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Ance, piano casa da 15 miliardi. Fitto apre: risorse dai fondi Ue


Federica Brancaccio, la presidente dell’Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori, la mette giù piatta. «Trovare una casa oggi è molto più difficile che trovare un lavoro». Soprattutto là dove l’offerta di occupazione è maggiore, vale a dire nei grandi centri urbani. La casa, spiega insomma Brancaccio durante l’assemblea annuale dell’Associazione, è una vera emergenza.Per affrontare il«disagio abitativo», sostiene la presidente dell’Ance, servono «almeno 15 miliardi» nei prossimi dieci anni.Sembra una cifra alta, ma in realtà, aggiunge Brancaccio, «i soldi non sono un problema». Tra revisione del Pnrr, fondi europei per la coesione, risorse della legge di Bilancio, ci sono disponibili nel prossimo decennio ben 120 miliardi di euro.Il Commissario europeo alla politica regionale e alla coesione, Raffaele Fitto, dà ragione all’Ance. I soldi ci sono.

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Ma bisogna muoversi. Tra settembre e ottobre i governi dei Paesi europei potranno presentare delle proposte per rimodulare i progetti per i quali utilizzare le politiche di coesione. Su questi fondi potranno essere dirottate anche le opere del Pnrr che si pensa non si riuscirà a portre a termine entro agosto del prossimo anno, una dead line ormai considerata invalicabile. Tra le cinque priorità indicate dalla Commissione alle quali sarà possibile riassegnare le risorse, c’è l’emergenza abitativa (le altre sono difesa, competitività, energia e acqua). Le procedure, ha spiegato ancora Fitto, saranno chiuse da Bruxelles a novembre. Il tempo corre.

IL PUNTO

Il punto però è anche u altro. Per poter accedere alla rimodulazione sarà necessario fare “massa critica”. Il problema è la frammentazione delle competenze che spinge i ministeri a muoversi per comparti stagni. Nell’ultimo decreto “economia”, per esempio, il turismo ha ottenuto 120 milioni per gli alloggi di camerieri e baristi. Qualsiasi ministero potrebbe fare lo stesso, muoversi autonomamente: dall’agricoltura per i braccianti, alla Pubblica amministrazione che pure non riesce a coprire i posti vacanti nel Nord del Paese per il caro-casa.

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Se invece si crede nel Piano casa, ha detto ancora Brancaccio, «occorre un coordinamento centrale affinché tante iniziative, che oggi sono in corso, confluiscano in un solo progetto Paese». Il Piano casa dovrebbe incrociarsi con la rigenerazione urbana, chiesta a gran voce dai costruttori. Dopo 76 tentativi falliti di rivedere le norme, Brancaccio ha chiesto ai politici in platea di poter commentare, tra un anno, finalmente una nuova legge. Il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha annunciato che in Senato il percorso della legge sulla rigenerazione ripartirà.

Poi c’è il solito punto dolente dei pagamenti. O mglio, dei ritardi di pagamento della Pubblica amministrazione. Dopo oltre 10 anni dall’apertura della procedura di infrazione europea, ha ricordato Brancaccio, ci vogliono ancora più di cinque mesi per ottenere il dovuto contro i 30 giorni previsti dalle norme. Sui ristori per il caro materiali, ha ricordato poi il presidente dell’Ance, «stiamo aspettando quasi tre miliardi di euro per lavori realizzati dal 2022 in poi. E c’è chi rischia di non riceverli mai», ha detto ancora, «come le 2.500 imprese impegnate nei 5 mila cantieri finanziati con il Fondo per le opere indifferibili». Va meglio il Pnrr, dove secondo l’Ance il 60 per cento dei cantieri è iin corso o concluso. E il “metodo Pnrr” dovrebbe essere replicato anche nel futuro, a cominciare proprio dal Piano casa.

LE RISPOSTE

Chi prova a dare qualche risposta è il ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini. Ai costruttori annuncia di aver appena sbloccato 660 milioni per il ristoro del caro materiali. Il ministro ha anche provato a rispondere alle polemiche sui continui ritardi dei treni. «Quando hai il massimo storico di cantieri aperti e treni circolanti», ha detto, «ogni giorno ci sono difficoltà. L’alternativa sarebbe ridurre il numero dei cantieri o il numero treni, nessuna delle due alternative e possibile», ha aggiunto il ministro. «Non e possibile ridurre il numero di corse, l’anno scorso hanno viaggiato mezzo miliardo di persone. Potrei ridurre il numero dei cantieri – ha detto ancora Salvini – ma non farei un buon servizio ai nostri figli».

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