30.06.25 – 16:15 – Articolo a cura di Hudy Dreossi
Interpretare in modo pragmatico gli eventi economici in corso e ragionare sulle potenziali opportunità da cogliere nel medio-lungo termine sono esercizi utili per “cavarsela” in questa fase estremamente incerta. Per la seconda parte del 2025, il barometro segna mare agitato e raffiche di vento, ma all’orizzonte non mancano le schiarite. Questa similitudine non vuole offrire facili speranze, ma aiutare a comprendere un paradosso che sta sconvolgendo esperti e analisti: nel concreto, è più difficile prevedere l’andamento dei mercati nei prossimi dodici mesi che immaginare quali saranno le condizioni nel medio-lungo termine.
A partire dalla crisi finanziaria del 2008, si sono progressivamente sviluppate tendenze che hanno modificato e continuano a complicare lo scenario economico globale. L’imperativo per le imprese italiane diventa quindi quello di tamponare la situazione attuale il prima possibile e accettare il cambiamento, rivedendo le organizzazioni e gli assetti aziendali. L’accesso alle tecnologie e la capacità di interpretare le tendenze e le esigenze latenti del mercato saranno il vero fattore di successo.
Una considerazione importante da tenere a mente: la globalizzazione economica è tutt’altro che in crisi. Al contrario, potrà continuare ad apportare benefici agli operatori che sapranno adeguarsi ai nuovi parametri e consentirà loro di superare le conseguenze negative delle grandi questioni aperte, come la crisi demografica, la transizione ambientale e l’evoluzione tecnologica.
Non appena si concluderanno i negoziati per la cessazione delle ostilità in Ucraina e nel vicino Medio Oriente, è ragionevole attendersi un rafforzamento dello sviluppo dell’economia mondiale, in particolare in Asia e nei Paesi in via di sviluppo, dentro una nuova stabilità multipolare.
Nonostante nell’ultimo semestre molti settori abbiano registrato un rallentamento degli ordinativi, il quadro congiunturale evidenzia molteplici direttrici di medio termine capaci di offrire importanti prospettive alle imprese familiari che hanno già affrontato sfide competitive e rafforzato il proprio tessuto imprenditoriale. In particolare, per settori in sofferenza come il mobile, la filiera della casa, l’abbigliamento e le grandi opere, esistono i presupposti per replicare modelli di successo in altri territori. Siamo all’alba di una nuova fase.
Consolidamento di una classe media a livello globale
Nell’area BRICS — Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica — si nota l’emersione di una classe intermedia desiderosa di affermarsi e di raggiungere standard di vita più elevati, diversamente da quanto avviene nell’Europa Occidentale. Per l’Italia, c’è l’occasione di rinnovare il ciclo di vita di molti prodotti, in particolare verso le nazioni del bacino del Mediterraneo e verso Paesi con alta natalità e forte intervento pubblico, come ad esempio Egitto o Marocco.
Incremento della domanda di beni primari e infrastrutture
La più importante eredità della globalizzazione post-coloniale è stata il superamento delle crisi alimentari e la spinta all’urbanizzazione. In questo contesto, le chiavi dello sviluppo si concentreranno sulla costruzione di infrastrutture e di importanti vie di comunicazione — porti attrezzati e strade verso aree isolate ricche di materie prime — nonché sulla riqualificazione delle aree agricole, elemento indispensabile per gestire le risorse idriche.
Completamento del processo di aggregazione tra imprese
Nell’economia moderna, i veri protagonisti saranno indubbiamente i grandi gruppi industriali, in grado di condizionare ulteriormente l’intera filiera. Nel medio termine assisteremo a un’accelerazione dei processi di accorpamento tra operatori. A dispetto dei pregiudizi sulla concentrazione, queste aggregazioni potranno regolare e riequilibrare i prezzi di scambio, favorendo un riallineamento al potere d’acquisto. Un esempio è già rappresentato dall’effetto barriera della Grande Distribuzione Organizzata, che ha limitato i margini dei produttori mantenendo però il potere d’acquisto delle famiglie. La presenza di imprese strutturate e talvolta rigide non impedirà comunque il confronto competitivo con operatori più flessibili, capaci di occupare nicchie di prodotto di qualità.
Politiche di protezione per i settori a minor valore aggiunto
Per contrastare gli effetti della competizione sfrenata e della rivoluzione digitale — Intelligenza Artificiale e robotica — che rischiano di compromettere i distretti industriali e di mettere in difficoltà molti colletti bianchi, verranno promosse politiche protezionistiche: incentivi alla reindustrializzazione e dazi alle importazioni. L’assenza di difese per le produzioni locali ha già portato, in Italia e in altre aree industriali europee, alla scomparsa di intere filiere come il tessile o la siderurgia.
Parallelamente, per rendere più incisivo l’intervento dei governi, continueranno i programmi di supporto agli investimenti, anche tramite progetti di riarmo e politiche per l’autonomia energetica. In un panorama privo di famiglie imprenditoriali visionarie, saranno gli Stati a garantire stimoli all’innovazione di prodotto e processo. Il programma di riarmo comprenderà anche un adeguamento del nostro apparato industriale, orientato all’efficienza e alla riduzione di scarti e sprechi.
Generale riduzione dei tassi di interesse e sviluppo dei fondi pensione
Dopo la fiammata post-Covid, è prevedibile una stabilizzazione dei tassi di interesse, che potrà rassicurare le famiglie con mutui in corso e spingere le casse previdenziali, pubbliche e private, nelle economie più mature a cercare nuove opportunità di investimento nell’economia reale. Come già avviene negli Stati Uniti, i contributi previdenziali dei lavoratori (dipendenti e autonomi) verranno messi in circolo anche tramite investimenti in capitali a rischio d’impresa, e non solo in immobili. Ciò favorirà la crescita dimensionale delle imprese italiane.
In conclusione, questa “sterzata” giornalistica cerca di offrire uno sguardo al futuro al di fuori dei tempi frenetici della stampa quotidiana, con un’attenzione particolare alla città di Trieste, diventata rapidamente ponte tra un’Europa in cerca di identità e l’area del Mediterraneo ritornata al centro della scena geopolitica.
I fenomeni economici e le loro dinamiche vanno analizzati a piccole dosi, passo dopo passo, senza inseguire necessariamente scandali o scoop, ma stimolando riflessione, dibattito e consapevolezza sul mondo che abitiamo. Nei prossimi numeri approfondiremo l’evoluzione del mercato delle materie prime.
[e.e.]
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link