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Conferenza Onu a siviglia per rilanciare gli aiuti allo sviluppo minacciati dai tagli americani


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La conferenza Onu che si apre a siviglia rappresenta un momento cruciale per il futuro degli aiuti allo sviluppo nel mondo. Riunisce almeno 50 leader internazionali con l’obiettivo di superare una fase critica segnata da riduzioni consistenti nelle risorse destinate alla lotta contro la povertà. Nel mezzo di tensioni geopolitiche e crisi economiche, si cerca di ribadire l’importanza della cooperazione globale per sostenere i paesi più vulnerabili.

Il contesto della conferenza e l’assenza degli stati uniti

Dal 30 giugno al 3 luglio 2025 la città di siviglia ospita la quarta conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo. Tra i partecipanti figurano figure di rilievo come Emmanuel Macron, presidente della Francia, William Ruto, presidente del Kenya, Ursula von der Leyen, presidente della commissione europea, e Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite. Tuttavia, pesa l’assenza degli Stati Uniti, fino a poco tempo fa tra i più importanti finanziatori dell’aiuto allo sviluppo.

Questa defezione, comunicata dal governo americano senza un sostituto ufficiale alle sue rappresentanze, riflette scelte politiche di riduzione dei fondi e orientamenti nazionali concentrati su altre priorità, come la difesa. Il ritiro degli Stati Uniti rischia di compromettere non solo la raccolta di fondi ma anche la collaborazione diplomatica essenziale per affrontare emergenze globali come povertà, malattie e cambiamenti climatici. L’assenza del principale finanziatore storico mette in evidenza l’erosione di un modello consolidato di cooperazione internazionale.

Le assenze e le presenze di rilievo, le sfide interne dei paesi coinvolti

L’assenza di Sudafrica, manifestata dall’annullamento della visita del presidente Cyril Ramaphosa, segna un ulteriore colpo in una conferenza già provata dallo scarso coinvolgimento di Washington. Ramaphosa motivò la sua mancata partecipazione con questioni di politica interna legate a situazioni delicate nel suo paese, dove le pressioni economiche e sociali incidono pesantemente.

Nonostante queste defezioni, la conferenza vedrà arrivare oltre 4.000 rappresentanti tra imprese, mondo accademico, società civile e istituzioni finanziarie. Questa partecipazione ampia lascia intendere un interesse condiviso nel cercare nuove formule per finanziare la lotta contro la povertà e il sostegno allo sviluppo. L’evento diventa così un laboratorio politico e sociale, con attori di varia natura che proveranno a costruire proposte concrete in un quadro internazionale complesso.

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Le difficoltà nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile

Gli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dalle Nazioni Unite per il 2030 appaiono sempre più lontani. Le difficoltà crescono soprattutto per l’arretramento nei finanziamenti da parte dei paesi più ricchi. L’auspicio che veniva dai contributi internazionali in aiuti economici è stato indebolito da tagli considerevoli.

Un esempio significativo è stata la decisione del governo Trump di eliminare l’agenzia Usaid, principale struttura di aiuto statunitense. Anche nazioni come Germania, Francia e Gran Bretagna hanno dovuto rinunciare a quote rilevanti dei loro fondi, in parte per destinare risorse a settori come la sicurezza nazionale e la difesa. Queste scelte hanno ridotto la capacità di intervento soprattutto nei paesi in via di sviluppo, aumentando il divario finanziario necessario per sostenere programmi essenziali.

I dati sulla povertà e gli effetti geopolitici sulle finanze degli aiuti

Secondo Oxfam, i tagli agli aiuti allo sviluppo raggiungono il livello più grave dagli anni Sessanta. Le Nazioni Unite quantificano la mancanza di fondi per lo sviluppo in oltre 4.000 miliardi di dollari ogni anno. La Banca Mondiale conta più di 800 milioni di persone che vivono con meno di tre dollari al giorno. La povertà si è accentuata soprattutto in aree come l’Africa subsahariana.

A complicare il quadro globale contribuiscono barriere commerciali e conflitti internazionali. Le guerre in Medio Oriente e in Ucraina aumentano le tensioni diplomatiche, mentre politiche protezionistiche, come i dazi introdotti durante la presidenza Trump, hanno interrotto flussi commerciali che sostenevano economie fragili. In questo contesto, la cooperazione internazionale appare indebolita, limitando la capacità degli stati e delle organizzazioni di rispondere con efficacia alle sfide dello sviluppo.

La conferenza di siviglia si svolge dunque all’interno di uno scenario complesso e in bilico, con la necessità urgente di ritrovare strumenti condivisi per impedire che la lotta alla povertà perda slancio proprio quando le disuguaglianze crescono e le emergenze si moltiplicano.





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