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Transizione ecologica in Italia, i dati dall’Ecoforum 2025


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Nel corso della XII edizione dell’Ecoforum nazionale, organizzato da Legambiente, Kyoto Club e Nuova Ecologia, sono stati resi noti i risultati di un’indagine condotta da Ipsos. Lo studio rivela che per il 79% degli intervistati, la transizione ecologica genera benefici per ambiente, economia, imprese e consumatori.

Secondo i dati, il 40% prevede un incremento dei green jobs, mentre il 47% auspica un intervento governativo per sostenere le fonti rinnovabili. La contrarietà all’energia nucleare risulta marcata: il 91% del campione non desidera impianti nelle vicinanze. Il 39% li esclude completamente, il 29% li accetterebbe a oltre 100 km, il 23% oltre i 50 km.

La percezione sulla posizione italiana in ambito di economia circolare risulta parzialmente distorta: solo il 16% riconosce prestazioni superiori alla media UE, mentre il 37% ritiene erroneamente che il Paese sia in ritardo.

Proposte per un Clean Industrial Deal nazionale

Durante l’Ecoforum sono state presentate alcune proposte operative per il rafforzamento del sistema produttivo circolare italiano. Le indicazioni principali riguardano la necessità di accelerare gli iter autorizzativi del PNRR, in particolare per impianti di riciclo e infrastrutture legate alla raccolta differenziata. È stata inoltre sottolineata l’urgenza di snellire l’iter dei decreti End of Waste, fondamentali per il riutilizzo dei materiali, tramite meccanismi di consultazione più efficaci. Infine, è stato ribadito l’obiettivo di rafforzare i controlli ambientali, completando l’attuazione della legge 132/2016, per contrastare fenomeni illegali nel ciclo dei rifiuti.

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Secondo Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, “produzioni circolari, energia da fonti rinnovabili e transizione ecologica costituiscono un motore per l’occupazione verde e la riduzione dei costi energetici. Le cittadine e i cittadini italiani si dimostrano pronti alla sfida. È necessario puntare su soluzioni tecnologicamente disponibili ed economicamente sostenibili per rafforzare il Clean Industrial Deal italiano”.

Anche Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club, ha evidenziato che “la realtà economica delle imprese green è solida e in espansione. Nonostante i segnali di incertezza politica a livello europeo, molte aziende italiane del settore continuano a investire, crescere e contribuire attivamente ai territori. La green economy è un’opportunità concreta e non solo una scelta ambientale”.

Dati sul riciclo degli imballaggi e sull’impatto del sistema CONAI

Nel 2024, il riciclo degli imballaggi ha raggiunto il 76,7% dell’immesso sul mercato. Il sistema CONAI sottolinea la necessità di investire in ecodesign, colmare i divari territoriali e migliorare la qualità delle raccolte differenziate. Tra le priorità indicate: incentivare la riciclabilità degli imballaggi con forme di contributo ambientale modulato.

Secondo Fabio Costarella, vicedirettore generale di CONAI, è essenziale rafforzare la competitività industriale italiana in ottica green e consolidare i risultati già raggiunti.

Analisi settoriali: biometano, RAEE, tessili e prodotti assorbenti

Nel settore del biometano, si evidenzia la necessità di espandere la rete impiantistica nelle regioni prive di capacità di trattamento. Va inoltre valorizzata la produzione integrata di compost e biometano, anche attraverso un maggiore investimento in tecnologie per migliorarne l’efficienza.

Per quanto riguarda i prodotti assorbenti per la persona (PAP), il completamento degli impianti richiede l’approvazione definitiva del decreto End of Waste e la creazione di un sistema EPR che garantisca la sostenibilità economica degli operatori. È fondamentale anche prevedere nuovi fondi per sostenere l’innovazione e rafforzare la raccolta differenziata.

La raccolta dei RAEE è ancora lontana dagli obiettivi europei. Occorre rafforzare la rete di raccolta e trattamento, anche in vista degli obiettivi fissati dal Critical Raw Materials Act, che punta a soddisfare il 25% del fabbisogno europeo di materie prime critiche tramite attività di riciclo.

Per il settore tessile, le azioni richieste riguardano il miglioramento della tracciabilità e della trasparenza lungo l’intera filiera produttiva. Si sottolinea l’importanza della formazione professionale e della diffusione di pratiche di prevenzione e riutilizzo. È inoltre ritenuto urgente istituire un sistema EPR specifico e supportare l’attuazione dell’obbligo di raccolta differenziata, che oggi risulta ancora disomogeneo.

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