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ecco le nuove priorità strategiche


Il primo aprile, poche ore prima che Trump sconvolgesse il commercio internazionale con l’annuncio sui dazi, la Commissione europea ha presentato una proposta di riforma della politica di coesione, con l’obiettivo di adattarla a un contesto geopolitico sempre più incerto.

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Riforma della politica di coesione: un adattamento necessario

Nel quadro della prevista revisione di metà periodo, il Vicepresidente esecutivo Raffaele Fitto, responsabile per la coesione e le riforme, ha delineato un ventaglio di priorità, nuove o riviste, su cui Stati Membri e regioni potrebbero investire maggiormente negli anni a venire: tecnologie critiche, difesa, emergenza abitativa, gestione dell’acqua e transizione energetica.

L’idea di fondo è chiara: i programmi nazionali e regionali adottati nel 2021 e 2022 necessitano di un “check-up” per valutare se e come riorientare parte delle risorse su ambiti diventati più urgenti, anche alla luce dell’instabile quadro politico internazionale. Ma anziché una revisione standard, la Commissione propone un aggiornamento strategico.

L’obiettivo è rendere la politica di coesione più efficace e rapida nella spesa, incoraggiando gli Stati membri e le regioni a investire nelle priorità strategiche europee, mantenendo allo stesso l’attenzione sugli obiettivi storici della coesione, ovvero riduzione delle disparità economiche, sociali e territoriali.

Gli obiettivi della riforma della politica di coesione

L’obiettivo è triplice: rendere la politica di coesione più reattiva ed efficiente nella spesa; mantenere saldo il suo scopo originario – ridurre le disparità economiche, sociali e territoriali all’interno dell’Unione europea; sostenere nuove priorità comuni europee. Il tutto con un occhio alla futura politica di coesione, post programmazione 2021-27, che verrà definita nei prossimi mesi: la proposta della Commissione sul futuro bilancio è prevista per luglio.

La piattaforma STEP per la competitività

Preservare il vantaggio competitivo dell’Europa sulla scena globale è cruciale per garantirne prosperità futura. In questo scenario, l’innovazione industriale gioca un ruolo centrale, richiedendo investimenti mirati nelle cosiddette tecnologie critiche – come il clean tech, la biotecnologia e la deep tech – identificate attraverso la Piattaforma STEP (Strategic Technologies for Europe Platform).

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Già riconosciuta come uno strumento importante, STEP è destinato ad assumere un ruolo ancora più centrale: i programmi italiani, sia nazionali che regionali, stanno già orientando risorse significative in questa direzione.

Una delle principali novità della proposta della Commissione è l’estensione del sostegno della coesione a imprese di tutte le dimensioni, non più solo alle piccole e medie imprese. I settori prioritari includono la difesa, le tecnologie strategiche e la decarbonizzazione dei sistemi produttivi – incluso per il comparto automobilistico.

Infine, investimenti per la competitività delle imprese potrebbe aiutare le imprese più colpite ad attutire gli effetti negativi dei dazi.

Investimenti in difesa: più flessibilità e incentivi finanziari rafforzati

Tra le novità più significative della proposta di riforma della politica di coesione figura l’apertura al finanziamento di progetti nel settore della difesa. Una possibilità del tutto facoltativa, lasciata alla libera scelta degli Stati membri e delle autorità regionali.

Questa nuova flessibilità risponde in particolare alla richiesta avanzata da Paesi come Polonia e Stati baltici, direttamente esposti agli effetti della guerra russa contro l’Ucraina. Per questo motivo, la Commissione ha previsto incentivi finanziari rafforzati per i programmi di coesione attuati nelle regioni di confine orientali dell’Unione, colpite in modo sproporzionato dal conflitto.

In concerto, i programmi potranno finanziare infrastrutture a uso civile a uso civile che possano però anche facilitare la mobilità militare, oppure il sostegno alle capacità produttive di imprese – grandi e piccole – attive nel settore della difesa. Un’attenzione particolare è rivolta alle tecnologie dual-use, ovvero con applicazioni sia civili sia militari, considerate strategiche per la resilienza e la sicurezza europea.

Case accessibili: raddoppiano le risorse per l’edilizia sociale

La Commissione propone di raddoppiare l’importo dei finanziamenti della politica di coesione destinati all’edilizia abitativa a prezzi accessibile, per passare da 7.5 a 15 miliardi a livello europeo. Per l’Italia, secondo le stime secondo le stime dell’Associazione nazionale costruttori edili (ANVE), ciò si tradurrebbe in un aumento da 730 milioni a circa 1,46 miliardi di euro.

Gli Stati membri potranno inoltre mobilitare finanziamenti pubblici e privati utilizzando un nuovo strumento finanziario istituito in collaborazione con la Banca europea per gli investimenti (BEI). Questo meccanismo consentirà di combinare i fondi della coesione con le risorse della BEI, di altre istituzioni finanziarie internazionali, nonché delle banche nazionali di promozione e degli istituti commerciali.

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Un’ulteriore leva per accelerare gli investimenti nel settore sarà la semplificazione delle procedure locali di autorizzazione e pianificazione urbanistica, con l’obiettivo di ridurre i tempi e aumentare l’efficacia degli interventi.

Più fondi per le risorse idriche tra le nuove priorità della politica di coesione

Tra le nuove priorità della politica di coesione emerge con forza la gestione sostenibile delle risorse idriche. Con l’intensificarsi degli effetti dei cambiamenti climatici – tra cui siccità ricorrenti, carenze idriche e fenomeni di desertificazione – la Commissione europea propone misure concrete per rafforzare la resilienza idrica in tutta l’Unione.

Il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) sarà mobilitato per finanziare progetti volti a migliorare l’efficienza nell’uso dell’acqua, digitalizzare le infrastrutture idriche e sostenere interventi di contrasto alla desertificazione. Si tratta di priorità alla quale molte regioni italiane guardano con interesse per rinnovare la rete idrica o per finanziare la gestione delle acque o del risanamento ambientale.

Nuova politica di coesione: più sostegno alla transizione energetica

La proposta conferma la centralità della transizione energetica tra le priorità strategiche dell’Unione. In particolare, saranno incentivati gli investimenti nelle infrastrutture di ricarica e negli interconnettori energetici – elementi chiave per garantire lo scambio di elettricità tra territori, migliorare l’integrazione delle reti e gestire la domanda nei momenti di picco.

Questi interventi sono essenziali per accelerare la decarbonizzazione, promuovere la mobilità sostenibile e rafforzare la sicurezza energetica in Europa.

Flessibilità e incentivi per i programmi

Per incoraggiare la riallocazione dei fondi verso le nuove priorità strategiche, la Commissione propone misure che uniscono maggiore flessibilità e incentivi finanziari. I progetti sviluppati in questi nuovi ambiti potranno beneficiare fino al 30% di prefinanziamento, mentre i programmi di coesione che destineranno almeno il 15% delle loro risorse complessive a queste priorità avranno accesso a livelli più elevati di pagamenti anticipati.

Una delle novità più rilevanti riguarda il tasso di cofinanziamento: gli investimenti legati alle priorità strategiche potranno essere finanziati al 100% con fondi europei, senza la necessità di un contributo nazionale, a prescindere dalla regione interessata.

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Inoltre, sarà possibile trasferire sul bilancio della coesione progetti inizialmente previsti nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che rischiano di non essere completati entro la scadenza del 2026. Un’opportunità per assicurare la piena realizzazione degli investimenti.

Prossime tappe nell’implementazione della riforma della politica di coesione

Le modifiche proposte ai regolamenti sulla politica di coesione, elaborate nel quadro della revisione intermedia, saranno a breve discusse dal Parlamento europeo e dal Consiglio. Se approvate, le autorità di gestione avranno due mesi di tempo per presentare alla Commissione i programmi rivisti.

L’obiettivo è chiudere il processo di riprogrammazione entro la fine del 2025, così da permettere l’avvio dei nuovi interventi già dall’inizio del 2026.



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