Presentati questa mattina presso la Sala Montecitorio di Palazzo Wedekind a Roma i risultati del Rapporto sulla ricostruzione del Centro Italia con dati aggiornati a maggio 2025. Lavori che accelerano ma non decollano: bene la ricostruzione privata, più lenta quella pubblica. Priorità: affrontare la crisi demografica e sostegno alle imprese.
A parlare è il commissario straordinario alla ricostruzione Giudo Castelli: «Le 600 mila persone che abitano il cratere si sono trovate contestualmente tre crisi: la crisi sismica ovviamente, dopo le terribili scosse del 2016 e 2017, ma anche la crisi climatica, con gli eventi estremi con cui tutti noi, purtroppo, facciamo i conti; e la crisi demografica, problema più che mai attuale e sfondo da cui non possiamo prescindere per la ricostruzione».
Parlando di numeri, procede a passo sicuro la ricostruzione privata: sono aumentate del 37% le erogazioni alle imprese che lavorano, e nel complesso, su quali 16 miliardi richiesti per il totale dei lavori, ne sono stati erogati 11, con una forte accelerazione negli ultimi anni. In più «la gente torna a casa»: hanno rimesso piede nella loro abitazione 4000 nuclei familiari su 14 mila totali, con 1340 nuclei che solo nell’ultimo anno non fruiscono più del contributo per il disagio abitativo. Numeri festeggiati come traguardi, ma che dopo 9 anni dovrebbero far discutere le amministrazioni passate e presenti.
Più difficoltà si riscontrano nella ricostruzione pubblica: nonostante ad ottobre sia prevista l’apertura della Basilica di Norcia, e le numerose opere svolte, come presentato, in luoghi simbolo della tragedia, come Amatrice e Camerino, i lavori conclusi restano il 16,2% del totale. Parliamo comunque di un cambio di passo netto rispetto, ad esempio, al 2023, quando i lavori conclusi erano al 7% e i progetti approvati al 3%, contro il 28% di quest’anno; o gli interventi non avviati addirittura al 33%, rispetto al 2,4% del 2025.
Restando nel pubblico, sono stati citati i numeri delle scuole: 129 sbloccate delle 223 su cui si deve intervenire; e degli edifici di culto: 1200 finanziati su 2500 circa colpiti. Strutture che fanno sicuramente i conti del già citato calo demografico, ma la cui assenza rischia di impoverire il tessuto socio-culturale di aree in cui i servizi sono già carenti, e lo sarebbero stati anche senza il sisma.
Un rilancio demografico necessario, che parte però dal rilancio delle imprese nel cratere, lo scopo principale del progetto Next Appennino: 1,78 miliardi da investire in settori strategici come innovazione, energie rinnovabili e quindi sull’avvio di impresa in aree che hanno un forte bisogno di rilancio economico. Progetto con cui si stima, alla sua conclusione, un +4 miliardi di PIL di queste aree, +18 mila occupati (da sommare già ai 300 mila nuovi occupati entrati negli ultimi tre anni) e un ritorno all’indice demografico del 2011. Parliamo di stime, ma sono un segno che la ricostruzione, seppur lenta e faticosa, sta dando segnali incoraggianti.
È attivo il servizio di notizie in tempo reale tramite Whatsapp e Telegram di Vivere Fermo.
Per Whatsapp iscriversi al canale https://vivere.me/waVivereFermo oppure aggiungere il numero 351.8341319 alla propria rubrica ed inviare allo stesso numero un messaggio.
Per Telegram cercare il canale @vivere_fermo o cliccare su t.me/vivere_fermo.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link