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Ue, maggioranza Ursula a rischio per la normativa anti-greenwashing


Attorno alla direttiva anti-greenwashing si è innescato un braccio di ferro che rischia di mettere fine in Europa alla cosiddetta maggioranza Ursula. L’antefatto: nei giorni scorsi il Partito popolare europeo ha chiesto di «rivedere» o direttamente «ritirare» la Green claims directive perché, a detta del gruppo conservatore presente all’Europarlamento, le norme previste penalizzano le imprese europee. Passano poche ore e la Commissione Ue ha fatto filtrare che queste norme, su cui Bruxelles lavora dal 2023 e che dovrebbero impedire alle aziende di continuare con etichette e pubblicità ingannevoli circa l’impatto ambientale dei loro prodotti, stanno finendo su un binario morto. Una mossa che non è affatto piaciuta al gruppo dei Socialisti & Democratici, che ha chiesto un incontro urgente per discutere la vicenda. E così ieri c’è stato un incontro tra la presidente del gruppo S&D, Iratxe Garcia Perez, e Urusula von der Leyen. Incontro che più che con un chiarimento si è concluso, scrive l’Ansa da Bruxelles, con un ultimatum: Perez avrebbe consegnato alla presidente della Commissione Ue, un aut aut da cui dipende la permanenza del suo gruppo nella maggioranza europea. O arriva una «immediata dimostrazione di fiducia nei confronti della coalizione europeista», è stato il messaggio, oppure di fronte a uno snaturamento di questa maggioranza che ha garantito il secondo mandato a von der Leyen sulla base di un programma ben preciso, i voti dei Socialisti & Democratici non saranno più scontati.

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Le politiche sul clima sono un punto cardine di questo programma, e quindi non è ammissibile per il gruppo S&D cedere sulle norme anti-greenwashing. Il Ppe attacca per non retrocedere e accusa i socialisti di atteggiamento «assordo». Dice Manfred Weber a Politico: «Non appena affrontiamo problemi concreti, la sinistra ci accusa automaticamente di collaborare con l’estrema destra. Il prerequisito per una cooperazione costruttiva è il realismo. Il fatto che in futuro le aziende debbano ottenere l’approvazione per la pubblicità ecologica prima di poterla utilizzare è una grottesca follia burocratica e non la sosterrò».

Il modo semplicistico con cui imposta la questione Weber la dice lunga sui veri motivi del tentativo di affossare, dopo due anni di confronto, le norme anti-greenwashing. Anche la motivazione che le nuove regole avrebbero colpito le piccole e medie imprese, sollevata tanto dal Ppe quanto dai portavoce della Commissione Ue, non sta in piedi alla luce del fatto che all’Europarlamento già si era formata una maggioranza trasversale pronta ad escludere le Pmi dall’obbligo di rispettare la direttiva.

E mentre diverse associazioni ambientaliste hanno scritto una lettera a von der Leyen per sottolineare la necessità di portare avanti fino all’approvazione la direttiva anti-greenwashing perché, come evidenziano gli stessi dati diffusi dalla Commissione europea, attualmente la metà di tutti i marchi verdi offre una verifica debole o inesistente in materia, e «il 40% delle affermazioni non ha prove a sostegno, portando a una diffusa confusione dei consumatori e alla mancanza di condizioni di parità per le aziende che investono seriamente nella transizione verde», mentre Wwf, T&E, Can Europe, Birdlife intrenational e European environmental bureau sottolineano che «il ritiro della direttiva sulle indicazioni ecologiche sarebbe direttamente in contrasto con l’impegno della Commissione europea», anche una voce italiana si fa sentire contro il tentativo di affossare la direttiva anti-greenwashing.

La segretaria del Pd, Elly Schlein, che ieri era in trasferta proprio a Bruxelles per partecipare all’evento “Tutta un’altra Europa” organizzato dalla delegazione Italiana dei Socialisti & Democratici al Parlamento europeo, dice che la Commissione europea sta commettendo un serio errore nello «scavalcare il Parlamento che stava negoziando». E poi, dopo aver confermato l’incontro della Perez: «I nostri voti non possono essere dati per scontati e vi assicuro che i nostri voti contano parecchio».





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