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Stop alle caldaie a metano con la direttiva Ue Case Green


Chi ha a casa una caldaia (la stragrande maggioranza degli italiani) dovrà eliminarla a favore di una casa green. La Commissione europea ha, infatti, ribadito la sua azione politica in tema di efficientamento energetico con la pubblicazione di nuove norme legate alla direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive). L’obiettivo principale è la riduzione progressiva delle emissioni generate dal patrimonio edilizio europeo entro il 2050.

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Il nuovo pacchetto comprende 13 linee guida e tre atti di regolamentazione tecnica che chiariscono gli aspetti operativi della direttiva, compreso il tema sensibile della dismissione delle caldaie alimentate da combustibili fossili.

Le scadenze per raggiungere case green

Il percorso di abbandono delle caldaie tradizionali è già iniziato con la Legge di Bilancio che ha introdotto dal 2025 lo stop alle agevolazioni fiscali per questi apparecchi.

La seconda data chiave è il 2040, entro la quale gli Stati membri dovranno raggiungere l’eliminazione completa delle caldaie alimentate esclusivamente da combustibili fossili. Sebbene il target sia indicativo, la Commissione europea esige che i governi mettano in campo misure credibili per raggiungere tale obiettivo.

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Come sostituire le caldaie a gas

Le linee guida individuano due principali strategie da adottare, la prima è la sostituzione delle caldaie con soluzioni alternative come:

  • pompe di calore;
  • solare termico;
  • sistemi di teleriscaldamento.

La seconda è la conversione delle caldaie esistenti all’uso di fonti rinnovabili come:

L’integrazione tra queste due soluzioni rappresenta la via principale per raggiungere i target fissati al 2040. L’elemento centrale è la decarbonizzazione della rete, cioè spingere verso l’impiego di combustibili a basso impatto ambientale.

Il ruolo della rete e dei combustibili

Secondo la Commissione una caldaia è classificata come alimentata da combustibili fossili se utilizza gas metano.

Se però la rete di distribuzione eroga un gas alternativo, le restrizioni previste dalla direttiva non si applicano. Questo aspetto apre alla possibilità di riutilizzare le infrastrutture esistenti ma solo nel caso in cui vengano convertite per l’utilizzo di fonti rinnovabili.

Attualmente l’uso di biometano in Italia è ancora molto limitato.

La produzione si aggira intorno ai 500 milioni di metri cubi l’anno, a fronte di un consumo nazionale di oltre 61 miliardi di metri cubi nel 2024. Ciò rende evidente che un impiego su larga scala di biometano nel residenziale richiederà tempo, risorse e investimenti infrastrutturali significativi.

Autorizzazioni e incentivi fiscali

Un altro aspetto centrale del pacchetto normativo riguarda la semplificazione delle procedure di autorizzazione.

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Entro la fine del 2026 ogni Stato membro dovrà presentare un piano definitivo che affronti anche i vincoli burocratici per gli interventi di ristrutturazione. In particolare si pone l’accento sulla necessità di chiarire la personalità giuridica dei condomini, un nodo spesso ostacolo alla concessione di finanziamenti.

Le linee guida europee indicano anche alcune soluzioni per facilitare gli interventi di riqualificazione energetica:

  • applicazione di un’Iva agevolata per le ristrutturazioni;
  • tassazione ridotta sull’Imu per i proprietari che realizzano lavori di efficientamento energetico.

Queste misure fiscali, se adottate a livello nazionale, potrebbero contribuire a ridurre i costi per cittadini e imprese facilitando il percorso di transizione energetica richiesto dalla Epbd, con una maggiore diffusione delle case green.





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