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Fintech, l’infrastruttura obsoleta frena l’innovazione in Europa


“Legacy infrastructure” non è un termine che si associa in maniera immediata e facilmente alle banche digitali e alle neobank, concepite e nate per innovare. Eppure, è proprio qui che si annida uno dei principali problemi: l’Europa deve liberarsi dai vincoli dell’infrastruttura bancaria tradizionale se vuole tenere il passo nella corsa all’innovazione guidata dalle aree del Medio Oriente e del Nord Africa.

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Europa, innovazione fintech e contraddizioni strutturali

Per gran parte dell’ultimo decennio, le neobank europee sono state considerate il simbolo della trasformazione del settore finanziario: app intuitive che offrono un’esperienza utente fluida e modelli digital-first sembravano rappresentare degli elementi fondamentali per le banche del futuro, lasciando indietro gli operatori tradizionali.

Molte di queste innovazioni, però, in realtà poggiano su basi fragili – le stesse che si proponevano di superare – e, in alcuni casi, si sono rivelate solo di facciata. Numerose neobank europee continuano, infatti, ad appoggiarsi a quella infrastruttura legacy che avrebbero voluto e dovuto superare basata su sistemi informatici ancora di proprietà delle banche tradizionali.

Nel frattempo, nella regione MENA (Medio Oriente e Nord Africa) sta emergendo una nuova generazione di fintech nativi digitali, libere dai vincoli del passato. Queste realtà, costruite su architetture cloud-native e modulari, crescono più rapidamente, integrano i servizi finanziari in modo fluido e rispondono alle esigenze di mercato con un’agilità sorprendente.

In uno scenario di questo tipo, con il fintech nell’area MENA che sta vivendo una fase di piena accelerazione e la tecnologia finanziaria in continua evoluzione a livello globale, l’Europa deve affrontare una domanda scomoda che deve far riflettere: è ancora in grado di reggere il confronto in termini di innovazione e competitività?

L’infrastruttura legacy: il freno all’innovazione fintech

La dipendenza da infrastrutture bancarie obsolete rappresenta, ormai, un ostacolo sempre più evidente. L’Europa, in questo modo, rischia così di perdere il vantaggio competitivo acquisito negli anni passati. Secondo una recente analisi della BCE, il 58% delle funzioni bancarie critiche nei grandi istituti dipende da fornitori terzi. Di queste, l’82% sarebbe difficile o impossibile da sostituire in caso di malfunzionamento, esponendo l’intero sistema – neobank incluse – a rischi operativi e reputazionali significativi. Inoltre, quasi il 10% di tali funzioni non è conforme agli standard regolamentari, aggravando ulteriormente il quadro.

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Tuttavia, il problema non risiede nell’outsourcing in sé e nell’esternalizzazione dei servizi bensì nella rigidità dei contratti infrastrutturali stipulati da molte banche e neobank, che rappresentano un ostacolo all’adozione di soluzioni agili e scalabili. Così facendo, ogni nuovo prodotto si trasforma in un progetto complesso, con costi elevati e potenziali rischi: l’esatto opposto del modello sperimentale e flessibile che oggi guida il successo nel fintech. I player che operano nella regione MENA, infatti, adottano un approccio modulare e API-first, che permette di integrare nuovi servizi – dai wallet digitali all’emissione di carte, fino ai pagamenti cross-border – senza dover rivoluzionare l’intera architettura IT.

Come i ritardi tecnologici penalizzano la competitività delle neobank

Basti pensare, ad esempio, a una challenger bank che desidera lanciare rapidamente un nuovo prodotto di risparmio per contrastare un competitor che ha appena introdotto sul mercato un conto remunerato flessibile, capace di attrarre migliaia di clienti in tutta Europa.

Se l’infrastruttura sottostante non consente di effettuare integrazioni rapide, il lancio può subire ritardi fino a sei mesi – con gravi ripercussioni in termini di quota di mercato e fiducia dei clienti.

Cosa può imparare l’Europa dalla regione MENA

Un’alternativa esiste e non implica la necessità reinventare tutto. I mercati emergenti, come quello della regione MENA, dimostrano tutto il potenziale del fintech e cosa può accadere quando questo nasce e si sviluppa su basi tecnologiche moderne, modulari e componibili.

Il mercato non premia più le trasformazioni superficiali. Per restare competitive, le istituzioni finanziarie europee – banche, fintech e neobank – devono ripensare radicalmente la propria infrastruttura. Questo non si traduce necessariamente nell’obbligo di dover ricominciare da zero.

Banking-as-a-service: la soluzione per modernizzare le infrastrutture legacy

Le piattaforme cloud-native, spesso offerte in modalità Banking-as-a-Service (BaaS), consentono di integrare nuovi servizi senza dover smantellare l’intero sistema esistente. In questo modo, è possibile superare la dipendenza dai sistemi legacy, guadagnando la flessibilità necessaria per innovare senza paura di fallimenti o lock-in tecnologici.

Attraverso architetture API-first e un approccio plug-and-play, infatti, è possibile integrare servizi core come pagamenti, wallet digitali, emissione di carte e trasferimenti internazionali, senza compromettere la stabilità dei sistemi attuali. Ciò si traduce in tempi di lancio più rapidi, minori rischi operativi e una maggiore efficienza nel processo di innovazione.

Le conseguenze dell’immobilismo tecnologico per il fintech europeo

La nuova era dell’innovazione finanziaria è già cominciata, a prescindere dal fatto che l’Europa sia pronta o meno. Se vuole restare competitiva, deve affrontare con decisione il proprio “debito tecnologico” e guardare ai modelli più agili e scalabili che stanno emergendo nei mercati in crescita. Restare ancorati a infrastrutture obsolete significa farsi superare da chi è in grado di agire con maggiore velocità e agilità.

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Il boom del fintech che si è verificato nella regione MENA ha evidenziato le fragilità del modello europeo ma, allo stesso tempo, ci mostra una strada concreta da seguire. Scegliere infrastrutture che siano moderne, flessibili e cloud-native, infatti, permette non solo di colmare il divario tecnologico, ma anche di rendere il sistema finanziario europeo più resiliente e competitivo. Solamente se si muoverà in questa direzione, l’Europa potrà tornare a giocare un ruolo da protagonista nell’innovazione globale.



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