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[Emilia Romagna] De Pascale, dalle parole ai fatti • Partito dei CARC


Rilanciamo il testo integrale della lettera che il Coordinamento di Bologna per la Palestina, cui il P. CARC aderisce, ha inviato alla Regione Emilia Romagna nella persona del suo presidente Michele De Pascale.

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Comunicato del Coordinamento Bologna per la Palestina in merito al ruolo della Regione Emilia Romagna nel genocidio in corso in Palestina e nel supporto all’industria bellica

Da quando Israele ha attaccato la Striscia di Gaza si sono costituiti coordinamenti per la Palestina in tutte le principali città della Regione. A Bologna, il coordinamento Bologna per la Palestina, composto da molte realtà della società civile, è nato per promuovere iniziative di sensibilizzazione, di informazione, mobilitazione e organizzazione, di raccolta fondi e di solidarietà con la Resistenza palestinese. 

Nelle tante iniziative fatte in città abbiamo condiviso queste chiare richieste: 

  • Cessate il fuoco permanente e la revoca dell’assedio della Striscia di Gaza; 
  • Ingresso di aiuti umanitari in quantità adeguata alle necessità della popolazione di Gaza; 
  • Opposizione al piano di Israele di sfollare forzatamente i palestinesi;
  • Liberazione dei prigionieri palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane; 
  • Sanzioni legali contro Israele, compreso un embargo militare globale;
  • Pressioni sostanziali sulla Corte Penale Internazionale (CPI) affinché agisca immediatamente per perseguire i criminali di guerra israeliani;
  • Fine dell’occupazione e del regime di colonialismo e apartheid imposto al popolo palestinese da parte di Israele;
  • Sostegno al diritto di resistenza del popolo palestinese.
  • Fine delle incursioni delle forze armate israeliane e degli attacchi dei coloni contro i palestinesi.

In questi ultimi mesi vediamo sempre più evidente lo sviluppo dell’industria bellica che, a partire dal piano ReArmEu, sta militarizzando l’economia del nostro continente e sta mostrando i suoi effetti deleteri con l’utilizzo delle armi fabbricate nei nostri paesi per il genocidio del popolo palestinese, gli atti di aggressione di Israele in tutto il Medioriente, e la drammatica devastazione ambientale in Palestina. Sappiamo bene che qualunque riarmo nazionale e/o europeo significa produrre morte e più armi per Israele.

Prendiamo atto, e chiediamo di implementarla coerentemente e con urgenza, della comunicazione che il presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale, ha inviato alla Giunta e ai dirigenti della Regione e delle Agenzie Regionali: “A fronte delle gravissime violenze in atto nella Striscia di Gaza, che continuano a colpire duramente la popolazione civile – come dimostrano anche i drammatici eventi degli ultimi giorni a Rafah – e in considerazione del procedimento avviato dalla Corte Penale Internazionale nei confronti del Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, vi invito a interrompere ogni forma di relazione istituzionale con i rappresentanti del suddetto Governo e con tutti i soggetti a esso direttamente riconducibili che non siano apertamente e dichiaratamente motivati dalla volontà di porre fine al massacro in corso, fino a che il rispetto del diritto internazionale non venga ripristinato”.

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Pur nella consapevolezza che è un errore identificare nel solo governo israeliano, e non nell’intera entità sionista, la causa del genocidio in corso in Palestina, crediamo che interrompere i rapporti istituzionali con il governo israeliano possa costituire un primo passo necessario e di umanità difronte al genocidio ed alle azioni terroriste dello stato israeliano. Questo significa interrompere concretamente la complicità della Regione con lo Stato sionista di Israele e, più in generale, rivedere le politiche di riarmo e riconversione dell’industria civile in industria bellica che la Regione negli anni ha avvallato e sviluppato come si può verificare nell’allegato a questo comunicato.

In considerazione del quadro politico regionale per come si è delineato chiediamo: 

  • di interrompere, dove necessario per decreto, tutti gli accordi pubblici e segreti di cooperazione militare, industriale, culturale, scientifica e accademica stipulati in territorio emiliano nel corso degli anni con aziende, agenzie e istituti dello Stato sionista d’Israele e con Enti privati israeliani; 
  • di rivedere la strategia ed il ruolo della RER nel consorzio aerospaziale ANSER volti non al potenziamento ma alla riconversione dal militare al civile e, quindi, l’immediata interruzione di ogni supporto economico e logistico ai processi di riconversione bellica e riarmo; 
  • di istituire un Osservatorio regionale sulla produzione ed il transito di armi con una presenza di rappresentanti della società civile, tra cui rappresentanti di questo Coordinamento, che abbia competenze ispettive sul territorio regionale e di elaborazione, con il coinvolgimento dei lavoratori e di comitati territoriali, di linee guida rispetto ai processi di riconversione a produzioni a fini civili e per la sostenibilità ambientale. 
  • Infine, riteniamo doveroso che la Regione prenda pubblicamente posizione a sostegno delle 32 attiviste raggiunte da un avviso di chiusura indagine perché, insieme ad altre migliaia di persone, nel maggio 2024 hanno bloccato per alcune ore i binari della stazione di Bologna a seguito dell’ennesimo atto genocida israeliano a Gaza.

Chiediamo pertanto un incontro e ribadiamo il nostro impegno a far valere con ogni mezzo necessario la difesa della pace e lo spirito e la lettera dell’Articolo 11 della Costituzione del 1948.

Allegato

Ruolo della Regione Emilia Romagna nel promuove l’industria bellica

Nel documento del 2021 la regione Emilia Romagna pubblica il volume “Strategia di ricerca e innovazione per la specializzazione intelligente 2021-2027” in cui vengono delineati 15 ambiti tematici derivanti dall’incrocio fra i sistemi produttivi regionali e le sfide della Politica di coesione UE 21-27.

Ai 15 ambiti tematici prioritari e alle 8 aree di specializzazione strategica (agroalimentare, edilizia e costruzioni, meccatronica e motoristica, industrie della salute e del benessere, industrie culturali e creative, innovazione nei servizi, digitale e logistica, energia e sviluppo sostenibile, turismo) si sono aggiunte due nuove aree ad alto potenziale di sviluppo: la space economy e il settore delle grandi infrastrutture critiche o complesse.

Tutto questo fa delineare una politica attiva a sostegno dell’industria bellica. In particolare leggiamo che il settore aerospaziale regionale si sviluppa prevalentemente nell’area delle province di Bologna e Modena che insieme contano circa il 59% della totalità delle imprese aerospaziali presenti in Emilia-Romagna. Questa zona coincide storicamente con la Motor Valley, in cui hanno sede numerose importanti aziende attive nell’ambito automotive. Alcune di queste, grazie alla loro esperienza nei campi come la meccatronica, robotica, materiali innovativi, ecc., hanno avviato collaborazioni nei settori di mercato rilevanti come in-orbit servicing, droni, commercial space flight, esplorazione dello spazio, o, in altre parole, aerospazio.

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L’aerospazio è significativo anche in riferimento alle attività di R&S e Innovazione presenti in regione con diversi centri di eccellenza attivi su tematiche specifiche, Università, Tecnopoli, Cineca Laboratori e Enti di formazione.

Sempre più aziende civili stanno convertendo parte (o tutta) della loro produzione al settore bellico, si allunga la supply chain (catena dei fornitori) di chi produce armi o sistemi militari. Leonardo Spa, azienda statale con la maggior parte del fatturato nel settore militare, e uno dei maggiori esportatori e importatori di armi da e verso Israele, conta oltre 4000 fornitori in Italia, per lo più piccole e medie imprese, tra cui molte in Emilia-Romagna. Sono aziende legate all’automotive, ai sistemi ottici, alla meccanica di precisione, all’idraulica, al packaging, alla cyber security che nascono come civili e, complice la crisi, si orientano ad una produzione dual use (civile e militare) in una “riconversione al contrario”.

Riteniamo quindi che l’Emilia-Romagna rivesta un ruolo strategico nella logistica e possegga specificità tecnologiche di rilevanza militare, in particolare nell’ambito dell’aeronautica militare. Non a caso la nostra regione ospita il Comando Operazioni Aereospaziali (COA), che sarebbe un obiettivo strategico in caso di guerra aperta, e strutture come il Northern Italy Pipeline System, cioè l’oleodotto della NATO che rifornisce di carburante le basi da cui partono gli aerei militari destinati alle zone di guerra. 

Per agevolare l’aggregazione e il confronto fra le imprese emiliano-romagnole, associazioni imprenditoriali regionali università e centri di ricerca specializzati, la regione ha istituito il Forum strategico per la promozione della filiera regionale dell’aerospazio. Nel 2024 è stato costituito il consorzio ANSER, il consorzio aerospaziale della Regione Emilia-Romagna, che è la naturale evoluzione dell’associazione temporanea di impresa costituita nel 2021 per cercare uno sbocco sui mercati mediorientali, tra cui Israele. Un gruppo formato da 16 aziende della Regione, con l’obiettivo di affiancarsi ai “successi” della rinomata Motor Valley (o forse per riconvertirle al bellico?), che si propone di diventare un punto di riferimento nel settore aeronautico ed aerospaziale, con una forte enfasi sul mercato mediorientale, dell’estremo oriente e degli Stati Uniti. ANSER è promosso dalla Regione Emilia-Romagna, col patrocinio di Confindustria Emilia-Romagna e in stretta collaborazione con l’Università di Bologna. 

Tra le aziende del consorzio Anser troviamo Curti (fornitore di Leonardo), Bucci (fornitore di Leonardo e GeAvio), Poggipolini che fa parte della supply chain di costruzione dei caccia F35, (in uso anche alle forze armate israeliane) e che con l’acquisizione di Avionec e della statunitense Houston Precision Fasteners, è diventato fornitore delle più grandi industrie armiere statunitensi (Boeing, Lockheed Martin), che continuano a vendere armi a Israele. Nel 2023 l’ad Michele Poggipolini frequentava la fiera delle armi di Israel Aerospace Industries, sottolineando che è un mercato “ad altissimo potenziale, nel quale vogliamo sviluppare diversi progetti”.

Altra importante azienda emiliana è Riva Calzoni acquistata dalla statunitense L3 Harris (multinazionale che negli anni ha fornito sistemi di sorveglianza e di puntamento all’esercito israeliano nei checkpoint, motori ai carri armati Merkava e tanto altro ancora). Calzoni L3Harris negli ultimi due anni (2023-2024) ha continuato ad esportare sistemi di arma direttamente ad Israele. 

Sempre in Emilia-Romagna la Baschieri e Pellagri produce munizioni e fa parte della Fiocchi, azienda di Lecco, una delle aziende interessate dall’export verso Tel Aviv. La Regione Emilia-Romagna collabora inoltre da anni con lo Stato Israele e aziende israeliane in campo agritech e irrigazione, le stesse che sono coinvolte con l’occupazione e la sottrazione delle risorse idriche ai territori occupati. 

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Ci sono poi sempre più aziende di cyber security israeliane che mettono radici in Italia. La Tekapp, azienda modenese con esperti a Tel Aviv, è stata recentemente contestata dagli attivisti per i suoi legami (fino a pochi giorni fa ben evidenti nel sito) con la divisione 8200 dell’esercito israeliano, la divisione che si occupa di sorveglianza, controllo e targeting degli obiettivi e che tra le varie cose è stata accusata  (insieme al Mossad) per crimini di guerra come l’esplosione dei cerca persone in Libano. A.M.O. l’Agenzia per la Mobilità di Modena ha un contratto che la lega alla Tekapp: se vogliamo interrompere i rapporti, partiamo da Modena. A.M.O. deve troncare i rapporti con la Tekapp e altrettanto devono fare le aziende pubbliche e private che hanno rapporti con la Tekapp e con aziende simili. 

Altri esempi sono quelli della Radiflow, israeliana, legata all’IDF e attiva nella cybersicurezza, che ha organizzato con aziende ravennati e con il supporto dell’Autorità Portuale, un importante convegno (settembre 2024).  Il porto di Ravenna è tappa fissa delle rotte commerciali della ZIM di cui è nota l’attività di trasporto armi verso Israele. Sappiamo inoltre che, per un carico di armi illegali diretto a Israele (derivante dal distretto di Lecco) bloccato nel porto di Ravenna e sequestrato il 4 febbraio 2025, altri quattro ne sono partiti senza trovare ostacoli, nei mesi precedenti, dalle dogane di Milano e Bologna. Come è stato possibile?

Nel porto di Ravenna verrà testata una nuova tecnologia di security marittima e sottomarina all’interno del progetto europeo Undersec, finanziato dai fondi europei Horizon, per «l’individuazione di potenziali oggetti pericolosi o illegali in ingresso al porto». Nell’equipe internazionale che dovrà implementare questa nuova tecnologia, ci sono la Rafael Advanced Systems (azienda militare israeliana), l’università di Tel Aviv e il ministero della Difesa di Israele. Il progetto risale all’ottobre del 2023 e verrà implementato entro il 2026.

Se questo non bastasse il movimento in solidarietà alla Palestina nelle università della nostra regione, composto da decine e decine di collettivi studenteschi, ricercatori, professori e personale tecnico amministrativo ha documentato con grande precisione la lista degli accordi che ancora legano i nostri atenei con quelli israeliani e con le aziende di armi.

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