Ex Ilva, scende in campo Confindustria. Ieri mattina il presidente degli industriali di terra ionica, Salvatore Toma, ha accolto nella sede dell’associazione il presidente di Federacciai Antonio Gozzi.
«La situazione attuale è delicatissima – ha dichiarato Toma – e necessita di scelte ponderate, frutto di adeguate riflessioni e soprattutto dettate dal buon senso: tutto quello che si deciderà oggi inciderà nella vita presente e futura del nostro territorio, nella sua interezza, della fabbrica e del Sistema Paese». Forte è la preoccupazione del vertice degli industriali rispetto alle scelte che saranno operate dagli stakeholders, sia che si parli delle istituzioni locali sia che si tratti delle decisioni assunte a livello governativo. «Auspichiamo che l’acciaieria, nel suo prossimo assetto, possa contare sulla presenza maggioritaria dello Stato, sia pure transitoria, per garantire solidità e continuità alla fabbrica, al di là di quello che sarà il soggetto acquirente, capitalizzando l’ottimo lavoro svolto dal management commissariale in questi ultimi mesi di transizione della fabbrica. Mesi difficilissimi che hanno gestito nella maniera migliore possibile» ha concluso Toma.
Per Gozzi, presente a Taranto anche in qualità di consigliere speciale per l’Autonomia Strategica Europea, Piano Mattei e Competitività di Confindustria «occorre evitare di confondere il concetto di ambientalizzazione, cioè di eliminazione di tutte le emissioni nocive per la salute umana, con i processi di decarbonizzazione. Per quanto riguarda il primo aspetto, sono stati stati effettuati interventi fondamentali specifici per ambientalizzare gli impianti tali da portare l’impianto di Taranto ad essere uno dei più ambientalizzati del mondo e ad incidere sempre meno sulla salute – ha puntualizzato il presidente di Federacciai -. Il secondo concetto riguarda l’eliminazione del CO2 dai processi industriali, in particolare dagli altiforni. Questa distinzione non viene mai fatta, ma la decarbonizzazione è la lotta al cambiamento climatico che poco ha a che fare con le note problematiche del territorio jonico».
Gozzi si è anche espresso sulle prospettive della fabbrica: «Per realizzare gli impianti di Dri (preridotto) con i forni elettrici ci vorrà ancora qualche anno: impossibile pensare che si possano fare in tempi brevi». E ha aggiunto: «Occorre che l’Aia consenta l’esercizio di almeno due altiforni fino a quando non saranno realizzati i forni elettrici Dri, e che si rifaccia alle regole europee senza le attuali eccessive prescrizioni».
«Il governo deve battersi in Europa per prorogare le quote gratuite di CO2, altrimenti i costi saranno insostenibili». Sull’idrogeno «da mettere negli impianti Dri, considerando che si parla del 70% al posto del gas dopo il quarto anno» Gozzi ha infine avvertito: «la decarbonizzazione con l’idrogeno in queste percentuali non si può fare».
Intanto se la situazione dell’ex Ilva resta delicata e rischia di minare l’economia complessiva della provincia di Taranto, la Puglia invece continua a crescere anche nel 2024. «Secondo il rapporto Svimez del 19 giugno e l’analisi di Bankitalia il pil pugliese segna un +0,6% in linea con la media del centro-nord e superiore al nord-est». Lo ha dichiarato il presidente della Regione Michele Emiliano commentato i dati economici diffusi due giorni fa.
«Dopo anni di crescita spesso doppia rispetto alla media nazionale – ha proseguito il presidente – il 2024 rappresenta un fisiologico rallentamento, ma non certo una battuta d’arresto. La Puglia mantiene un ritmo positivo, confermato da un +7% di crescita complessiva dal 2022-2024, superiore alla media del centro-nord (+5,6%)». Per Emiliano «le sfide non mancano: la stagnazione del terziario, la minore vivacità del comparto costruzioni, la drastica riduzione della produzione ex Ilva, la crisi del settore automotive, e una minore incidenza degli investimenti Pnrr rispetto ad altre regioni».
«A queste – spiega – si aggiunge un elemento su cui anche il mondo imprenditoriale ha espresso preoccupazione: il ritardo nell’assegnazione delle risorse Fsc da parte del Governo nazionale che, come evidenziato dal presidente di Confindustria Puglia, ha avuto ricadute negative su tutto il sistema delle imprese, rallentando investimenti, programmazione e competitività del tessuto produttivo regionale».
Per il governatore la Puglia ha messo in campo gli strumenti giusti, ovvero numerosi bandi: MiniPIA, Trasformazioni, Contratti di Programma, Nidi, Tecnonidi, Equity e il prossimo Pre-Seed. «I dati sul mercato del lavoro rafforzano il quadro di una ripresa qualitativa: nel I trimestre 2025, la Puglia ha registrato un +0,8% di occupati con punte di crescita nel terziario avanzato, costruzioni, commercio-turismo (+1,5%). L’export tiene nonostante la congiuntura». «La Puglia ha dimostrato di saper reagire – ha concluso Emiliano -. Ora, dobbiamo proseguire insieme: istituzioni, imprese, università, cittadini. Con l’innovazione come motore, la produttività come obiettivo e le persone al centro».
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