Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia, evidenzia l’importanza dell’innovazione per la crescita sostenibile. Ma nel tessuto reale delle micro e piccole imprese italiane, la distanza dai modelli teorici sembra abissale. Un dialogo necessario tra chi formula le strategie e chi vive il mercato quotidianamente.
L’innovazione secondo Panetta
Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia, ha sottolineato l’importanza cruciale dell’innovazione per la competitività e la crescita sostenibile dell’Europa e dell’Italia, a margine di una conferenza. Ha evidenziato che l’innovazione non deriva solo dall’aumento delle risorse, ma anche dall’interazione di molteplici fattori: disponibilità di capitali di rischio, forza lavoro qualificata, ecosistemi che stimolino la concorrenza, diffusione delle idee e riduzione delle asimmetrie informative.
Modelli vincenti, ma distanti
Panetta ha osservato che gli ecosistemi innovativi tendono a concentrarsi in alcune aree come la Silicon Valley, il corridoio Boston–New York–Washington e gli Stati Uniti, che generano oltre la metà delle tecnologie più economicamente rilevanti a livello mondiale. Ha accennato, con un tono critico, al fatto che esistono anche zone innovative in India, Cina e altrove, ma si continua a parlare solo del mondo occidentale. Ha poi sottolineato che le grandi imprese, grazie alla maggiore disponibilità di risorse, possono investire in progetti ad alto rischio e arrivare a innovazioni radicali, al contrario delle micro imprese italiane, che si concentrano per lo più su innovazioni incrementali e meno trasformative.
Critica al divario tra teoria e pratica
«Mi fermo qui – ha dichiarato – perché poi la notizia va bene, d’accordo, ma allora cerchiamo di capire: noi continuiamo a fare convegni, dibattiti e a far girare l’economia italiana su un mondo che non c’è. Perché, perdonatemi, noi continuiamo a dire che gli altri sono grandi e noi siamo piccoli. Ma al di là di questo masochismo descrittivo, cosa facciamo in pratica?». A questa domanda ha risposto con un’iniziativa concreta: lunedì 23 giugno alle 18.30 organizzerà un convegno gratuito dedicato a piccole, medie e micro imprese italiane.
Un’Italia reale e poco raccontata
Nel convegno si darà voce a imprenditori dei supermercati, del software, della sanità, del commercio – tutti piccoli imprenditori che affrontano quotidianamente la realtà economica italiana. «Di cosa dobbiamo parlare? Di innovazione tecnologica? Dei sistemi della Silicon Valley? Delle intelligenze artificiali? Ma vi rendete conto che tutti i convegni e tutti i dibattiti parlano di un mondo che non c’è?». Ha ribadito con forza che il 99% del tessuto imprenditoriale italiano è composto da micro e piccole imprese, non da medie o grandi, e che questo deve essere ben chiaro a chi fa analisi e propone politiche.
Uno sguardo diverso sull’innovazione
«Per chi vuole sentire parlare i piccoli imprenditori, c’è la possibilità – ha concluso –. Il 23 giugno alle 18.30, dal sito valeriamalvezzi.it, è possibile iscriversi al webinar gratuito. Basta parlare solo di mercati di capitali, di eccellenze o di laboratori scientifici: quelle piccole imprese che faranno sentire la loro voce fanno convenzioni con l’università, fanno innovazione vera. Un mondo molto diverso da quello descritto nei convegni della Banca d’Italia. Buona economia umanistica».
MALVEZZI QUOTIDIANI – L’ECONOMIA UMANISTICA SPIEGATA BENE CON VALERIO MALVEZZI
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