Bergamo. Shopping d’occasione ai blocchi di partenza. Da sabato 5 luglio scattano i saldi a Bergamo, come nel resto di tutta Italia, ad eccezione della Provincia autonoma di Bolzano (19 luglio). Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio, quest’anno per l’acquisto di capi scontati ogni famiglia spenderà in media 203 euro, pari a 92 euro pro capite, per un valore complessivo di 3,3 miliardi di euro.
Le previsioni a livello locale di Confcommercio Bergamo sono leggermente al di sopra della media nazionale, con un budget pari a 219,50 euro a famiglia (era di 205 euro lo scorso anno), una media pro-capite di 93 euro (90 euro nel 2023), per un valore complessivo di quasi 60 milioni di euro (59.933.335 contro i 58 milioni di euro del 2024). In calo, sempre in base alle stime Confcommercio Bergamo, il numero di famiglie bergamasche che acquisterà articoli in saldo: il 54% (contro il 58% del 2024 e il 61% del 2023). Nei negozi i capi verranno messi in vendita già con sconto del 20-30% per poi arrivare al 40% nelle prossime settimane.
“Nei negozi di abbigliamento e calzature tanta merce è ancora in magazzino, per cui chi sta aspettando i saldi potrà trovare tanto assortimento – commenta Oscar Fusini, direttore Confcommercio Bergamo -. I saldi sono un momento importante per fare shopping di qualità, risparmiando e vivendo appieno i nostri centri. Confidiamo anche nei turisti e villeggianti nelle nostre località, dalle valli ai laghi, oltre che in città, grazie all’aeroporto e ai suoi collegamenti. L’estate 2025 si preannuncia a livello nazionale come la migliore del terzo millennio in termini di turismo e auspichiamo che lo sia anche per gli acquisti nei negozi di moda. In questi giorni le vendite sono quasi ferme in attesa di sabato. Speriamo almeno che il bel tempo invogli a fare acquisti. L’andamento delle vendite durante i saldi avrà effetti importanti, influenzando di conseguenza la campagna acquisti per la prossima collezione primavera/estate 2026”.
Il comparto sta soffrendo: “Il settore è in emergenza, la situazione è drammatica per troppe insegne indipendenti. Il commercio deve essere tutelato se non vogliamo assistere a una desertificazione dei centri storici. Ogni giorno, in base ai dati Federmoda Italia, 2 o 3 negozi di abbigliamento, calzature e articoli sportivi italiani sono costretti ad abbassare per sempre la saracinesca. E non accade solo nei centri storici più piccoli e remoti, nelle città stanno aprendo quasi e solo grandi catene- commenta Diego Pedrali, presidente del Gruppo Abbigliamento, calzature e articoli sportivi Confcommercio Bergamo e consigliere nazionale Federazione Moda Italia-. La politica deve affrontare con urgenza e decisione la situazione: se ne parla da tanti anni, dal credito d’imposta per gli affitti a un supporto contro la concorrenza sleale delle piattaforme online. I fornitori che ci impongono di ordinare merce spesso oltre le nostre effettive esigenze e capacità economiche, fanno vendita diretta online. Una volta solo i possessori di partita Iva potevano acquistare dai grossisti, ora invece chiunque può farlo su App e piattaforme. Queste pratiche scorrette vanno combattute, pena la sopravvivenza dello storico tessuto dei negozi, per la maggior parte imprese familiari. Perché non pensare ad un bonus moda, con detrazioni e vantaggi per alcune categorie? Potrebbe essere un test interessante”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link