Un accordo di collaborazione basato su tre punti: offerte di lavoro in Basilica per i reclusi ammessi a svolgere attività professionali all’esterno, in base alle mansioni disponibili. Visite guidate garantite al personale del carcere e ai ristretti autorizzati, e incontri organizzati nella Casa circondariale veneziana – per i detenuti – tenuti da collaboratori della Procuratoria, tra proiezioni e illustrazioni delle opere d’arte.
È ciò che sta alla base del protocollo d’intesa fra Procuratoria e Santa Maria Maggiore, sottoscritto mercoledì, a Sant’Apollonia, alla presenza del Patriarca Francesco, del vicario del Prefetto, Piera Bumma, della presidente del Consiglio comunale, Ermelinda Damiano e delle sigle sindacali. «Vogliamo attuare i valori costituzionali – le parole del primo procuratore, Bruno Barel –. Offriremo posti di lavoro tra i restauratori, gli operai, i carpentieri e la guardiania. Le opportunità d’impiego che abbiamo sono varie, tutto dipenderà dall’attitudine delle persone che ci verranno indicate dal direttore del carcere». Detenuti che saranno retribuiti regolarmente, secondo il contratto collettivo nazionale in vigore.
«Il “bello” della Basilica, con i suoi mosaici, vogliamo metterlo a disposizione anche di quelle persone che hanno sbagliato e che cercano di recuperare se stesse – afferma il Patriarca -. I due momenti più difficili, per chi fa esperienza del carcere, sono l’ingresso e l’uscita, segnata dalla paura di rientrare nella società». L’abitare, tema imprescindibile, «con la Chiesa veneziana che ci sta lavorando» in sinergia con la Caritas diocesana, nell’ambito della pena alternativa o di un periodo transitorio in attesa di tornare alla propria vita. Per le donne vi sono dei posti alle Muneghette (6 più uno per le emergenze) e «spero che alla fine dell’anno se ne garantiscano 8, agli uomini, nella Casa San Giovanni XXIII», riflette mons. Moraglia. «Stiamo acquisendo in comodato d’uso gratuito un appartamento a Marghera per altri 4 posti per gli uomini e cercheremo di fare lo stesso con 2 stanze nella Casa d’accoglienza San Raffaele».
«La legge Smuraglia? Rende conveniente, per le imprese, investire nella rieducazione – evidenzia il direttore di Santa Maria Maggiore, Enrico Farina – Assumere una persona in detenzione comporta la possibilità di accedere ad un credito d’imposta di più di 500 euro, oltre che sgravi sui contributi Inps del 95%. Stiamo attuando collaborazioni con le Gallerie dell’Accademia e da un anno stiamo cercando di riavviare una struttura dismessa (l’ex Sat) alla Giudecca, da destinare ad una cinquantina di alloggi per poliziotti penitenziari. Il tutto grazie al lavoro dei detenuti, assunti e retribuiti». In collegamento, Renato Brunetta, procuratore di San Marco e presidente del Cnel, ha ricordato come la recidiva, che in Italia colpisce il 70% dei ristretti, scenda al 2% grazie ad esperienze scolastiche o lavorative. «Stiamo modificando la legge Smuraglia, per ampliare e rendere la vita delle imprese più semplice – riferisce – quando intendono lavorare in carcere». (M.G.)
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