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Zes Unica, gli effetti ci sono, il governo va avanti


Nel 2023 il Mezzogiorno ha registrato la crescita del PIL più alta d’Italia: +1,5%, contro lo 0,7% del Nord-Ovest e lo 0,3% del Centro. Un segnale positivo, ma il divario resta ancora profondo: il tasso di occupazione nel Sud è infatti ancora 20 punti sotto la media del Centro-Nord. Per colmare questo gap, da gennaio è operativa la ZES Unica, istituita con il Decreto Sud: una Zona Economica Speciale per tutte le regioni meridionali, pensata per attrarre investimenti, semplificare le procedure e creare occupazione.

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Ad oggi, Sono già 639 le autorizzazioni rilasciate, con tempi dimezzati a 30 giorni grazie allo Sportello Unico Digitale. Per le imprese, un incentivo concreto: credito d’imposta fino a 100 milioni di euro per chi investe nel Mezzogiorno.

Un modello che punta anche a innovare l’azione della Pubblica Amministrazione, accompagnando gli investitori lungo tutto l’iter autorizzativo.

Intanto, sul fronte PNRR, il governo segnala che il 48% dei progetti è stato completato, il 10% è vicino alla conclusione, ma il 39% è ancora in fase di realizzazione. E la scadenza è fissa: 30 agosto 2026.

Il rischio concreto è quindi perdere fondi preziosi, soprattutto nelle aree più fragili. La ZES Unica potrà davvero fare la differenza? O resterà un’occasione da rincorrere?

La stessa Corte dei Conti proprio ieri ha reso noto uno studio sull’avanzamento del piano ZES Unica, che al 9 aprile mostra buoni risultati sulla concessione dei crediti d’imposta. Resi già disponibili 2 miliardi per investimenti dislocati prevalentemente in Campania, Sicilia e Puglia.

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«La Corte dei Conti ha confermato che la ZES sta producendo risultati tangibili. Ciò è dovuto alla decisione di istituire una Zona Economica Speciale unica per tutto il Sud, supportata da una cabina di regia centralizzata. Si va così nella direzione giusta: semplificazione burocratica e utilizzo strategico dei crediti d’imposta», ha dichiarato il senatore di Fratelli d’Italia e membro della Commissione Bilancio Raoul Russo, intervenendo a Largo Chigi, il format in onda su Urania TV.

Sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Russo ha osservato: «La crescita del Mezzogiorno è una priorità all’interno del PNRR, ma serve una gestione oculata delle risorse. Finora abbiamo assistito a una frammentazione eccessiva delle stazioni appaltanti, che ha rallentato l’efficacia degli interventi».

A proposito della recente nomina di Luigi Sbarra a Sottosegretario con delega al Sud, Russo ha commentato: «Finora la delega era nelle mani dirette della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha scelto in Sbarra un attuatore pragmatico. La sua attenzione verso il Sud, unita all’esperienza e alla sensibilità sindacale, rappresenta una risorsa importante».

Il senatore ha quindi concluso: «La nuova ZES ha finalmente sbloccato dossier rimasti fermi per troppo tempo. La normativa sulle autorizzazioni semplificate sta già offrendo un valido supporto a molte imprese. La vecchia impostazione legata al Green Deal si è dimostrata poco efficace: va aggiornata in base alle esigenze industriali contemporanee, come l’aerospazio e il digitale. In questo contesto, l’autonomia differenziata può aiutare i territori a sviluppare poli di eccellenza e a promuovere una nuova mentalità imprenditoriale. La scadenza del PNRR resta vincolante – come ci ricorda il ministro Fitto – ma le nuove linee guida europee offrono margini interpretativi che consentono di proiettare alcuni progetti anche oltre la deadline. Diversi interventi avevano infatti tempistiche poco realistiche, piuttosto andavano ricollocati su altre fonti di finanziamento. L’Europa, consapevole delle difficoltà operative, ha sempre accolto le richieste di revisione».

Ma tra gli esponenti politici c’è anche chi vede la ZES Unica in modo meno positivo. Così a Largo Chigi Nicola Irto, capogruppo PD in Commissione Ambiente del Senato: «Lo sportello digitale rileva difficoltà che ci vengono costantemente segnalate, in particolare dalle aziende che propongono modifiche. La divisione precedente in 8 Zes regionali consentiva di diversificare gli investimenti: oggi un player internazionale che volesse investire nel Sud non fa differenza se viene a Gioia Tauro o in Sicilia. Le Zes regionali, invece, oltre a dare un credito d’imposta più alto, offrivano maggiore proiezione di sviluppo». Irto ha continuato dicendo: «Su questo rilevo un certo strabismo da parte del governo: vogliono l’autonomia differenziata ma centralizzano la Zes unica. E molti dei progetti erano già in pancia alle Zes regionali. Il Sud non è un unico blocco. Servono infrastrutture: non abbiamo Alta velocità né collegamenti internazionali. Gioia Tauro è un porto straordinario ma va internazionalizzato. Il Pil è salito grazie al Pnrr, ma non ha inciso su problemi strutturali come spopolamento e mancanza di lavoro».

La puntata integrale di Largo Chigi







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