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il welfare italiano alla luce delle nuove sfide • Secondo Welfare


Negli ultimi venti anni i sistemi di welfare occidentali hanno affrontato due crisi principali: da un lato, l’aumento della domanda di protezione sociale a causa dei cambiamenti nei rischi sociali tradizionali e, contestualmente, dell’emergere di nuovi rischi; dall’altro, la crisi economica del 2008, prima, e la pandemia da Covid-19 del 2020, poi, hanno generato un periodo di recessione economica.

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A loro volta, i cambiamenti climatici e la transizione ecologica hanno creato nuovi rischi sociali, minacciando la vita e la salute delle persone, in particolare quelle più vulnerabili, aumentando la povertà e le disuguaglianze e intensificando i flussi migratori, legati alla perdita dei mezzi di sussistenza, all’instabilità ambientale e alla scarsità di risorse naturali (Cucca, Kazepov e Villa, 2023). A complicare lo scenario di policrisi si sono aggiunti nuovi rischi sociali prodotti dalla guerra in Ucraina e dall’inflazione che hanno aumentato la domanda di interventi pubblici (Maino, 2023).

La transizione ecologica unita a quella demografica e digitale rendono il futuro del welfare sempre più incerto. In primis si assiste ad un ampliamento delle categorie sempre più a rischio vulnerabilità, povertà ed esclusione. L’aumento delle disuguaglianze economiche tra i più giovani e l’invecchiamento della popolazione, infatti, contribuiscono ad allargare il gap tra le diverse fasce della società, con segmenti sempre più ampi che necessitano di tutele adeguate. Congiuntamente si assiste all’emergere di nuovi bisogni sociali legati a sfide come la disoccupazione strutturale, le difficoltà di accesso alla casa, la salute mentale e le nuove forme di povertà, come quella digitale ed energetica (Guarna e Maino, 2024).

Inoltre, negli ultimi anni si sta assistendo ad un megatrend: i mutamenti geopolitici recenti, inclusi i conflitti internazionali e le sfide globali, hanno messo a dura prova il welfare state europeo, evidenziando le fragilità dell’Unione Europea nel mantenere un equilibrio tra il modello democratico e sociale e le crescenti pressioni esterne. In particolare, le difficoltà nell’adottare politiche comuni per affrontare le crisi hanno evidenziato le vulnerabilità interne dell’Unione, rischiando di indebolire il modello sociale europeo. Secondo un rapporto della Commissione Europea del 2023, la resilienza della dimensione sociale europea dipende dalla capacità dell’UE di rafforzare la cooperazione tra i suoi membri e promuovere politiche più inclusive e sostenibili (Commissione Europea, 2023).

In un quadro così complesso, il welfare italiano fatica a rispondere in modo efficace ai bisogni emergenti della popolazione, anche a causa di debolezze strutturali che ne limitano la capacità di intervento.

Nei prossimi paragrafi si discuteranno possibili linee di intervento per affrontare tali criticità e per provare a costruire, alla luce delle sfide sempre più dirompenti, un modello di welfare del futuro. L’articolo è tratto dal numero 1/2025 di Rivista Solidea, pubblicazione promossa dall’omonima Società di mutuo soccorso e parte del network di Percorsi di secondo welfare.

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Un approccio trasversale al welfare

Il sistema di welfare del nostro Paese si fonda su una logica prevalentemente “prestazionale”, concepita come un insieme di singole prestazioni destinate a gruppi specifici della popolazione con determinate caratteristiche (età, condizione lavorativa, stato di bisogno). Questo approccio ha portato alla standardizzazione degli interventi, dando forma ad un modello che risulta sempre meno coerente con il contesto multidimensionale e complesso in cui viviamo. Ne deriva, infatti, una crescente discrepanza tra i servizi di welfare e i bisogni reali dei cittadini, che spesso non vengono ascoltati o soddisfatti, anche in assenza di servizi adeguati per rispondere alle nuove esigenze sociali (Longo e Maino, 2021).

Per affrontare questo problema è necessario ripensare la logica alla base dei servizi di welfare. Invece di alimentare una logica prestazionale, che propone interventi standardizzati e meccanici, sarebbe fondamentale adottare un approccio più flessibile, che parta dall’inquadramento dei bisogni espressi da ciascuna persona e costruisca risposte individualizzate e adeguate a ciascun contesto ed esigenza. In questo modo, gli interventi di welfare passerebbero da logiche riparative,  volte a rispondere a bisogni già manifesti, a strategie preventive e proattive, in un sistema che intercetta precocemente le situazioni di vulnerabilità e previene il disagio prima che diventi conclamato.

Per affrontare le sfide sociali attuali appare inoltre imprescindibile che gli interventi di welfare assumano una natura trasversale, in grado di rispondere simultaneamente a una molteplicità di bisogni multidimensionali. Un aspetto cruciale in questa direzione riguarda il ripensamento delle politiche di attivazione, nella misura in cui non si limitino alla mera erogazione di aiuti economici, ma affrontino in modo integrato le molteplici dimensioni della fragilità individuale, dalla disoccupazione prolungata alla povertà. In questo contesto, l’orientamento verso politiche di welfare “trasversali” segna un allontanamento dalle logiche rigidamente categoriali e settoriali, favorendo un welfare che riconosca e risponda alla complessità e alla multidimensionalità delle sfide sociali contemporanee, sempre più in evoluzione, adattandosi così alle diverse realtà e situazioni (Siza, 2025).

Collaborazione tra attore pubblico e attori privati

Il welfare italiano si caratterizza per una conformazione frammentata che deriva dalla compresenza di diversi attori che rivestono ruoli e detengono competenze diverse che confondono i cittadini e le cittadine (Longo e Maino, 2021).

Negli ultimi decenni per cercare di rispondere in modo più efficace ai bisogni sociali emergenti si è fatto strada un nuovo fenomeno che prende il nome di “secondo welfare”, in sintesi un insieme variegato di interventi e misure che offrono, grazie all’apporto di risorse private fornite da una vasta gamma di attori (come imprese, sindacati, fondazioni, organizzazioni del terzo settore e enti locali) risposte innovative a bisogni sociali insoddisfatti affiancandosi, ed integrandosi, progressivamente al primo welfare di natura pubblica (Maino, 2013). Si presuppone, dunque, che per affrontare in modo efficace le sfide del welfare e rispondere ai bisogni delle comunità, il secondo welfare non si limiti a colmare le lacune lasciate dal primo welfare ma che riesca a creare una sinergia tra attori pubblici e privati, collaborando così in modo coordinato e con l’obiettivo di costruire un sistema inclusivo e sostenibile. Questa alleanza si può rivelare strategica in quanto il Terzo Settore dispone non solo di competenze organizzative, gestionali e sociali, ma anche di una conoscenza approfondita dei problemi sociali dei territori in cui opera. Attraverso le pratiche collaborative, quindi, tali conoscenze e capacità possono essere condivise con l’Ente Pubblico, contribuendo alla costruzione di una sinergia efficace e maggiormente rispondente ai bisogni delle comunità (Guarna e Maino, 2024).

In questo nuovo modello, la Pubblica Amministrazione non diviene solo un fornitore di servizi, ma un facilitatore dello sviluppo locale, promuovendo una governance collaborativa e la sussidiarietà circolare. Allo stesso tempo, il Terzo Settore deve evolversi da semplice fornitore di servizi a agente di cambiamento nelle comunità, pronto a misurarsi non solo sulla quantità delle prestazioni erogate, ma sull’impatto reale che questi hanno sulla vita delle persone e delle comunità. Anche il mondo delle imprese è chiamato a contribuire, integrando il welfare aziendale con quello territoriale, così da generare un impatto positivo, oltre che su lavoratori e lavoratrici dipendenti, anche sulle comunità locali. In sintesi, solo attraverso un’azione sinergica e coordinata tra tutti gli attori sarà possibile realizzare un welfare veramente efficace e in grado di rispondere ai bisogni attuali ed emergenti.

Utilizzo di nuove tecnologie e welfare digitale

I servizi di welfare sono spesso frammentati, poco coordinati e difficilmente integrati tra loro. In passato, la responsabilità di coordinarli ricadeva principalmente sulle famiglie, che si trovavano a gestire diversi interventi senza un adeguato supporto da parte degli altri attori del welfare. Per affrontare questa problematica, è fondamentale riorganizzare e integrare meglio i servizi. Infatti, i cittadini spesso incontrano difficoltà nell’individuare e conoscere i servizi di welfare che potrebbero rispondere ai loro bisogni (Longo e Maino, 2021)

Per superare questa debolezza del sistema di welfare, le piattaforme digitali possono giocare un ruolo chiave. Questi strumenti offrono un’infrastruttura tecnologica che facilita le interazioni in modo collaborativo, creando relazioni sostenibili ed efficienti, e aumentando la fiducia e la trasparenza nei processi di valutazione e accesso ai servizi. Esistono due tipi principali di piattaforme che possono rispondere a queste necessità: da un lato troviamo le piattaforme di ricomposizione sociale, che hanno l’obiettivo di creare comunità coese, favorendo il senso di appartenenza e il supporto reciproco; si rivolgono, ad esempio, a categorie vulnerabili come anziani o persone sole; dall’altro abbiamo le piattaforme marketplace, che collegano individui con bisogni specifici a professionisti in grado di soddisfarli; sono particolarmente utili per gruppi come i NEET, i lavoratori poveri e gli anziani fragili.

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L’utilizzo di piattaforme digitali consente di attivare e mettere in rete risorse eterogenee – pubbliche e private, formali e informali – presenti all’interno della comunità. Questi strumenti non solo migliorano la gestione dei bisogni già manifesti, ma permettono anche di prevenire il rischio identificando tempestivamente le situazioni di fragilità intervenendo prima che si verifichino situazioni di grave difficoltà.

Quale welfare per il futuro?

Alla luce delle sfide economiche, sociali e ambientali che caratterizzano l’attuale scenario globale è fondamentale ripensare e riorganizzare i sistemi di welfare, in particolare quello italiano, per rispondere efficacemente alle nuove e crescenti esigenze della popolazione. In questo contesto di crisi, il welfare del futuro dovrebbe essere ripensato in modo innovativo, flessibile e collaborativo. 

Il primo passo verso un sistema di welfare più inclusivo e sostenibile risiede nell’abbandonare l’approccio tradizionale basato sulle prestazioni standardizzate per orientarsi verso un modello che risponda in modo mirato e personalizzato ai bisogni reali dei cittadini. La chiave per questo cambiamento risiede nell’adozione di politiche trasversali che non si limitano a interventi settoriali, ma che affrontano le molteplici dimensioni delle difficoltà sociali. 

In parallelo, è necessario incentivare, seguendo il paradigma del secondo welfare, la collaborazione tra il settore pubblico, terzo settore e imprese. La sinergia tra questi attori è cruciale per costruire un sistema di welfare che non solo risponda alle necessità emergenti, ma che sia anche sostenibile nel lungo periodo. 

Infine, l’innovazione tecnologica e l’introduzione del welfare digitale giocano un ruolo fondamentale nella creazione di un sistema più efficiente e inclusivo. Le piattaforme digitali, infatti, possono offrire soluzioni pratiche per coordinare meglio i servizi esistenti, rendendoli più accessibili, trasparenti e integrati. 

In sintesi, quindi, il welfare del futuro dovrà essere più flessibile, collaborativo e orientato alla prevenzione adottando un’impostazione di “welfare di iniziativa” che mette al centro la proattività dei singoli e delle comunità nel rispondere ai propri bisogni, attraverso una rete di supporto che valorizzi l’autonomia e l’inclusione sociale grazie all’utilizzo di strumenti come la co-progettazione e la co-programmazione. Solo attraverso un ripensamento radicale del sistema di welfare sarà possibile affrontare le sfide sociali e ambientali del nostro tempo, creando un futuro più equo e sostenibile per tutti.

 

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Riferimenti bibliografici

  • Commissione Europea (2023), Annual Report on the EU’s Social and Employment Situation.
  • Cucca, R., Kazepov, Y. e Villa, M. (2023), Towards a Sustainable Welfare System? The Challenges and Scenarios of Eco-social Transitions, in «Politiche Sociali/Social Policies», n. 1, pp. 3-26.
  • Guarna, A.R. e Maino, F. (2024), Agire insieme per cambiare il welfare: quale ruolo per le pratiche collaborative?, Rivista Impresa Sociale, n. 2, pp. 79-91.
  • Longo, F. e Maino, F. (a cura di) (2021), Platform Welfare. Nuove logiche per innovare i servizi locali, Milano, Egea.
  • Maino, F. (2013), Tra nuovi bisogni e vincoli di bilancio: protagonisti, risorse e innovazione sociale, in F. Maino e M. Ferrera (a cura di), Primo Rapporto sul secondo welfare in Italia 2013, Torino, Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi, pp. 17-46.
  • Maino, F. (a cura di) (2023), Agire insieme. Coprogettazione e coprogrammazione per cambiare il welfare. Sesto Rapporto sul secondo welfare, Milano, Percorsi di secondo welfare.
  • Siza, R. (2025), Ripensare il welfare negli anni del rischio globale, Osservatorio nazionale sulle politiche sociali, welforum.it 

 





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