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La gestione dei beni demaniali marittimi in Italia entra in una fase decisiva, tra dibattiti, investimenti e proposte concrete. Recentemente Ancona ha ospitato un convegno che ha richiamato l’attenzione su come valorizzare queste aree, cruciali per l’economia locale e nazionale. La legge europea Bolkestein e l’esperienza pratica del porto di Trieste mostrano spunti utili per definire nuovi bandi di gara e creare opportunità per l’impresa privata e la collettività. Un lavoro che si prepara a proseguire a breve con un incontro a Pescara, per mettere a punto strategie operative.

Il convegno di ancona: confronti tra istituzioni, magistratura e imprese sulla gestione dei beni demaniali

Il teatro delle Muse di Ancona ha fatto da cornice a un incontro che ha radunato magistrati, rappresentanti del mondo imprenditoriale, istituzioni ministeriali e associazioni di categoria. L’obiettivo era analizzare i risultati e le criticità nella gestione dei beni demaniali, soprattutto quelli marittimi, tenendo presente le disposizioni della Direttiva Bolkestein. Il magistrato della Corte dei Conti Giovanni Cirillo ha illustrato il parere sulla gestione di questi beni con concessioni ad imprenditori, prendendo come punto di riferimento il caso di Seastock a Trieste, gestito dalla Walter Tosto Spa, che si è aggiudicata per quasi quarant’anni l’area ex Depositi Costieri del porto. L’azienda ha avviato opere che portano benefici all’intera collettività e costituisce un esempio concreto per impostare bandi efficaci, capaci di generare risultati evidenti e moltiplicativi.

Nel corso del convegno si è fatto notare come i beni demaniali oggi valgano meno di altre entrate pubbliche come le scommesse nel gioco d’azzardo, una valutazione che spinge a riflettere sull’importanza di attivare meccanismi di utilizzo più dinamici. È stata evidenziata la necessità di “scongelare” questi patrimoni, mettendoli in esercizio attraverso gare trasparenti e regolamentate, che spingano i gestori a investire e assumersi oneri gestionali. Non a caso si è citato il caso di Chioggia, dove da oltre un secolo non si riesce a definire il valore e la destinazione delle aree demaniali portuali. L’invito, condiviso dagli intervenuti, è quello di adottare modelli simili a quello triestino, dove un controllo rigoroso e la firma di contratti veri hanno fatto nascere un circuito virtuoso.

Le voci degli esperti sul valore economico e ambientale dei beni demaniali marittimi

La sostenibilità ambientale, la sicurezza energetica e l’interesse pubblico sono elementi emersi con forza dagli interventi al convegno. Marzia Mazzoni, sustainability manager di Seastock, ha posto l’accento sul fatto che i beni demaniali costituiscono le basi materiali del benessere collettivo e dell’identità nazionale, soprattutto sulle coste. I porti sono collocazioni dove si misura la capacità organizzativa e civile di una città o di una nazione. La gestione corretta di queste aree, portata avanti con un occhio alla tutela dell’ambiente e ai investimenti green, può rappresentare un motore di sviluppo.

Importante intervento legislativo coordinato

Giovanni Cirillo ha sottolineato l’importanza di un intervento legislativo coordinato, per raccordare le autorità portuali esistenti, la pianificazione territoriale e i trasporti, tenendo conto anche dell’occupazione e della transizione ecologica. La proposta è quella di una legge quadro, da elaborare in collaborazione con Regioni e autonomie locali, che stabilisca regole uniformi e favorisca il diritto di prelazione per i concessionari, ma che consenta anche una concorrenza finalizzata a incrementare gli investimenti. L’esperimento di Seastock nel porto di Trieste, con 21 milioni di euro impegnati, rappresenta il primo caso concreto in Italia e un esempio da seguire.

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Il piano nazionale per i porti: interventi infrastrutturali e sinergie per attrarre investitori

Donato Liguori, direttore generale per i porti, la logistica e l’intermodalità al ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ha delineato un piano di lavori e investimenti che coinvolge l’intero sistema portuale nazionale con particolare attenzione verso Ancona e Trieste. Liguori ha sottolineato l’impegno a favorire chi vuole investire senza timori, creando un clima di certezze normative e procedure rapide. L’obiettivo è stimolare partnership pubblico-privato e valorizzare anche contributi provenienti da fonti private di energia, con sostegno ad iniziative che rispettino i tempi e gli impegni presi.

Questa strategia mira a dare risposte veloci ai tanti bandi da pubblicare per la gestione dei beni demaniali marittimi, cercando di evitare ritardi e possibili lungaggini burocratiche. I bandi dovranno riflettere realisticamente la situazione delle aree e delle imprese portuali, preservando la qualità e incrementando il valore di questi patrimoni pubblici.

Il ruolo dell’autorità portuale e il dialogo previsto per i bandi marittimi a pescara

Vincenzo Garofalo, presidente dell’autorità di sistema portuale del Mare Adriatico centrale, ha illustrato come la gestione dei beni demaniali debba puntare a valorizzare la capacità imprenditoriale e generare investimenti, basando la concorrenza sui risultati prodotti, non solo su aspetti economici immediati. La concessione è vista come un rapporto di collaborazione fra pubblico e privato, in cui le infrastrutture rimangono fondamentali per lo sviluppo.

Si prevede di trasferire a Pescara l’esperienza acquisita ad Ancona e Trieste per dar vita a nuovi bandi per la gestione dei beni demaniali marittimi. L’intenzione è agire con rapidità, chiarezza e concretezza, senza perdere altro tempo, per fornire strumenti utili alle imprese interessate e garantire un uso valorizzato e responsabile di queste risorse. L’obiettivo comune è facilitare una gestione trasparente e produttiva, capace di portare benefici economici e sociali alle comunità costiere.

Durante il convegno hanno preso parte anche Marta Cerioni, docente di diritto pubblico, Giacomo Fossataro, direttore generale Walter Tosto Spa, Raffaele Zanon, presidente di Confimi Industria, Salvatore Minervino, segretario generale dell’autorità portuale, Valentina D’Agostino, procuratore aggiunto di Ancona, e Tommaso Miele, presidente aggiunto della Corte dei Conti, tutti protagonisti che contribuiscono a dare forma a questo percorso di rilancio e gestione dei beni demaniali marittimi.





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