In linea con gli anni precedenti, le società quotate italiane sono per lo più controllate da famiglie (nel 60% dei casi circa), mentre lo Stato e gli altri enti locali rappresentano l’azionista di riferimento nel 12,8% dei casi.

A fine 2024, 72 emittenti hanno previsto il voto maggiorato in statuto (74 nel 2023), rappresentativi del 14,7% del valore totale di mercato (16,8% nel 2023). Tra questi emittenti, dieci hanno previsto un voto maggiorato rafforzato, con la possibilità di maturare fino a dieci voti per azione in otto casi e fino a tre voti in due casi.

Lo studio evidenzia, inoltre, che la presenza delle donne negli organi sociali delle quotate si attesta al 43% delle posizioni, al di sopra quindi della soglia minima fissata per legge (40%). È in crescita rispetto agli anni precedenti la percentuale di società in cui il genere femminile è ugualmente o più rappresentato rispetto a quello maschile nell’organo di amministrazione (19% dei CdA, rispetto al 15% del 2023). Tuttavia, le donne continuano a ricoprire raramente il ruolo di amministratore delegato o di presidente dell’organo di amministrazione (rispettivamente 2,2% e 3,5% degli incarichi ricoperti da donne).

La titolarità di incarichi di amministrazione in più di un emittente quotato (interlocking) riguarda il 27,6% delle donne. Il dato femminile è superiore a quello degli uomini, come nelle rilevazioni precedenti, ma mostra una graduale e continua riduzione iniziata negli anni più recenti dopo il valore massimo del 34,9% raggiunto nel 2019.

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Il modello tradizionale di amministrazione e controllo si conferma adottato dalla maggioranza delle società quotate italiane da molti anni; nel 2024 si osserva tuttavia un aumento del modello monistico riferibile alle piccole e medie imprese – PMI (+6 società, pari a circa l’11% in termini di capitalizzazione di mercato).

Nel 2023 i comitati endoconsiliari sono presenti in quasi tutte le imprese. Continua ad aumentare il numero degli emittenti che istituiscono un comitato sostenibilità (è infatti presente nel 68% delle imprese, a fronte del 61% nell’anno precedente) e, in particolare, di quelli che hanno scelto di affidare le competenze in materia a un comitato ad hoc specificamente dedicato (da 38 a 48 imprese, ovvero dal 19% al 23% del totale delle imprese).

A fine 2023 gli amministratori family (azionisti di controllo o a essi collegati) sono presenti in 118 società (57% del totale, pari a oltre il 90% di quelle a controllo familiare) e pesano in media il 15% degli incarichi complessivi (il 25% nelle imprese a controllo familiare); il peso degli amministratori family è più elevato, raggiungendo un quinto degli incarichi, nelle società del segmento STAR e nelle PMI.

(Teleborsa) 17-06-2025 12:03



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