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Veneto, sarà un bilancio di tagli ma niente addizionale Irpef. Calzavara annuncia «lacrime e sangue» alle categorie


VENEZIA – Aumentare le tasse è escluso: da quando, nel 2010, appena eletto in Regione, Luca Zaia si trovò il regalino elettorale dell’uscente giunta di Giancarlo Galan con l’azzeramento dell’addizionale Irpef, l’ipotesi di aumentare la fiscalità è sempre stata scartata. Ed è facilmente immaginabile che, in questi ultimi mesi di mandato, Zaia non voglia farsi ricordare per quello che ha rimesso la tassa. Se ne occuperà il prossimo governatore, leghista o meloniano che sia. C’è, invece, la certezza di applicare tagli. Dove, lo deciderà anche in questo caso la prossima giunta. Ma senza nuove entrate e con la certezza di dover dare più soldi a Roma, alternative non ce ne sono: saranno sforbiciate. Giusto per capire l’entità dei tagli: quest’anno il Governo chiede al Veneto un centello. Per la precisione 94,5 milioni di euro.

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«Lacrime e sangue»

A scapito di chi o di cosa? «Sarà un bilancio da lacrime e sangue», ha annunciato l’assessore al Bilancio della Regione del Veneto, Francesco Calzavara, al “tavolo del partenariato”, lo strumento attraverso il quale l’ente collabora con le parti sociali, economiche e istituzionali per definire strategie, priorità e azioni relative a programmi di sviluppo. Nel caso specifico, in preparazione c’è il Defr, il Documento di economia e finanza regionale, cui seguirà la Nota di aggiornamento in vista della predisposizione del Bilancio 2026. Solo che senza un nuovo mandato per Luca Zaia, senza il rinvio delle elezioni alla primavera 2026, con la certezza dunque di andare alle urne non più tardi del 16 novembre, è chiaro che del bilancio si occuperà la prossima giunta, qualunque essa sia. E siccome, andando al voto a fine novembre, non ci saranno i tempi tecnici per approvare il bilancio entro il prossimo dicembre, due saranno le conseguenze: 1) per il 2026, almeno per i primi mesi, scatterà l’esercizio provvisorio e dunque la Regione agirà in “dodicesimi” (vuol dire che l’ente potrà impegnare e spendere mensilmente solo una quota pari a un dodicesimo delle risorse stanziate nell’ultimo bilancio approvato, per ciascun programma di spesa); 2) la nuova giunta, da una parte o dall’altra, dovrà tagliare: o i servizi oppure la compartecipazione alla programmazione europea (vuol dire che la Regione con contribuirà più, o contribuirà meno, con propri fondi ai progetti finanziati dall’Ue in vari settori, dall’agricoltura alla ricerca, all’istruzione e formazione; la conseguenza sarà che alla fine si potrà contare su minori risorse per servizi o nuove opere). Tutti questi tagli per un motivo semplice: l’anno prossimo, 2026, il Veneto dovrà dare a Roma la bellezza di 94,5 milioni di euro contro i 63,9 dell’anno scorso. Quanto all’addizionale Irpef, con Zaia presidente non ci sarà mai, neanche se il voto slittasse alla primavera e dunque ci fossero i tempi per approvare il bilancio entro dicembre. Ma la nuova giunta, quella che comincerebbe a lavorare con l’esercizio provvisorio, avrebbe teoricamente tempo fino al 31 marzo 2026 per approvare il bilancio (sempre del 2026) e in quel contesto deliberare l’addizionale. La domanda, però, è: in corso d’opera, ad anno già iniziato, come spieghi ai cittadini-elettori-contribuenti una nuova tassa? Tassa, per inciso, che dovrebbe determinare trattenute in busta paga? Ma, soprattutto, quanta Irpef si dovrebbe incassare per far fronte ai tagli romani?

 

I numeri

A sindacati, categorie economiche ed enti locali, nella riunione di giovedì scorso l’assessore Calzavara ha così riassunto la vicenda: «Con le leggi di bilancio 2021, 2024 e 2025, il Governo ha chiamato le Regioni ad assicurare un rilevante concorso ai saldi di bilancio della pubblica amministrazione. L’effetto di queste disposizioni è che la Regione del Veneto dovrà assicurare complessivamente nel periodo 2023-2029 un contributo di 504 milioni – cioè più di mezzo miliardo -, di cui 63,9 milioni per l’anno 2025, 94 milioni e mezzo per ciascuno degli anni dal 2026 al 2028 e ben 104,1 milioni per il 2029». Del 2025 si sa: nella manovra di bilancio era stata inserita l’addizionale Irap per le imprese: inizialmente erano stati previsti due scaglioni, 0,10 e 0,50, ma quando il Governo ha corretto il tiro, chiedendo più soldi del previsto, Palazzo Balbi ha dovuto ritoccare le aliquote, passando rispettivamente a 0,18 e 0,65. Per l’anno prossimo l’Irap a carico delle imprese resterà invariata, ma dovendo dare a Roma quasi 100 milioni di euro – e questo nonostante la contrarietà della Conferenza delle Regioni: «Contributo insostenibile», ha detto – si prefigurano o tagli ai servizi o tagli alla compartecipazione alla programmazione europea. O, ancora, questo e quello. Domani, intanto, in Prima commissione consiliare a Palazzo Ferro Fini inizierà la discussione dell’assestamento di bilancio 2025, un provvedimento che prevede complessivamente lo stanziamento di 166 milioni di euro, di cui 38 milioni di nuova spesa e 128 di nuovo indebitamento.





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