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“T2 e e-Brt? Senza altri fondi ci saranno tagli nel trasporto pubblico”


Bergamo. Lo scenario peggiore è che nel giugno 2026, quando i binari della T2 e le corsie preferenziali dell’e-Brt saranno pronte all’uso, tram e bus elettrici rimarranno fermi nei depositi appena costruiti. Quello, forse, più realistico indica come per attivare le nuove infrastrutture sarà necessario tagliare il servizio in altre aree della provincia.

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L’immobilismo delle risorse destinate al trasporto pubblico provinciale non lascia presagire un’alternativa: mentre la Bergamasca viaggia, costruisce nuove linee e chiede fondi per farle funzionare, il quadro dei finanziamenti non cambia.

Rimane aperto il nodo legato alla ricerca delle risorse necessarie per l’attivazione dell’e-Brt Bergamo-Dalmine e della linea Teb T2. “Deve risolverlo la politica – sentenzia Angela Ceresoli, presidente dell’Agenzia del Tpl di Bergamo -. Il nostro compito è organizzare il servizio, senza fondi aggiuntivi l’unica soluzione è sacrificare qualcosa”.

“La questione è semplice, nuovi servizi comportano fabbisogni aggiuntivi”, ribadisce Marcello Marino, direttore dell’Agenzia. Le risorse extra che serviranno per le nuove linee sono ancora in fase di valutazione. “Non è un calcolo semplice – ammette Marino -. Solo quando avremo una cifra e ci saremo confrontati con Atb e Teb si aprirà il capitolo della copertura delle spese: è interesse di tutti i soci garantirne l’attivazione assicurando la tenuta delle aziende e il rispetto dei vincoli di bilancio”.

Intanto, nel pomeriggio di mercoledì 25 giugno, l’Agenzia ha presentato l’aggiornamento del programma di bacino, ipotesi di progettualità del sistema di trasporto pubblico provinciale senza il vincolo delle risorse. “Abbiamo gettato il cuore oltre l’ostacolo pensando ad un servizio che rispondesse alle vere esigenze del territorio”, afferma la presidente Ceresoli.

 

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La presentazione del programma nella Sala Viterbi di via Tasso

 

La fase di consultazione pubblica si chiuderà il 20 luglio: il piano poi finirà sul tavolo di Regione Lombardia per il necessario parere della Giunta. La speranza di Marino è di avere il programma definitivo entro i primi giorni di agosto, mentre in autunno si parlerà dei futuri affidamenti del servizio.

“Abbiamo immaginato due livelli di servizio – spiega Martino -. Una situazione ‘minima’ che ricalca quella attuale, carente in alcuni aspetti, e una a cui tendere, con un rinforzo dei servizi per rispondere alle esigenze di spostamento della popolazione”. Secondo le prime stime per realizzare l’ipotesi più ideale servirebbero tra i 20 e i 30 milioni di euro in più. “Una prospettiva finanziaria che non abbiamo, ci sono difficoltà a realizzare anche il programma minimo”, chiarisce il direttore.

Tenendo conto dello scenario post-Covid (l’ultimo aggiornamento risaliva al 2019, ndr) e della realizzazione dei nuovi progetti infrastrutturali (non solo e-Brt e T2, ma anche il raddoppio della linea per Ponte San Pietro e il treno per Orio, ndr), il programma individua una struttura policentrica nella mobilità del territorio.

Al giorno vengono registrati 2 milioni di spostamenti in tutto il bacino, di cui solamente il 15% (circa 340mila, ndr) con il Tpl, con  i flussi addensati principalmente tra la Bassa e l’hinterland di Bergamo. Oltre ai flussi lungo le linee extra urbane diretti al capoluogo, ci sono almeno 5 poli secondari che originano e attraggono spostamenti dai Comuni vicini: si tratta di Dalmine, Treviglio, Ponte San Pietro, Albino e Seriate. “Flussi attualmente composti da spostamenti privati – precisa il direttore -. In questi centri il servizio è inadeguato la nuova rete dovrà aderire ad un modello che riconosca la molteplicità dei poli, un Tpl con caratteristiche urbane e fitti collegamenti con i Comuni vicini”.

Vista la frequenza (ogni 10 minuti, ndr) del treno per Orio l’aggiornamento del piano allude anche ad un riesame necessario della Linea 1 di Atb di collegamento tra Bergamo e l’aeroporto, mentre Porta Sud “avrà un peso sulla riorganizzazione dei flussi in città – chiosa Marino -, spostando quanto meno una sezione dell’asse di arrivi e partenze dalla parte nord della stazione”.

Si lascia intravedere anche una rivalutazione del perimetro dell’attuale area urbana di Bergamo, definita nel 2001. “Le nuove analisi – spiega il direttore – restituiscono una sostanziale conferma con una possibile variante: l’uscita di Dalmine, centro di fatto indipendente dal capoluogo”.

Ma il grande cambiamento che nel giro di alcuni anni potrebbe concretizzarsi è l’istituzione di un Sistema Tariffario Integrato del Bacino di Mobilità (Stibm) su richiesta di Regione Lombardia: la volontà è eliminare nel biglietto la distinzione tra le aziende che offrono il servizio con un titolo di viaggio che in una specifica area valga per prendere qualsiasi mezzo.

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“Dalla Regione l’indicazione era di creare un’unica zona: comodo per gli utenti, ma estremamente pesante per i gestori”, osserva Marino”. Il compromesso inserito nel programma prevede una divisione del bacino in 5 macrozone: l’area urbana di Bergamo, l’insieme di Isola, Valle Imagna e Val Brembama, la Pianura, la Val Seriana e l’area dei laghi con Val Cavallina e Grumellese.

 

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La mappa della provincia con l’ipotesi delle 5 nuove aree

 

“Immaginiamo che all’interno di queste zone con un singolo biglietto si possa viaggiare ovunque – conclude il direttore dell’Agenzia -. Pensiamo anche all’introduzione di un ticket che permetta spostamenti in tutto il bacino”. Ora si attende l’approvazione di Regione Lombardia sullo schema ipotizzato, per poi arrivare alla definizione delle tariffe che sarebbero messe in pratica con le prossime gare per il servizio.

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