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Crisi demografica: le imprese senza giovani rischiano il futuro


Crisi demografica: le imprese senza giovani rischiano il futuro

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Opinioni e riflessioni
di Salvatore Guerriero
Presidente della CONFEDERAZIONE DELLE IMPRESE NEL MONDO (PMI INTERNATIONAL)

La crisi demografica non è più solo una previsione statistica, purtroppo si presenta come una realtà concreta che sta già producendo effetti devastanti sul tessuto economico e imprenditoriale del nostro Paese. I numeri parlano chiaro, tra il 2019 e il 2024 oltre il 20% delle imprese, guidate da giovani under 35, ha cessato l’attività. Un dato allarmante, che deve farci riflettere sulle conseguenze sistemiche della carenza di nuove generazioni nel nostro tessuto produttivo.

Le imprese soffrono profondamente questa condizione. In un’epoca in cui servirebbero nuove energie, nuove visioni e un ricambio generazionale solido, ci troviamo a fare i conti con un panorama in cui i giovani sono sempre di meno e spesso disincentivati a intraprendere percorsi imprenditoriali.

Le ragioni sono molteplici e ben note: l’eccessiva burocrazia, l’accesso al credito sempre più difficile, una fiscalità che penalizza l’iniziativa privata, e un sistema formativo che raramente si interfaccia con il mondo reale del lavoro e dell’impresa. Ma c’è anche un’altra dinamica da non sottovalutare cioè la crescente concorrenza delle piattaforme digitali, che agiscono in settori strategici come il commercio e il turismo, lasciando sempre meno spazio alle micro e piccole imprese tradizionali.

Il risultato è un quadro in cui la competizione si fa globale e asimmetrica, infatti da un lato le grandi piattaforme internazionali, con capitali e tecnologie imponenti, dall’altro giovani imprenditori lasciati spesso soli a combattere con strumenti inadeguati e norme non al passo coi tempi.

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Serve una svolta. Serve una visione. Servono politiche coraggiose, capaci di andare oltre i bonus temporanei e le misure a pioggia. Occorre un GRANDE PIANO NAZIONALE PER LA NUOVA IMPRENDITORIALITÀ GIOVANILE, con orientamento, formazione, tutoraggio e accesso facilitato al credito. Serve uno Stato che creda davvero nei giovani e investa su di loro come risorsa strategica per il futuro del Paese.

È quello che la nostra CONFEDERAZIONE cerca di fare ogni giorno. Non ci limitiamo ad affiancare le imprese, ma siamo al fianco anche di chi vuole cambiare, rinnovarsi, fare una successione generazionale o dare vita a una nuova iniziativa. Non è facile, ma è necessario. Sostenere i giovani non è solo una questione economica ma una scelta di civiltà, di prospettiva, di identità nazionale.

E poi c’è il tema ancora più profondo e doloroso: tanti giovani italiani stanno lasciando il Paese. Vanno all’estero per trovare condizioni migliori, per valorizzare i propri talenti, per sentirsi parte di un sistema che funziona. Questo è un fallimento che non possiamo accettare. Perché perdere i giovani significa perdere il futuro.

La crisi demografica non è solo una questione di numeri. È l’origine silenziosa di molti mali che si manifestano gradualmente, ma inesorabilmente. Meno giovani significa meno imprese, meno innovazione, meno lavoro, meno crescita. E tutto questo si traduce in un progressivo indebolimento della nostra economia, della nostra società, della nostra democrazia.

È il momento di agire. E di farlo con determinazione, con lucidità e con il coraggio di cambiare ciò che non funziona. Le imprese, soprattutto quelle dei giovani, hanno bisogno di fiducia, di strumenti e di opportunità. Perché senza di loro, l’Italia rischia di diventare un Paese senza futuro.





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