Alessandro Carretta, Segretario Generale Assifact e Full Professor all’Università di Roma Tor Vergata
Accelerazione per il factoring internazionale.
Già nel 2024 questo strumento, che comprende operazioni in cui il cedente e/o il debitore risiedono all’estero, aveva registrato un turnover di quasi 73 miliardi di euro (+13,79% sul 2023) rappresentando circa un quarto del mercato totale del factoring in Italia.
Ma nel primo trimestre dell’anno ha subito una ulteriore accelerazione: +20%, secondo i dati comunicati in occasione dell’Assemblea annuale di Assifact, per oltre 17 miliardi di euro di turnover, a fronte di una crescita del turnover complessivo del factoring nel primo trimestre pari al 3,07%.
La spinta al factoring internazionale
Nel dettaglio, alla base della forte crescita del factoring internazionale ci sono l’incremento delle esportazioni di merci italiane, la crescente domanda di transazioni in open account (quando il venditore invia la merce senza chiedere il pagamento anticipato, spesso concedendo una dilazione) da parte degli acquirenti internazionali e quindi la domanda crescente di soluzioni flessibili e sicure per le transazioni commerciali globali.
Gli ostacoli del 2024
Per quanto riguarda i dati complessivi relativi al 2024, il turnover complessivo degli operatori di factoring aderenti ad Assifact ha raggiunto circa 289 miliardi di euro.
Un incremento dell’1% rispetto all’anno precedente, al netto dell’operatività degli acquisti di crediti fiscali derivanti da bonus edilizi che risulta in esaurimento, causa decreti legislativi che, nel corso del 2024, hanno di fatto bloccato la cessione di questo tipo di crediti da imprese a banche o intermediari finanziari.
Il mercato italiano del factoring, che rappresenta circa il 14% del PIL, continua nel suo andamento positivo anche nel 2025.
Cresce il ricorso da parte delle piccole e medie imprese
Inoltre, lo scorso anno hanno fatto ricorso al factoring oltre 32.400 imprese italiane: di queste il 63% è una PMI, a testimonianza del continuo allargamento dello strumento finanziario a realtà di minori dimensioni.
Sempre nel 2024 le operazioni di Supply Chain Finance (finanziamento della catena di fornitura) si sono consolidate al 10% circa del mercato totale italiano, con un turnover cumulativo pari a 28,03 miliardi di euro (+0,89% rispetto al 2023).
Il turnover del factoring delle imprese fornitrici del settore pubblico, da sempre caratterizzato da persistenti ritardi nei pagamenti (anche se in miglioramento negli ultimi anni), si è attestato nel 2024 a quasi 21 miliari di euro.
La qualità del credito del factoring e le nuove definizioni EBA
Positiva anche la qualità del credito: guardando alle esposizioni lorde verso le imprese private, i crediti deteriorati ammontano solo al 2% del totale, le sofferenze all’1,03%.
Assifact ha inoltre elaborato separatamente l’incidenza dei crediti deteriorati vantati verso la PA, a seguito dell’applicazione della definizione di default dell’EBA, che ha portato a un risultato elevato (oltre il 21%) rispetto alle esposizioni nei confronti di imprese private, non coerente però all’effettivo rischio sottostante, praticamente nullo, secondo Assifact.
«Per sostenere efficacemente le imprese – ha sostenuto il Segretario Generale di Assifact e professore all’Università di Roma Tor Vergata, Alessandro Carretta – serve un sistema che faciliti l’accesso al credito tramite lo smobilizzo dei crediti commerciali, anche e soprattutto quando parliamo di imprese fornitrici della PA. È fondamentale un quadro normativo europeo semplificato e proporzionato, che riconosca la specificità e il basso rischio del factoring. La revisione della definizione di default rappresenta un importante tassello».
«I dati – ha affermato il Presidente di Assifact Massimiliano Belingheri nella sua relazione all’Assemblea – confermano il ruolo sempre più rilevante del factoring per la liquidità delle imprese e nel sostenere l’economia reale: in un contesto di debole domanda di credito, la domanda di factoring continua a crescere. Il mercato italiano si distingue per volumi consistenti, con un ruolo rilevante nel supporto alle PMI e all’export: il segmento internazionale rappresenta ormai un quarto dei volumi e cresce a doppia cifra. La qualità del credito rimane molto elevata sul settore privato e rischi sostanziali contenuti sul settore pubblico. Serve ora una semplificazione normativa coerente con queste evidenze».
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