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Mont’e Prama: quando la cultura diventa strategia di sviluppo


Nella varietà dell’entroterra italiano, ci sono modelli concreti di come il patrimonio culturale possa trasformarsi in volano di sviluppo economico e sociale. Il comprensorio di Mont’e Prama è uno di questi e il report condotto da Human Foundation lo conferma.

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Un impatto misurabile

L’impatto economico della Fondazione Mont’e Prama rivela cifre che sfidano ogni scetticismo: 64 milioni di euro generati sul territorio tra il 2021 e il 2024, con un moltiplicatore di 2,4 euro per ogni euro investito. Una performance che molte aziende manifatturiere farebbero fatica a raggiungere.
Questi risultati emergono da un’analisi rigorosa che ha considerato ogni aspetto dell’attività: dall’impatto dei visitatori locali (oltre 2 milioni di euro) a quello dei visitatori esterni (151 milioni), dall’indotto generato dai dipendenti (711 mila euro) alle ricadute degli eventi e delle infrastrutture culturali. La crescita del 38,79% dei visitatori del museo Marongiu e il boom del 54,5% nel primo trimestre 2025 testimoniano un trend in accelerazione.
“Quello che presentiamo è il risultato di un preciso lavoro d’analisi dell’operato della Fondazione dal momento della sua costituzione ad oggi – dichiara Anthony Muroni, presidente della Fondazione Mont’e Prama – L’obiettivo dell’indagine è stato di valutare in modo puntuale l’impatto sociale ed economico delle attività promosse nell’area. Il report finale restituisce una fotografia dettagliata dei risultati raggiunti”.

Una strategia di territorio

La Fondazione Mont’e Prama non si limita a gestire siti archeologici, ma orchestra una strategia complessa che abbraccia diversi settori. L’estate di Mont’e Prama 2025 ne è l’esempio più evidente: quattro festival distinti che spaziano dalla musica al cinema, dalla letteratura alla danza, coinvolgendo artisti di calibro internazionale come Andrea Morricone, Max Gazzè, Francesco Gabbani e Tiromancino.
Questa diversificazione culturale genera un ecosistema virtuoso che attrae pubblici differenti, destagionalizza i flussi turistici e crea opportunità professionali per i giovani della zona. Il nuovo ArcheoBeer Fest e il premio cinematografico Arkeo Ciak rappresentano innovazioni che ampliano ulteriormente il raggio d’azione, coinvolgendo anche il mondo scolastico attraverso progetti educativi mirati.

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L’esperienza di Mont’e Prama dimostra che l’entroterra italiano possiede tutti gli ingredienti per competere nell’economia della conoscenza e dell’esperienza. Non serve essere metropoli per attrarre investimenti e talenti: servono visione strategica, capacità di fare rete e un approccio sistemico alla valorizzazione del patrimonio.

“Il comprensorio del Sinis si conferma, ancora una volta, un palcoscenico ideale per eventi che raccontano la storia, la cultura e le tradizioni locali – continua Anthony Muroni – Ogni angolo di questa area, ricca di testimonianze archeologiche e paesaggi mozzafiato, diventa il punto di partenza per una vera e propria immersione nell’identità e nelle meraviglie della Sardegna. L’Estate di Mont’e Prama 2025 si preannuncia quindi come un’opportunità per tutti coloro che desiderano scoprire il fascino senza tempo di uno dei luoghi in cui le testimonianze archeologiche raccontano settemila anni di storia”.
La Fondazione ha saputo trasformare il Sinis in una vetrina naturale dove archeologia, paesaggio e contemporaneità dialogano creando valore aggiunto. La collaborazione tra istituzioni, la partnership con realtà culturali consolidate come Dromos e l’apertura verso nuovi comuni della zona (Riola Sardo e San Vero Milis) indicano un modello di governance collaborativa che potrebbe ispirare altre realtà italiane.

La cultura come infrastruttura strategica

I risultati di Mont’e Prama confermano che la cultura non è un costo, ma un investimento strategico. In un’epoca in cui la competizione territoriale si gioca sempre più sulla capacità di attrarre residenti qualificati, imprese innovative e capitali, la qualità culturale di un’area diventa un fattore differenziante decisivo.
L’esempio sardo dimostra che è possibile costruire un’economia basata sulla valorizzazione intelligente del patrimonio, creando occupazione qualificata e opportunità di crescita per le nuove generazioni. Un modello che, replicato e adattato, potrebbe rappresentare una delle chiavi per il rilancio dell’Italia interna, troppo spesso considerata marginale rispetto alle grandi aree metropolitane.
Il successo di Mont’e Prama ci ricorda che il futuro dei luoghi non dipende solo dalla loro posizione geografica, ma dalla capacità di valorizzare ciò che li rende unici. “Un’estate all’insegna della cultura e della bellezza – conclude Muroni – con l’intenzione di dare un’impronta di continuità ai nostri Festival rappresentati da protagonisti che ogni anno garantiscono una solida autorevolezza”.



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