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Donne e lavoro, con la maternità il gap cresce ancora di più


Oltre 70 pagine di dati, raccolti da Istat e incrociati con dati di ricerca mostrano come la maternità, purtroppo, contribuisca ad aumentare il gap tra uomini e donne nel mondo del lavoro.

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Il rapporto presentato da Save the children, nel dossier “Le Equilibriste – La maternità in Italia 2025 giunto alla sua decima edizione ci mostra una fotografia piena di ombre e complessità in un panorama nazionale già in sofferenza.

Le ‘equilibriste’ sono tutte quelle donne, che già gravate da un gap occupazionale di genere decidono di mettere al mondo dei figli e di accumulare, quindi un ulteriore penalty per la propria carriera personale e professionale. Una sfida complessa e multidimensionale quella intrapresa e registrata in termini di numeri nel rapporto presentato alla stampa nel maggio scorso.

Donne e lavoro, maternità influisce su gap occupazionale

Una fotografia di donne coraggiose appunto in continua ricerca di un equilibrio tra le proprie carriere e le sfide quotidiane, che fotografa l’ultimo anno ma riprende anche tematiche e sollecitazioni degli ultimi dieci anni, lungo i quali lo svantaggio occupazionale delle donne in Italia, e in particolare delle madri, persiste e diviene quasi un dato strutturale del sistema produttivo.

Il rapporto di sofferma, poi, nell’approfondita fotografia di una categoria speciale, qui definita come le “equilibriste tra le equilibriste” che fanno riferimento alle madri in famiglie monogenitoriali, le mamme single, che ancora di più affrontano quotidianamente  sfide uniche e spesso sottovalutate. Queste donne e mamme, pur rappresentando una parte numericamente per nulla trascurabile  del panorama materno italiano, si trovano spesso ad affrontare ostacoli aggiuntivi in termini di supporto sociale e anche di stabilità economica.

Già a partire dal solo dato generale appare chiara la stretta connessione tra i vari fenomeni indagati, leggendo il dato che fissa la distanza tra l’occupazione maschile e quella femminile a 8,9 punti percentuali in assenza di figli, un dato già importante che diviene però scioccante registrando una impennata del divario a 29,2 punti percentuali in presenza di un figlio minore. Difficile valutare come la maternità in Italia non divenga  un ostacolo quasi automatico  per l’occupazione femminile, già registrata a livelli davvero irrisori.

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I dati specifici emersi dal dossier

Esaminando i dati più specifici, si osserva come solo il 62,3% delle madri di un figlio minore tra i 25 e i 54 anni ha un lavoro, contro il 91,5% dei padri nella medesima fascia di età. È palese come le attività di cura dei figli restino ancora oggi, senza alcun balzo culturale, in gran parte, appannaggio delle donne nelle coppie eterosessuali, come confermato dai numeri.

Il divario maggiore lo si registra tra i 25 ed i 34 anni, fascia d’età nella quale si colloca l’età media delle madri alla nascita del primo figlio, individuata sempre secondo i dati Istat 2023 un 31,3 anni. In questa fascia di età le donne con figli che dichiarano di avere una occupazione sono meno del 50,% delle donne attive in quella fascia d’età, per l’esattezza sono appena il 49,5% contro l’89% degli uomini.

Un dato significativo che assume ancora più rilevanza se confrontato con il 66,5% delle donne di pari età che però non hanno ancora, oppure hanno scelto di non abete figli  che invece si dichiara  occupata con un lavoro. Il dato distanzia di ben 17 punti percentuali di divaro il tasso di occupazione delle donne che non sono madri e quelle che lo sono diventate tra i 25 ed i 34 anni.

Occupazione femminile: crisi in tutta Europa

Non consola il dato unitario riguardo all’occupazione femminile che si pone quale un problema non solo italiano. Piuttosto omogenei i numeri in tutta Europa, che vedono l’occupazione maschile maggiore di quella femminile. La distanza più significativa si registra nella Grecia centrale con un distacco pari a 31,4 punti percentuali, per l’esattezza nella regione greca Sterea Ellade.

Subito dopo si posizionano i dati del sud Italia, con tre regioni italiane Puglia, Basilicata e Campania, dove la distanza tra l’occupazione maschile e quella femminile si va ad attestare a 28,7 punti percentuali.

Gli obiettivi per il futuro

Ecco come vanno le cose in Europa, la deadline è al 2030, l’obiettivo fissato dall’Europa è quello di ridurre sotto i 5,8 punti percentuali la differenza tra il tasso di occupazione femminile e quello maschile nella fascia d’età compresa tra i 20 e i 64 anni. Una questione che va ben oltre un tema di giustizia sociale: quando si parla di violenze e femminicidi, è impossibile pensare che una donna possa allontanarsi da un convivente violento se non è indipendente dal punto di vista economico.

Il testo del dossier

Qui il documento completo.



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