Stabilimenti sequestrati a Ostia, posti di lavoro a rischio. E 15mila cittadini rimasti senza le cabine

Tra i 300 e i 500 posti di lavoro persi o in sospeso. Circa 15mila cittadini rimasti senza cabina. Per non citare i danni per l’indotto del settore economico di maggior peso per Ostia. Tredici stabilimenti chiusi sul litorale romano (incluso il datato stop alla Casetta) significa anche privare migliaia di bagnanti e turisti di un servizio. 

Raffica di sequestri

A fronte dei più che legittimi provvedimenti giudiziari, dei sequestri che hanno interessato strutture turistiche gravate da abusi edilizi, resta il fatto che tali interventi sono scattati a stagione balneare inoltrata, lasciando sulla sabbia parecchie incognite e un futuro quantomeno incerto per il lido della Capitale. «Non discutiamo i sequestri, ma la tempistica e le modalità – sottolinea Edoardo Moscara, presidente della Fib e gestore del Belsito – . Ma è lecito chiedere perché non si sarebbero potuti sequestrare solo gli abusi o farli rimuovere, o mettere un commissario per continuare l’attività, come avviene per altre aziende. Qui accanto a noi, al Capanno appena sigillato, hanno cacciato persino i bambini del centro estivo, i bagnanti sono stati costretti a raccattare in fretta le proprie cose e a uscire. L’immagine che si sta offrendo di Ostia non è delle migliori, tanto caos, i cittadini arrivano al mare e non sanno cosa troveranno». 

I bandi e le incognite sul mare

Lo scenario è confuso già da mesi: ci sono stabilimenti sequestrati su input del Campidoglio poiché in parte abusivi, altri per le indagini della magistratura. Poi il nodo-bandi: in alcuni casi i nuovi concessionari – se tutto filerà liscio – riusciranno ad aprire la struttura appena vinta, quando l’estate sarà bella che finita. «Solo al Capanno avevamo 90 lavoratori, per lo più giovanissimi, ma i danni all’occupazione sul litorale sono più ampi» conferma Valeria Strappini, presidente Confcommercio Litorale Sud che parla di eventi che rischiano di «comportare ulteriormente la morte di Ostia». La città si è ripresa a stento dai postumi del commissariamento per mafia decretato nel 2015: difficile per la popolazione comprendere come sia possibile dopo tanti fari accesi sul Lido di Roma che non si sia fatta una totale «pulizia», come la prioritaria legalità – condivisa da ogni cittadino onesto – non possa coniugarsi col buon senso. Gli ultimi episodi, la bomba alla palestra e gli stessi sequestri sulle spiagge, allarmano la cittadinanza che invoca sicurezza e normalità.

Le imprese: indotto danneggiato

 «Non entriamo nel merito delle decisioni della Procura, ma contestiamo la mancanza di sensibilità e attenzione al territorio. – continua Strappini – . Esiste anche un ampio indotto, commercianti, ristoratori, che lavorano con il settore balneare e che ora hanno perso clienti. Senza pensare alle migliaia di romani che si ritrovano senza uno stabilimento. L’alternativa secondo noi esiste, perché uno stabilimento, un bene pubblico, dello Stato, è un servizio che si poteva mantenere operativo a prescindere dalle indagini». «Noi abbiamo partecipato ai bandi comunali e li abbiamo vinti, ci sono imprese e cittadini onesti a Ostia che vanno valorizzati – aggiunge Benedetto Guerci a capo di Imprese Balneari – . Registriamo un notevole afflusso di presenze in questo giugno di bel tempo, è un segnale che il lido di Roma viene apprezzato e merita rispetto e attenzione».

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