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8 persone su 10 sono d’accordo. Il sondaggio di Oxfam e Greenpeace


Otto persone su dieci sono favorevoli a una tassazione più incisiva delle imprese fossili. È quanto emerge da un nuovo sondaggio commissionato da Oxfam International e Greenpeace International e condotto da Dynata in 13 Paesi, tra cui l’Italia. Stando ai dati emersi, diffusi in occasione della Climate Change Conference delle Nazioni Unite in corso a Bonn fino al 26 giugno, una parte sempre più consistente della popolazione mondiale vorrebbe che le multinazionali dei combustibili fossili pagassero maggiori imposte per ripagare i danni causati dalla crisi climatica. La stessa percentuale è convinta che i governi non stiano facendo abbastanza per svincolarsi dal condizionamento che le grandi imprese inquinanti e una ristretta élite di super-ricchi esercitano sulla politica. “I governi – dichiarano Simona Abbate della campagna Clima di Greenpeace Italia e Misha Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia – devono prestare ascolto alla voce dei cittadini e chiamare i grandi inquinatori a rendere conto dei danni che continuano a causare”.

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I risultati principali – L’indagine ha restituito un risultato netto:l’81% degli intervistati vogliono più tasse a carico delle imprese del settore del petrolio, gas e carbone. Una percentuale ancora maggiore, l’86%, è favorevole a destinare le entrate alle comunità più colpite dalla crisi climatica. La tassazione selettiva del comparto fossile è infatti ritenuta dal 66% come la strategia principale per ripagare i costi dei danni e delle perdite economiche, sociali e ambientali causate dai cambiamenti climatici. Solo il 5% degli intervistati ritiene che le risorse debbano essere reperite dalle imposte sul lavoro, il 9% dalla tassazione dei consumi e il 20% dal prelievo sui redditi d’impresa. Un numero consistente di cittadini, precisamente il 68%, ritiene anche che queste realtà influenzino negativamente le politiche pubbliche del proprio Paese, mentre il 77% afferma che sarebbe più disposto a sostenere un candidato politico che dia priorità alla tassazione dei super-ricchi e delle industrie fossili.

Il caso dell’Italia – Nel contesto italiano i risultati dell’indagine demoscopica mostrano forte sintonia con quanto rilevato negli altri Paesi, con dati a volte anche superiori alla media. È il caso del supporto a nuove forme di imposte sul comparto energetico fossile, espresso dall’87% degli italiani, un valore inferiore solo a quello riscontrato in Brasile (91%) e in Spagna (87%). Per quanto riguarda il condizionamento di queste realtà sui decisori politici, l’Italia si colloca al primo posto con il 79% dei cittadini, valore massimo tra i Paesi interessati nel sondaggio.

L’obiettivo – L’imposta sui grandi inquinatori incentiverebbe le imprese a investire maggiormente in fonti di energia rinnovabile e contribuirebbe a ridurre la mortalità causata dal cambiamento climatico, alimentato dai combustibili fossili. L’analisi ha infatti messo in luce come, a livello globale, 585 tra le più grandi e inquinanti imprese del settore dei combustibili fossili abbiano realizzato profitti per 583 miliardi di dollari nel 2024, con un incremento del 68% rispetto al 2019. Inoltre, solo nel 2023, più di trecento imprese esaminate hanno prodotto oltre la metà delle emissioni globali di gas serra generate da attività umane: un quantitativo in grado di causare 2,7 milioni di decessi legati al caldo nei prossimi cento anni.

Se la maggiorazione delle imposte fosse applicata a 590 multinazionali, calcola Oxfam, nel primo anno di applicazione il gettito potrebbe arrivare fino a 400 miliardi di dollari. L’imposta dovrebbe essere inoltre accompagnata da una tassazione più marcata sui super-ricchi in linea con il principio “chi più inquina più paga”. Una misura che dovrebbe essere recepita anche a livello nazionale per rafforzare la cooperazione fiscale e favorire un equo accordo fiscale globale sotto l’egida delle Nazioni Unite.



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