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Molte imprese pagano più del dovuto in bolletta perché ignorano un dettaglio importante: il codice ATECO può dare accesso a IVA ridotta e esenzioni fiscali, ma solo se richiesto esplicitamente. Basta una dichiarazione per risparmiare, ma pochi lo sanno o agiscono in tempo. Ecco come non perdere l’agevolazione.

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Le tariffe nel mercato libero dell’energia variano non solo in base ai consumi, ma anche al settore economico di appartenenza, determinato dal codice ATECO. Alcune categorie, come l’agricoltura o la manifattura, possono usufruire legalmente dell’IVA al 10%, anziché al 22%, e in certi casi ottenere l’esenzione totale dalle accise.

Ma questo non succede in automatico: il fornitore può applicare le agevolazioni solo se l’utente le richiede esplicitamente, allegando la documentazione corretta. Questo significa che, nella scelta del fornitore, bisogna richiedere e sottoscrivere una specifica offerta luce e gas personalizzata sul codice ATECO.

Codice ATECO e trattamento fiscale: le norme

codice ateco luce gasIl codice ATECO, pubblicato dall’ISTAT e attribuito dall’Agenzia delle Entrate, identifica l’attività economica prevalente dell’impresa. In base ad alcune recenti disposizioni, e tenendo conto del dispendio energetico in base al settore, l’ATECO può conferire il diritto di accedere a condizioni fiscali agevolate sulla bolletta di luce e gas.

Le aziende con codice ATECO compreso tra 10 e 33, ovvero quelle che svolgono attività manifatturiere, possono accedere all’IVA ridotta al 10% sull’energia elettrica. Lo stesso vale per le attività agricole (codici da 01 a 03).

Ci sono poi tutti i casi in cui è prevista l’esenzione dalle accise, ad esempio per le imprese che producono elettricità, quelle che impiegano energia per processi metallurgici, o le attività industriali con consumi elevati, come previsto dal Testo Unico delle Accise (D.Lgs. 504/1995).

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Ma attenzione: nessuna di queste agevolazioni viene applicata automaticamente. Serve una dichiarazione formale, firmata dal legale rappresentante, con l’indicazione del codice ATECO e la documentazione fiscale aggiornata.

Perché molte imprese pagano più del dovuto (senza saperlo)

Molti contratti di fornitura vengono attivati senza una verifica accurata del profilo fiscale. In questi casi il fornitore applica la tariffa standard, con IVA al 22% e accise piene. Il cliente si ritrova quindi a pagare più del dovuto, pur avendo diritto a sconti fiscali.

Purtroppo questo accade per disattenzione, incompetenza o mancanza di comunicazione tra cliente e fornitore. Lo scenario tipico è quello di un’azienda industriale che, senza indicare correttamente il proprio ATECO, viene trattata come “utenza civile”, perdendo agevolazioni per centinaia di euro all’anno.

Anche quando il codice è corretto, se non viene trasmessa l’autocertificazione al fornitore, la riduzione fiscale non viene applicata. Questo è un passaggio che spetta all’impresa, non al fornitore. Il che significa che non basta avere diritto all’agevolazione: bisogna esercitarlo.

Quindi, cosa bisogna fare

Il primo passo è verificare il proprio codice ATECO, consultando la visura camerale aggiornata. Una volta identificata la sezione di appartenenza, bisogna controllare se si rientra tra le categorie che possono accedere a IVA agevolata o esenzioni dalle accise, come previsto dal D.P.R. 633/72 e dal D.Lgs. 504/95.

Se si ha diritto a una di queste agevolazioni, il passo successivo è scaricare il modulo di autodichiarazione fiscale dal sito del proprio fornitore. È necessario compilarlo, firmarlo e inviarlo con tutti gli allegati richiesti (copia documento, visura, codice POD o PDR della fornitura).

Questo vale anche per chi ha già un contratto attivo: è sempre possibile richiedere la correzione del profilo fiscale e ottenere il rimborso delle imposte non dovute, a patto di agire entro i termini previsti.

 

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Redazione

Venerdì 20 giugno 2025



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