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Corte dei Conti, queste le partite IVA più a rischio controlli


Le autorità fiscali italiane proseguono con controlli a tappeto, mirati alla prevenzione dell’evasione fiscale nel paese, soprattutto intorno ad alcuni comparti. Il Rendiconto generale dello Stato della Corte dei Conti del 26 giugno 2025 chiarisce il punto della situazione sull’evasione e sul ruolo delle ispezioni in Italia.

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Nel 2024 sono stati registrati 12,6 miliardi di versamenti diretti derivati da operazioni di accertamento e controlli automatizzati. Al centro delle verifiche ci sono soprattutto le partite IVA di alcuni comparti, come l’edilizia, ma anche bar, pasticcerie, gelaterie e il settore del commercio. Al centro del mirino anche studi legali e commercialisti.

Evasione fiscale: le cifre recuperate nel 2024

Il rendiconto riporta quali sono i numeri del recupero fiscale, ovvero quanti soldi sono stati recuperati dal fisco attraverso l’adempimento spontaneo dei contribuenti di fronte a errori o omissioni, ma anche da rilevamenti automatici e controlli mirati.

Ammonta a 12,6 miliardi la cifra recuperata dalle attività di accertamento e dalle verifiche automatizzate. Le iscrizioni a ruolo dei debiti coinvolgono 5,7 miliardi di euro totali, di cui 4,3 miliardi derivano dai controlli automatici.

Va ricordato infatti che il fisco mette in campo diversi tipi di strumenti per effettuare controlli: da un lato ci sono i sistemi autonomi, che per mezzo di database e strumenti informatici specifici individuano i casi di rischio. Dall’altro lato ci sono poi le verifiche mirate, nel caso in cui ad esempio ciò che viene dichiarato non corrisponda a quello che realmente viene percepito dall’impresa o dal libero professionista.

Al centro dei controlli quindi ci sono tutti quei casi di evasione delle imposte relative al reddito, che coinvolgono l’Irpef, l’Irap o tasse come l’IVA. Ma anche mancanze e omissioni nella presentazione corretta delle dichiarazioni.

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Risulta di 4,5 miliardi di euro la quota recuperata dallo strumento del ravvedimento operoso. Il report però definisce il recupero derivato dalle attività di accertamento come “contenuto”, per 4,3 miliardi, mentre intorno alle misure straordinarie come la rottamazione quater, sono stati recuperati 3,5 miliardi.

Cifre comunque ridotte, che segnalano un’attività di controllo modesta in confronto all’evasione fiscale complessiva italiana, proveniente da più situazioni.

Quali sono i settori più a rischio

Alcuni ambiti sono particolarmente nel mirino del fisco per ciò che riguarda i controlli in ottica di riduzione dell’evasione fiscale. Sono comparti considerati tra i più a rischio, per cui queste partite IVA possono più facilmente essere sottoposte ad accertamento.

In primis si parla del settore dell’edilizia e delle costruzioni. Un comparto che già gli scorsi anni ha riscontrato non poche situazioni illecite dal punto di vista fiscale, anche per ciò che riguarda l’accesso indebito a bonus e crediti di imposta.

Seguono gli intermediari del commercio, ma anche studi legali, periti commerciali, ragionieri e commercialisti. A rischio controlli anche altri tipi di partite IVA, che operano nel settore del cibo e della ristorazione. Sono incluse le gelaterie, i bar e le pasticcerie. Altri comparti invece sono soggetti a controlli più sporadici e generalmente riguardano 1 attività su 20.

Il report infine specifica che oggi il recupero è facilitato da strumenti digitali vicini ai contribuenti, che permettono a molti di rimediare a situazioni di debito in autonomia, tramite apposite piattaforme web. Scendono anche le istanze ad interpello, ovvero i quesiti posti dai cittadini al fisco.



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