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Bagnoli, il contropiano degli industriali: superare scelte ideologiche e datate, servono quattro resort, ristoranti e un mega centro congressi


di
Paolo Grassi

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Le tesi: «Spa irrealistica, Parco Sport da valutare. Città della Scienza? Location da ripensare. L’interdittiva per le costruzioni va rivista»

«Con il nostro documento vogliamo sperimentare anche a Napoli una collaborazione “istituzionale” rinnovata tra pubblico e privato, che porti ad arricchire con nuove idee, capitali, capacità gestionali e di progettazione, la pubblica amministrazione e rendere la stessa la migliore “alleata” di cittadini e imprese, con un’offerta di servizi e beni pubblici sempre più efficienti e facilmente accessibili». Ragion per cui Palazzo Partanna ha messo nero su bianco un voluminoso testo (di «visione strategica»): un quadro articolato di indicazioni, «declinato per ambiti di intervento, che assicurerebbe, se supportato dall’azione delle amministrazioni pubbliche, una spinta ampia e condivisa verso un futuro di crescita, economica e sociale».
Come dire: «Per superare le criticità (che pure vengono elencate in cospicuo numero, ndr ) e promuovere un fattivo e partecipato progetto di sviluppo sostenibile e inclusivo della Città di Napoli e della sua area metropolitana, l’Unione Industriali propone una serie di interventi» che, però, in taluni ambiti, come quello relativo al rilancio dell’area di Bagnoli — tanto più in vista del 2027, quando il Golfo ospiterà le regate dell’America’s Cup — assomigliano più a un contro-programma , rispetto a quello che c’è oggi in campo, piuttosto che a una «rinnovata volontà di collaborazione».
Va ricordato, peraltro, che il documento di cui sopra, approvato a fine aprile dal consiglio generale, ha lasciato — all’interno dell’associazione — scorie polemiche. Resta il fatto che trattasi della linea ufficiale di Confindustria Napoli. 

«Scelte ideologiche…

«La riconversione di Bagnoli — è scritto — è una delle grandi opportunità di sviluppo dell’area napoletana e dell’intera regione, ma non può basarsi su scelte ideologiche fatte più di trent’anni fa». Un esempio? Presto detto: «Come è possibile infatti manutenere un Parco urbano di circa 130 ettari?». Si tratta «di un’area di poco inferiore a quella del Bosco di Capodimonte (quasi 134 ettari). Per avere un termine di paragone, basti pensare che per la sola Villa Comunale sono impiegati circa 60 giardinieri su una superficie di circa 11 ettari. Ipotizzando un numero dieci volte superiore di addetti per tutte le esigenze di manutenzione del Parco di Bagnoli, limitando il costo ad personam ad appena 30 mila euro, la sola spesa per il personale richiederebbe un impegni finanziario per circa 18 milioni annui». Dunque, lo spazio «complessivamente “da coprire” appare eccessivo e foriero di creare seri problemi di gestione, di salvaguardia della qualità e fruibilità dei luoghi, di pesante ulteriore impatto sui bilanci comunali». 




















































… e incongrue»

Sempre secondo gli industriali «con l’intesa tra Governo e Comune, che ha reso disponibili risorse aggiuntive per oltre un miliardo e 200 milioni per la bonifica e il rilancio di Bagnoli, si sono poste le basi per la realizzazione di un’operazione rimasta incompiuta da più di trent’anni». Ma «non si può, al riguardo, non sottolineare che le destinazioni a suo tempo previste per l’area (e che sarebbero alla base delle scelte progettuali) appaiano di fatto incongrue». Tra il 2028 e il 2030, spiega l’associazione guidata da Costanzo Jannotti Pecci, che ha voluto fortemente questo documento, «dovrebbero essere completate rispettivamente la bonifica a terra e quella a mare. È prevista la realizzazione di una serie di opere per complessivi 1,25 miliardi di cui 1,22 Fsc: parco urbano, infrastrutture e reti energetiche e di telecomunicazione, viabilità, risorse idriche, completamento bonifica a terra, rimozione o messa in sicurezza della colmata con bonifica degli arenili, risanamento dei sedimenti marini, waterfront». 

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«Potenzialità rilevanti»

Bagnoli, secondo Confindustria, «potrebbe consentire a Napoli di essere l’unica città al mondo ad avere nell’ambito del proprio territorio urbano 4 resort che, per loro natura, favoriscono una permanenza più lunga di ospiti con alto potenziale di spesa». Allo stesso modo, «vanno verificate ipotesi di rifunzionalizzazione dell’area immediatamente oltre le Porte del Parco e l’Auditorium. L’iniziale ipotesi di destinazione a Spa è irrealistica, tanto più se si considera la vicinanza con un complesso come le Terme di Agnano, il cui recupero tarda a concretizzarsi ma è, di contro, assolutamente necessario. Ci sono duemila metri quadrati per due piani più 700 posti auto». Spazi «molto più circoscritti, rispetto all’erronea progettazione originaria, potrebbero essere dedicati al business dell’estetica. Vi sarebbe la possibilità di avviare attività in diversi ambiti, compresi esercizi di ristorazione, con esclusione di centri commerciali. Peraltro, i tentativi di affidare la gestione del complesso sono andati tutti a vuoto a conferma di quanto risultino fragili alla prova dei fatti le ipotesi d’uso di partenza». Per l’Unione, ancora, «vanno verificate ipotesi di gestione imprenditoriale nel Parco dello Sport, in presenza di impianti importanti a poca distanza in linea d’area. A nostro avviso, il disegno va quindi rivisto profondamente. Siamo pienamente disponibili a dare il nostro contributo di esperienza e di competenze specifiche per rivedere e ripensare in tempo utile i punti chiave di una pianificazione che, per come è nata, rischia di produrre come risultato un sostanziale fallimento, economico e di impatto territoriale». 

L’ex Cementir

Gli imprenditori, peraltro, spingono perché sia approfondita «in tempi rapidi» la possibilità di trasformare alcune strutture del vecchio stabilimento. In primo luogo, «l’acciaieria di circa 280 mila metri cubi, che, se le condizioni lo consentissero, stando a ipotesi allo studio, potrebbe diventare il più grande centro congressi del Sud Europa, con una capacità di migliaia di posti. Con opportunità di realizzazione di strutture ricettive per accogliere anche i congressisti internazionali». Le cubature previste, «se pur ridotte, potrebbero essere “compensate” dall’utilizzo o dall’abbattimento di strutture preesistenti (ad esempio, Cementir)». 

Il parco scientifico

Accanto «all’attrattore naturale costituito da un lungomare balneabile, a poca distanza, va data concretezza alla citata ipotesi di edificare strutture ricettive di elevato livello. La stessa localizzazione di Città della Scienza andrebbe ripensata, alla luce della necessità di valorizzare adeguatamente la linea di costa in termini di sviluppo turistico». 

Trasporti e «nuove costruzioni»

Ma le proposte dell’Unione non finiscono qui: «Va prolungato il percorso della linea 6. Vanno interrate la linea Metropolitana 2 e la linea Circumflegrea che, attualmente, “tagliano” il territorio di Bagnoli. Così come il trasporto su gomma può essere supportato da un sottopasso che unisca Bagnoli all’uscita tangenziale di Agnano».
L’impegno finanziario per Bagnoli «è tale da richiedere la massima attenzione a ottimizzarne gli esiti. A tal riguardo, chiediamo vengano sciolti nodi che potrebbero condizionare la riuscita dell’operazione. Tra le criticità, l’interdittiva alla realizzazione di nuove costruzioni nell’area flegrea».

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24 giugno 2025 ( modifica il 24 giugno 2025 | 07:16)

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