In queste settimane molti convegni ed incontri ci consentono di analizzare l’andamento dell’economia regionale, sia in chiave congiunturale, sia guardando alla sua struttura e ai trend pluriennali. È una riflessione importante quella da fare, nel prendere atto dei cambiamenti impellenti da promuovere per colmare gap ormai troppo evidenti, ma anche per valorizzare, a livello di sistema, i punti di forza. Il rapporto annuale Banca d’Italia, presentato il 24 giugno, “L’economia delle Marche” evidenzia come «in un contesto caratterizzato da molteplici e rilevanti fattori di incertezza, l’attività economica nelle Marche è rimasta debole».
Per le imprese, il calo dell’attività industriale è proseguito, con riduzioni del fatturato che hanno interessato tanto le aziende più piccole tanto quelle di maggiori dimensioni. Le disponibilità di risorse liquide sono però rimaste su livelli elevati, nel 2024: segnale questo che le imprese aspettano, non investono, non guardano in modo positivo al futuro a causa dell’incertezza, dell’instabilità, dell’imprevedibilità che connotano il contesto globale. Tale aspetto è confermato dalla contrazione dei prestiti alle aziende stesse.
L’Osservatorio sull’economia dei Comuni, nel suo Rapporto annuale discusso il 26 giugno, pone l’accento sulle criticità connesse alle aree interne: la popolazione marchigiana si sta prosciugando in questi territori (ricordiamoci che l’Istat classifica il 46,30% dei comuni marchigiani come “aree interne”, intermedie, periferiche, ultraperiferiche). I Comuni con una popolazione in calo sono 149. Gli over 60 rappresentano il 33,6 % dei residenti, mentre gli under 30, in calo di 22.441 unità, il 27,1 %. Una questione complessa, un processo drammatico che ha radici storiche, sociali ed economiche. Il Rapporto Confindustria Marche sull’industria marchigiana, pubblicato a maggio 2025, ci ha informati su come gli investitori professionali attivi nel campo del venture capital, del private equity e della consulenza strategica vedono la nostra Regione.
La loro ridotta presenza ed il loro scarso interesse si spiegano con alcuni fenomeni strutturali, tra cui: prevalenza di settori maturi o tradizionali, meno dinamici e con ridotto potenziale di crescita; contenuto livello di innovazione delle imprese; ridotto profilo dimensionale del sistema produttivo locale; carenza di infrastrutture adeguate (trasporti, logistica e connettività digitale); scarsa visibilità e promozione internazionale della Regione. In questo percorso di analisi va tenuto conto anche di quanto l’Europa ci dice sulle Marche. Il Regional Innovation Scoreboard dell’UE, che valuta le performance di innovazione delle Regioni, ci restituisce un quadro di luci ed ombre, in cui appare chiaro come la Regione, eccellente sul piano della creatività, debba urgentemente investire sulla formazione, nel settore digitale.
Occorre operare su tre fronti: rafforzare l’ecosistema della ricerca e dello sviluppo; investire nelle competenze digitali con percorsi di reskilling e upskilling; stimolare ulteriormente la co-creazione tecnologica tra mondo accademico e sistema produttivo. Qui sono, innanzitutto, le 4 università a dovere dare risposte adeguate ed immediate con la loro offerta formativa: guai a perdersi in narcisistici nuovi percorsi formativi che ignorino l’esigenza della comunità nel lungo termine. All’evento di Cna Macerata “Una visione futura – Progetti, impegno, responsabilità”, sabato 21 giugno scorso, in occasione dell’Assemblea Elettiva Territoriale, quattro imprenditori artigiani hanno dato voce al territorio, sollecitando gli esperti su questioni urgenti. Invitata all’incontro, ho cercato di formulare alcune mie proposte su ciascuna di esse.
Primo tema: il clima di instabilità globale, tra guerre, dazi, crisi energetiche e inflazione, che rende difficile per tutte le imprese fare programmazione. Secondo tema: la formazione professionale e la difficoltà di attrarre giovani verso i mestieri tecnici, con una riflessione sulle nuove tendenze del mercato del lavoro. Terzo tema: le sfide della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale, opportunità che richiedono orientamento e risorse adeguate. Quarto tema: la desertificazione economica e sociale delle aree interne. Tutte questioni di cruciale importanza, sentite sulla pelle degli imprenditori, ormai evidenti e da cui emerge una sola possibile risposta, a mio avviso.
Una politica di cambiamento strutturale per la nostra Regione, una svolta. Una ricetta che ci aspettiamo di ritrovare, in modo molto pragmatico ed onesto, nei dibattiti politici in corso, in vista delle prossime elezioni. Le parti politiche, speriamo, stiano in queste settimane elaborando concrete ipotesi per programmi di lungo termine che affrontino i nodi strutturali della nostra Regione e consentano di invertire le tendenze negative ormai evidenti, a 360°. In un contesto, quello dei prossimi 5 anni, con risorse sicuramente in calo, non sarà facile. Servono competenze e conoscenze profonde del territorio e dei filoni di intervento; serve un ascolto genuino delle comunità e degli attori tutti; serve un lavoro di co-creazione imprescindibile con gli attori del mondo economico, sociale, culturale.
Serve un intero sistema, che si dichiari pronto a cambiamenti profondi con soluzioni che guardino all’interesse della collettività tutta.
* Professoressa ordinaria di Economia Applicata all’Università di Macerata
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