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Congelamento del Sailing Yacht A: intervista a Francesco Menditto


Intervista al Procuratore Francesco Menditto, massimo esperto in Italia di congelamento, sequestro e confisca dei beni alla criminlità, sul caso del Sailing Yacht A dell’oligarca bielorusso Andrey Melnichenko, ormeggiato a Trieste, e su come funzionano sequestro e confisca dei beni alla criminalità in Italia.

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Il caso del Sailing Yacht A

Nella notte tra l’11 e il 12 marzo 2022, la Guardia di Finanza ha eseguito un congelamento amministrativo nei confronti del maestoso Sailing Yacht A, uno dei più grandi yacht a vela del mondo del valore di 300 milioni di Euro, ancorato nel Golfo di Trieste. Un colosso dalla forma avveniristica, lungo 143 metri, costruito in Germania da Blohm eVoss e impreziosito da interni di lusso progettati dal designer Philippe Starck.

Il provvedimento è stato adottato in attuazione del Regolamento (UE) 2022/328, parte del pacchetto sanzionatorio dell’Unione Europea contro gli oligarchi russi, dopo l’invasione dell’Ucraina.

Il miliardario bielorusso Andrey Melnichenko, ritenuto vicino al presidente russo Vladimir Putin, è indicato come beneficiario effettivo dello yacht, sebbene la sua difesa sostenga che il bene sia formalmente intestato a un trust con un fiduciario indipendente.

Nel frattempo, i costi di mantenimento del Sailing Yacht A si aggirano tra i 20 e i 40 mila euro al giorno, equivalenti a circa 9 milioni di euro l’anno. Ad oggi, la spesa totale per la custodia ammonta alla cifra astronomica di circa 27 milioni di euro, pagati dallo Stato Italiano.

Si apre duque un interrogativo centrale per l’opinione pubblica: recupereremo mai tutti questi soldi? Ha risposto alle nostre domande in una intervista esclusiva per Lentepubblica, il Procuratore Francesco Menditto, massimo esperto in questo campo.

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Francesco Menditto e la gestione dei beni confiscati alla criminalità

Francesco Menditto, attualmente Procuratore della Repubblica a Tivoli (precedentemente a Lanciano), è riconosciuto a livello nazionale come uno dei maggiori esperti italiani nelle misure patrimoniali di prevenzione, inclusi sequestro, confisca e congelamento di beni legati alla criminalità.

Membro del Consiglio direttivo dell’Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati, fu tra i primi, dopo l’entrata in vigore del codice antimafia nel 2012, ad applicare le norme originariamente pensate solo per i mafiosi anche a reati di “colletti bianchi” come evasione fiscale, corruzione e bancarotta, aprendo una nuova stagione giurisprudenziale e contribuendo a decine di sequestri e confische significative.

Il suo impegno ha inciso profondamente sul miglioramento dell’efficienza della macchina burocratica: ha contribuito a razionalizzare i percorsi di sequestro e confisca, ha proposto nuovi modelli organizzativi per l’Agenzia valorizzando strumenti per recuperare e riutilizzare patrimoni illeciti.

Lo yacht di Melnichenko: gestione, responsabilità e costi

Abbiamo chiesto, dunque, al Procuratore Menditto delucidazioni sul congelamento del Sailing Yacht A.

La procedura di congelamento del Sailing Yacht A prevede che al momento della conclusione della guerra in Ucraina il bene venga restituito all’oligarca Andrey Melnichenko e le spese per la sua manutenzione vengano risarcite. Se fosse dimostrato che non è suo ma appartiene a un trust, chi paga?

Il mantenimento è a carico dell’Agenzia del Demanio, in particolare la sezione del Friuli Venezia Giulia. Il Demanio deve utilizzare fondi propri, salvo che i costi non eccedano le disponibilità, come succede per il Sailing Yacht A. In tal caso paga lo Stato italiano. Se il bene viene restituito, il proprietario dovrà risarcire lo Stato. Ma se il trust e Melnichenko continuano a rimpallarsi la proprietà, vuol sapere chi paga? Lo Stato. Dire che il bene non è proprio ma appartiene ad altri è una difesa molto comune. Sia all’esito del procedimento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, sia per il Tar Lazio, che comunque interviene su singoli provvedimenti, nel caso ipotetico in cui dovesse risultare che questo bene è stato male sequestrato a questo soggetto, andrebbe a questo punto restituito senza che lo Stato abbia risarcimenti.

Lo Stato italiano può impossessarsene definitivamente?

Il congelamento è una misura europea, non è un sequestro finalizzato alla confisca, ma a bloccare l’uso del bene. Serve a evitare che venga utilizzato per finanziare il terrorismo. Questo tipo di sequestro può durare anche anni, ma alla fine il bene va restituito. Tuttavia, se si attiva un procedimento penale o di prevenzione, può essere anche confiscato.

Se il Sailing Yacht A diventasse di sua proprietà, lo Stato italiano potrebbe rivenderlo?

Sì, ma è complicato. L’Agenzia del Demanio ha competenze diverse da quelle dell’Agenzia per i beni confiscati alla mafia. In ogni caso, la vendita è possibile tramite procedure trasparenti, anche con trattativa privata se necessario. Tuttavia, per un bene così particolare, servono competenze e discrezionalità. La vendita non è impossibile, ma complessa.

Si potrebbe nel frattempo affittare o noleggiare lo yacht per ridurre i costi?

In teoria sì, ma nella pratica è difficile. L’Agenzia del Demanio dovrebbe assumersi grandi responsabilità senza una normativa chiara che lo autorizzi. E trovare chi vuole noleggiare uno yacht appartenuto a un oligarca sanzionato non è semplice. Servirebbe cercare anche all’estero.

Esiste un portale pubblico dove i cittadini possano avere contezza dell’andamento delle confische e delle somme recuperate attraverso affitto o vendita?

Per i beni confiscati alla mafia sì, esiste un portale dell’Agenzia Nazionale. Per i beni congelati dal demanio non credo ci sia un portale pubblico altrettanto dettagliato. Ma in passato ci sono stati bandi pubblici per la vendita di beni statali.

Confisca di beni alla mafia e fondi PNRR cancellati

Il provvedimento per il congelamento del Sailing Yacht A segue una procedura a livello europeo che non è di diretto controllo dell’amministrazione italiana. Il Procuratore Francesco Menditto ha spiegato anche come funzionano sequestro e confisca dei beni alla criminalità in Italia, attraverso una macchina sempre più efficace che fa scuola a livello internazionale e che mira a ottimizzare il rapporto spese di custodia e ricavi dalla messa a reddito.

Per quanto riguarda i beni sequestrati o confiscati alla criminalità organizzata, il mantenimento e la custodia degli stessi funzionano allo stesso modo?

C’è una disciplina molto precisa. I beni vengono amministrati dallo Stato fino alla confisca definitiva. Se durante il sequestro provvisorio il bene è troppo oneroso da mantenere, può anche essere distrutto. Ma si cerca sempre di limitarne i costi. Se possibile, si usano i fondi sequestrati al proprietario per ristrutturarlo o metterlo a reddito.

Cosa accade se i fondi per la ristrutturazione non ci sono?

Se il bene è troppo degradato e non si riesce a venderlo o ristrutturarlo, viene demolito. Lo Stato valuta sempre costi e benefici. A differenza dei beni congelati, per quelli confiscati ci sono normative più chiare.

Cosa pensa della cancellazione dei 300 milioni di euro destinati dal PNRR al recupero dei beni confiscati?

È stata una grande occasione persa. Con quei fondi si sarebbero potute rimettere in funzione migliaia di strutture e immobili confiscati. Sarebbe stato un circolo virtuoso: meno spese per lo Stato, più servizi per i cittadini, più Pil, più legalità. Purtroppo la politica ha deciso diversamente.

Dunque è giusto dire che questi investimenti avrebbero generato un ritorno economico e sociale per lo Stato?

Assolutamente. I beni confiscati possono diventare caserme, centri antiviolenza, cooperative agricole, spazi ricreativi. I comuni spesso rinunciano a gestirli per mancanza di fondi. Con 300 milioni avremmo potuto rigenerare un patrimonio enorme. E portare beneficio alla collettività, sia sociale che economico. In questo ambito, l’Italia fa scuola, è un modello per l’Europa e il Sud America.

Congelamento, sequestro e confisca: cosa manca ancora

Il congelamento del Sailing Yacht A e i sequestri e confische dei beni alla criminalità hanno punti di contatto. Fondamentalmente in ambedue i casi le procedure si basano su un sistema complesso, fatto di normative europee, responsabilità statali e grandi costi per la collettività. Come ricorda il Procuratore Menditto, l’Italia ha una delle legislazioni più avanzate in materia di beni sequestrati e confiscati, ma servono norme aggiornaterisorse adeguate e soprattutto una volontà politica chiara per trasformarli da simboli di potere criminale a strumenti di utilità pubblica.



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