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Comunicato stampa: Pubblicate le Linee guida OICE ESG. Sostenibilità, OICE: “Assicurare piena consapevolezza dei criteri ESG e supporto alle strutture di ingegneria e architettura”


(AGENPARL) – Roma, 4 Luglio 2025

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(AGENPARL) – Fri 04 July 2025 GRUPPO DI LAVORO ESG OICE
Linee guida ESG
Linee Guida ESG
Sommario
1. IL CONTESTO DI RIFERIMENTO NORMATIVO E DI INDIRIZZO……………………………..7
1.1 Il quadro internazionale ed europeo………………………………………………………………….7
1.2 La Direttiva 2022/2464/UE “Corporate Sustainability Reporting
Directive”……………………………………………………………………………………………………………………….. 10
1.3 Il Regolamento 2019/2088 “Sustainable Finance Disclosure
Regulation”…………………………………………………………………………………………………………………… 13
1.4 Il Regolamento 2020/852 “Tassonomia”……………………………………………………….. 14
1.5 Le Linee Guida EBA “Loan Origination and Monitoring”……………………………. 15
1.6 Survey ESG OICE 2024……………………………………………………………………………………………… 18
2. ESG E GLI INDICATORI DI RENDICONTAZIONE18
2.1 Il bilancio di sostenibilità………………………………………………………………………………………..24
2.2 I sistemi di Rating ESG…………………………………………………………………………………………….25
2.3 Indicatori ambientali “E”………………………………………………………………………………………..32
2.4 Indicatori sociali “S”………………………………………………………………………………………………… 37
2.5 Indicatori di governance “G”……………………………………………………………………………….44
APPENDICE – MATRICE INDICATORI ESG……………………………………………………52
TEAM DI LAVORO
Coordinatrice gruppo ESG: Gabriella Chiellino, EAMBIENTE
Coordinatore gruppo E: Lorenzo Rizzoli, ETC ENGINEERING
Coordinatore gruppo S: Almona Tani, ITALFERR; Giovanna Ingrisano, POLITECNICA
Coordinatore gruppo G: Matteo Biello, ISMES; Maria Scala, 3TI
Coordinatore gruppo R: Federica Bellardita, ATI PROJECT
Team di lavoro gruppo E: Eleonora Fusi (MITO), Daniela Furin (RECCHI ENGINEERING), Giovanna Ingrisano (POLITECNICA), Lorenzo Rizzoli (ETC ENGINEERING), Almona Tani (ITALFERR).
Team di lavoro gruppo S: Daniela Furin (RECCHI ENGINEERING), Carla Gerundino (3TI), Giovanna Ingrisano (POLITECNICA), Lorenzo Rizzoli (ETC ENGINEERING),
Almona Tani (ITALFERR), Fabio Vallone (PROITER), Daniela Vellucci (ETS ENGINEERING).
Team di lavoro gruppo G: Biello (ISMES), Daniela Furin (RECCHI ENGINEERING),
Federico Foria (ETS ENGINEERING), Matteo Maria Scala (3TI).
Team di lavoro gruppo R: Federica Bellardita (ATI PROJECT), Gabriella Chiellino
(EAMBIENTE), Daniela Furin (RECCHI ENGINEERING), Federico Foria (ETS ENGINEERING).
Collaboratori: Tommaso Parise (studente Energy Engineering, Università degli
Studi di Padova), Vera Manenti (EAMBIENTE), Irene Bearzi (EAMBIENTE)
1. IL CONTESTO DI RIFERIMENTO NORMATIVO E DI
INDIRIZZO
1.1 Il quadro internazionale ed europeo
Un insieme di normative, iniziative e linee guida mirano a promuovere la sostenibilità a livello globale ed europeo. Queste politiche sono essenziali per
affrontare le sfide globali legate ai cambiamenti climatici, alla perdita di biodiversità, alla disuguaglianza sociale e a molte altre problematiche ambientali
e sociali.
Quadro Internazionale sulle Politiche di Sostenibilità
1. Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile (ONU):
o Adottata nel 2015, l’Agenda 2030 è un impegno globale che definisce 17 Obiettivi di Sostenibilità Globale (SDGs). Questi obiettivi
coprono una vasta gamma di temi, tra cui la lotta contro la povertà, la protezione dell’ambiente, l’educazione di qualità, la parità di genere, e la promozione della pace e della giustizia.
o Gli SDGs sono diventati il punto di riferimento globale per le politiche di sostenibilità, orientando le azioni dei governi, delle imprese
e della società civile in tutto il mondo.
2. Accordo di Parigi (2015):
o L’Accordo di Parigi è un trattato internazionale sul cambiamento
climatico che stabilisce l’impegno di contenere l’aumento della
temperatura globale al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali, con l’ambizione di limitarlo a 1,5°C.
o L’accordo ha spinto gli Stati a sviluppare politiche nazionali di decarbonizzazione e ad adottare misure per ridurre le emissioni di
gas serra, favorendo una transizione globale verso un’economia
a basse emissioni di carbonio.
3. Principi di Rio (1992):
o I Principi di Rio sono stati adottati durante la Conferenza delle
Nazioni Unite su ambiente e sviluppo (UNCED) e forniscono una
base per il diritto internazionale ambientale. Tra i principi più noti
c’è il concetto di responsabilità comune ma differenziata, che riconosce che i paesi industrializzati hanno una maggiore responsabilità per i danni ambientali storici.
4. Global Reporting Initiative (GRI):
o La Global Reporting Initiative (GRI) è uno degli standard più diffusi
per il reporting sulla sostenibilità, che aiuta le aziende a rendicontare i loro impatti ambientali, sociali e di governance (ESG). Il
GRI promuove la trasparenza e la comparabilità delle informazioni sulle performance non finanziarie delle aziende.
5. Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD):
La TCFD è un’iniziativa creata dal Financial Stability Board (FSB)
per incoraggiare le aziende a divulgare i rischi e le opportunità
legati al cambiamento climatico. Le raccomandazioni della TCFD
mirano a migliorare la trasparenza delle informazioni finanziarie
in relazione ai rischi climatici.
Quadro Europeo sulle Politiche di Sostenibilità
1. Green Deal Europeo (2019):
o Il Green Deal Europeo è la strategia centrale dell’UE per diventare neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. L’iniziativa
include una serie di misure per ridurre le emissioni di gas serra,
proteggere la biodiversità, promuovere l’economia circolare e
sostenere la transizione verso energie rinnovabili.
o Il Green Deal promuove la creazione di un’economia sostenibile
e competitiva in Europa, mirando a decarbonizzare tutti i settori
economici.
2. Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD):
o La CSRD, adottata nel 2022, è una direttiva dell’UE che amplia le
normative sulla rendicontazione non finanziaria delle imprese.
Sostituisce la Direttiva NFRD 2014/95/UE, ampliandone l’ambito e
la portata. Obbliga le aziende a fornire informazioni dettagliate
sui loro impatti ambientali, sociali e di governance, in linea con gli
obiettivi del Green Deal.
o La direttiva mira a rendere le informazioni ESG più trasparenti e
comparabili, migliorando la sostenibilità delle pratiche aziendali.
3. EU Taxonomy for Sustainable Activities (2020):
o La EU Taxonomy è un sistema di classificazione che definisce
quali attività economiche sono considerate sostenibili dal punto
di vista ambientale. La tassonomia è uno strumento fondamentale per indirizzare gli investimenti verso attività che contribuiscono agli obiettivi di sostenibilità dell’UE.
o Le attività devono soddisfare determinati criteri ambientali per
essere considerate “sostenibili”, aiutando a prevenire il greenwashing e a guidare il flusso di capitali verso progetti eco-sostenibili.
o La Commissione Europea, nell’ambito del proprio impegno a favore di una regolamentazione più efficace e meno onerosa, ha
pubblicato il 16 aprile 2024 una proposta di modifica agli Atti Delegati della Tassonomia UE per semplificare e rendere più economico il processo di rendicontazione delle attività sostenibili da
parte delle imprese. Le modifiche mirano a ridurre la quantità
di dati richiesti, semplificare le metodologie di calcolo e offrire
maggiore flessibilità, in particolare alle piccole e medie imprese
(PMI), senza compromettere l’integrità e l’utilità delle informazio-
ni divulgate. L’iniziativa si inserisce nel quadro delle azioni dell’UE
per migliorare la regolazione e sostenere in modo pragmatico la
transizione verso un’economia sostenibile.
Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR):
o Il SFDR impone obblighi di divulgazione per gli investitori, al fine di
fornire trasparenza riguardo agli impatti ambientali, sociali e di
governance dei portafogli di investimento. La regolamentazione
aiuta a garantire che gli investimenti siano coerenti con gli obiettivi di sostenibilità dell’UE e ad aumentare la fiducia degli investitori.
European Climate Law (2021):
o Il European Climate Law stabilisce l’obiettivo di ridurre le emissioni
nette di gas serra dell’UE del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del
1990 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
o La legge impone agli Stati membri dell’UE di adottare politiche
nazionali che siano coerenti con questi obiettivi, e prevede la creazione di piani di adattamento ai cambiamenti climatici.
Circular Economy Action Plan (2020):
o Il Circular Economy Action Plan è un’iniziativa dell’UE che promuove l’economia circolare, riducendo il consumo di risorse naturali
e limitando la produzione di rifiuti. L’UE ha adottato una serie di
misure per incoraggiare il riciclaggio, la riparazione e il riuso dei
prodotti, e per ridurre la dipendenza dalle risorse non rinnovabili.
Carbon Border Adjustment Mechanism Regulation:
o Il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) dell’UE è lo strumento volto ad applicare un prezzo equo al carbonio emesso
nella produzione di beni ad alta intensità di emissioni importati
nell’UE, incentivando al contempo una produzione più pulita nei
Paesi terzi. Il CBAM assicura l’equivalenza tra il prezzo del carbonio applicato alle importazioni e quello della produzione interna,
o Con il primo pacchetto Omnibus del 26 febbraio 2025, la Commissione ha proposto semplificazioni per ridurre gli oneri burocratici, tra cui l’introduzione di una soglia di esenzione de minimis
di 50 tonnellate, che manterrà nel campo di applicazione circa il
99% delle emissioni, esentando circa il 90% degli importatori. Per i
soggetti rimanenti, si prevedono ulteriori semplificazioni in materia di autorizzazioni, calcolo delle emissioni e gestione degli obblighi finanziari.
Relazione di Sostenibilità dell’Opera e Progetto di Fattibilità Tecnico-Economica (PFTE):
o Nell’ambito della progettazione pubblica e privata, la Relazione
di Sostenibilità dell’Opera si configura oggi come uno strumento
tecnico-strategico essenziale, finalizzato a descrivere in modo
chiaro e documentato gli impatti ambientali, sociali ed economici associati alla realizzazione di infrastrutture e opere edilizie.
o Redatta sin dalle fasi preliminari di progettazione, questa relazione assume un ruolo centrale all’interno del Progetto di Fattibilità
Tecnico-Economica (PFTE), in conformità a quanto stabilito dal
nuovo Codice dei Contratti Pubblici (D.Lgs. 36/2023) e dalle successive evoluzioni normative.
o Rappresenta il momento in cui le scelte progettuali sono valutate
non solo sotto il profilo tecnico ed economico, ma anche rispetto
alla loro aderenza ai principi di sostenibilità ambientale e sociale,
e il rispetto del principio DNSH.
o A titolo identificativo e non esaustivo, Relazione di Sostenibilità, da
allegare al PFTE, deve pertanto:
• Analizzare gli impatti ambientali diretti e indiretti (ad esempio
consumo di suolo, emissioni di CO₂, utilizzo di risorse idriche
ed energetiche, tutela della biodiversità);
• Valutare gli aspetti sociali, inclusi il coinvolgimento delle comunità locali, l’accessibilità, la sicurezza e il rispetto dei diritti
sociali lungo la catena di fornitura;
• Esaminare i benefici economici e di sviluppo per il territorio,
evidenziando la creazione di valore condiviso e il contributo
agli obiettivi di economia circolare;
• Verificare la conformità ai Criteri Ambientali Minimi (CAM)
applicabili e, ove pertinente, l’allineamento ai criteri della Tassonomia UE per le attività sostenibili.
1.2 La Direttiva 2022/2464/UE “Corporate Sustainability Reporting Directive”
La Direttiva 2022/2464/UE, parte integrante della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), ha lo scopo di rafforzare le normative relative alla
rendicontazione della sostenibilità delle imprese nell’Unione Europea. La sua
principale finalità è garantire una maggiore trasparenza e coerenza nelle informazioni sulle performance ambientali, sociali e di governance (ESG) delle
aziende, promuovendo una rendicontazione più dettagliata e comparabile.
In particolare, la Direttiva CSRD stabilisce nuovi obblighi per le aziende riguardo alla divulgazione delle informazioni non finanziarie. Le principali novità rispetto alla precedente Direttiva 2014/95/UE includono:
1. Ampia estensione della portata: La direttiva si applica a tutte le
grandi imprese (con più di 250 dipendenti, un fatturato annuo superiore ai 50 milioni di euro o un attivo superiore ai 25 milioni di euro),
comprese quelle non quotate. In precedenza, la normativa si applicava solo a determinate società quotate.
2. Rendicontazione obbligatoria di informazioni ESG: Le aziende devono fornire informazioni dettagliate su come le loro attività influenzano l’ambiente e la società, e su come questi fattori ESG possano
impattare i loro risultati economici.
3. Norme comuni e standard: È prevista l’adozione di standard
europei per la rendicontazione, al fine di garantire una maggiore
uniformità delle informazioni. Questi standard saranno sviluppati
dall’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) e dovranno essere adottati dalle imprese per fornire dati facilmente confrontabili e comprensibili.
4. Verifica esterna: Le informazioni sulla sostenibilità dovranno essere sottoposte a revisione esterna da parte di auditor indipendenti,
per garantire la veridicità e l’affidabilità delle dichiarazioni.
5. Integrazione nei bilanci aziendali: Le informazioni sulla sostenibilità devono essere incluse nei bilanci annuali delle imprese, con un
focus sull’integrazione delle informazioni finanziarie e non finanziarie,
favorendo una visione globale delle performance aziendali.
La Direttiva 2022/2464/UE si inserisce in un più ampio quadro di sostenibilità e
di investimento responsabile, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo
e con il piano per una finanza sostenibile, promuovendo la responsabilità delle
imprese nei confronti della società e dell’ambiente.
In sintesi, questa direttiva mira a garantire che le aziende rendano conto delle
loro pratiche di sostenibilità in modo chiaro, completo e verificabile, promuovendo così una maggiore responsabilità sociale e ambientale a livello europeo.
Per armonizzare e semplificare la rendicontazione di sostenibilità a livello europeo, la CSRD ha introdotto l’obbligo di adottare gli European Sustainability
Reporting Standards (ESRS). Questi standard, formalmente approvati dalla
Commissione Europea il 31 luglio 2023, rappresentano il nuovo quadro normativo di riferimento per le imprese soggette alla CSRD e sono stati sviluppati
dall’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group), su incarico della
Commissione, attraverso un processo tecnico e consultivo durato circa due
anni. Gli ESRS includono standard generali (ESRS 1 e 2) e standard tematici relativi agli aspetti ambientali, sociali e di governance, garantendo allineamento con i principali riferimenti internazionali come GRI, TCFD, ISSB e il Protocollo
GHG. La rendicontazione deve avvenire secondo il principio della doppia materialità, obbligando le aziende a considerare sia l’impatto delle proprie attività
sull’ambiente e la società, sia gli effetti dei fattori ESG sulla performance economico-finanziaria.
Il 26 febbraio 2025 la Commissione Europea ha adottato un pacchetto di proposte noto come “Omnibus Sustainability Package”, con l’intento di sempli-
ficare le norme dell’Unione Europea, rafforzare la competitività e svincolare
risorse per ulteriori investimenti, soprattutto a favore delle piccole e medie imprese.
I due primi pacchetti “Omnibus”, che accorpano proposte in diversi ambiti
legislativi interconnessi, introducono un’ampia semplificazione in materia di
rendicontazione finanziaria sostenibile, CBAM, Due Diligence di sostenibilità,
tassonomia, e programmi di investimento europei. Tra le principali modifiche
proposte figura l’innalzamento delle soglie dimensionali per l’applicazione della CSRD, un periodo di transizione più esteso, la possibilità di applicare requisiti
semplificati per la doppia materialità, e la riduzione degli obblighi di pubblicazione in caso di impatti ESG limitati.
L’intervento normativo mira a ridurre la complessità e gli oneri amministrativi a carico delle imprese, in particolare per le PMI, concentrando il
quadro regolatorio sulle grandi aziende, che hanno una maggiore incidenza su clima e ambiente. Al contempo, il pacchetto rafforza il principio di proporzionalità e mantiene l’accesso ai finanziamenti sostenibili
per supportare la transizione verde di tutte le imprese.
In data 14 aprile 2025, il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione Europea hanno approvato formalmente la prima revisione normativa nell’ambito del cosiddetto Pacchetto Omnibus (Omnibus I COM(2025)80) . Con la Direttiva 2025/794/UE, pubblicata nella Gazzetta
Ufficiale dell’Unione Europea in data 16 aprile 2025, vengono modificati i
termini di recepimento nonché alcune scadenze di applicazione previste nelle disposizioni della Direttiva 2022/2464/UE (Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD) e della Direttiva 2024/1760/UE (Corporate Sustainability Due Diligence Directive – CSDDD).
Restano in attesa di approvazione, con decisione finale comunque prevista entro la fine del 2025, gli Atti delegati relativi alla tassonomia (modifiche
volte a rendere la comunicazione più semplice ed efficace sotto il profilo dei
costi per le imprese), la proposta di Regolamento del Parlamento europeo e
del Consiglio che modifica le Regulations (EU) 2015/1017, (EU) 2021/523, (EU)
2021/695 and (EU)
2021/1153 as regards increasing the efficiency of the EU guarantee under Regulation
(EU) 2021/523 and simplifying reporting requirements (Omnibus II COM(2025)84), la proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del
Consiglio che modifica la Regulation (EU) 2023/956 as regards simplifying
and strengthening the carbon border adjustment mechanism (Omnibus I
– COM(2025)87) e la Proposta di direttiva che modifica le Audit Directive, Accounting Directive, Corporate Sustainability Reporting Directive, e la Corporate
Sustainability Due Dilligence Directive. Tra le principali modifiche, quest’ultima
interviene sui parametri per l’individuazione delle Grandi imprese obbligate alla rendicontazione a partire dal 2028: con la revisione Omnibus, saranno
soggette alla CSRD solo le imprese con almeno 1.000 dipendenti e che soddisfino uno tra i seguenti requisiti economici — un fatturato superiore a 50 milioni di euro o un bilancio patrimoniale superiore a 25 milioni di euro — riducendo
così drasticamente il numero di aziende coinvolte.
Per facilitare la rendicontazione di sostenibilità da parte delle piccole e medie
imprese non quotate, la Commissione Europea ha inoltre promosso lo sviluppo
di un nuovo standard volontario semplificato, il VSME – Voluntary Sustainability Reporting Standard for SMEs. Elaborato anch’esso da EFRAG e consegnato
alla Commissione il 17 dicembre 2024, questo strumento consente alle PMI di
comunicare in modo proporzionato e coerente le proprie performance ESG,
rispondendo alle richieste di banche, clienti e investitori senza gravare su di
esse con oneri eccessivi. La versione definitiva dello standard è stata approvata il dagli organi tecnici di EFRAG.
È importante evidenziare che il VSME non rientra attualmente nella Direttiva
CSRD, ma risponde a un’esigenza concreta del mercato: offrire alle PMI non
quotate uno strumento semplice, armonizzato ed efficiente per gestire le crescenti richieste di dati ESG da parte dei partner commerciali. L’obiettivo è ridurre la frammentazione e i costi, migliorare l’accesso al credito sostenibile e
supportare attivamente la transizione verso un’economia più verde.
1.3Il Regolamento 2019/2088 “Sustainable Finance Disclosure Regulation”
Il Regolamento 2019/2088, noto anche come “Sustainable Finance Disclosure
Regulation” (SFDR), è un regolamento dell’Unione Europea che mira a promuovere la trasparenza e l’integrità del mercato finanziario in relazione agli investimenti sostenibili. Il suo obiettivo principale è garantire che gli investitori siano
adeguatamente informati riguardo ai rischi e agli impatti ambientali, sociali
e di governance (ESG) associati agli investimenti, facilitando in questo modo
una transizione verso un sistema finanziario più sostenibile.
I punti principali del regolamento sono:
Trasparenza sulle caratteristiche ESG: Le istituzioni finanziarie (come gestori di fondi, assicuratori e consulenti) devono divulgare come integrano i fattori ESG nelle loro strategie di investimento, sia a livello di prodotto che a livello di organizzazione.
2. Divulgazioni sui rischi ESG: Le entità soggette al regolamento devono
fornire informazioni dettagliate su come i rischi ESG (come il cambia-
mento climatico) possano influenzare i loro investimenti e le decisioni
aziendali.
Classificazione dei prodotti finanziari: Il regolamento stabilisce una
classificazione dei prodotti finanziari in base al loro grado di sostenibilità. Ad esempio:
o Articolo 6: Prodotti che non considerano aspetti ESG.
o Articolo 8: Prodotti che promuovono caratteristiche ambientali o
sociali, ma senza un obiettivo di sostenibilità vincolante.
o Articolo 9: Prodotti che hanno come obiettivo specifico investimenti sostenibili.
Due diligence e politiche di sostenibilità: Le entità devono avere politiche di due diligence in materia di sostenibilità, integrando criteri ESG
nelle loro decisioni di investimento e fornendo informazioni chiare al riguardo.
Rapporti periodici: Devono essere forniti rapporti periodici che descrivano l’impatto ESG degli investimenti e la loro coerenza con gli obiettivi
dichiarati di sostenibilità.
Obiettivo finale: Promuovere il flusso di capitali verso investimenti che
contribuiscono a obiettivi di sostenibilità, in linea con l’accordo di Parigi
sul cambiamento climatico e gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG)
delle Nazioni Unite.
In sintesi, il SFDR è un passo fondamentale verso una maggiore trasparenza e
responsabilità nelle finanze sostenibili, obbligando le istituzioni a rendere visibili i criteri ESG adottati nei loro processi decisionali e a informare gli investitori
su come questi influenzano i rendimenti e i rischi degli investimenti.
1.4 Il Regolamento 2020/852 “Tassonomia UE”
Il Regolamento (UE) 2020/852, noto come “Regolamento sulla Tassonomia” o “Tassonomia UE”, è una normativa dell’Unione Europea che stabilisce un sistema di classificazione delle attività economiche considerate ambientalmente sostenibili. Il suo obiettivo è creare un linguaggio
comune per le attività economiche che contribuiscono agli obiettivi di
sostenibilità ambientale, aiutando gli investitori a identificare gli investimenti che possono essere qualificati come “sostenibili” in modo chiaro e
trasparente.
I punti principali del Regolamento sono:
Definizione di attività economiche sostenibili: Il regolamento stabilisce
criteri per determinare quali attività economiche contribuiscono positivamente agli obiettivi ambientali, come il cambiamento climatico, la gestione sostenibile delle risorse naturali e la protezione della biodiversità.
2. Obiettivi ambientali: Le attività economiche devono soddisfare almeno
uno dei seguenti sei obiettivi ambientali per essere considerate sostenibili:
o Mitigazione dei cambiamenti climatici.
o Adattamento ai cambiamenti climatici.
o Uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine.
o Transizione verso un’economia circolare (ad esempio, riduzione
dei rifiuti e riciclo).
o Prevenzione e controllo dell’inquinamento.
o Protezione e recupero della biodiversità e degli ecosistemi.
3. Condizioni per la sostenibilità: Un’attività economica è considerata sostenibile solo se:
o Contribuisce in modo sostanziale a uno o più degli obiettivi ambientali sopra elencati.
o Non causa danni significativi a nessuno degli altri obiettivi.
o Rispetta le garanzie sociali minime, come i diritti umani e i diritti
del lavoro.
4. Trasparenza per gli investitori: Le imprese e gli investitori devono fornire
informazioni su come le loro attività o investimenti si allineano alla Tassonomia UE. Ciò consente agli investitori di prendere decisioni informate
su quali investimenti siano effettivamente “verdi” e sostenibili.
5. Sviluppo progressivo: Il regolamento prevede un approccio graduale,
con criteri tecnici dettagliati che verranno sviluppati nei prossimi anni
per determinare in modo specifico quali attività economiche soddisfano
i requisiti della Tassonomia. Questi criteri saranno aggiornati periodicamente.
6. Rafforzamento della fiducia negli investimenti sostenibili: Il regolamento
mira a ridurre il rischio di “greenwashing” (ossia l’uso improprio del termine “verde” o “sostenibile” per attirare investimenti), assicurando che
solo le attività che effettivamente contribuiscono alla sostenibilità ambientale siano etichettate come tali.
In sintesi, la Tassonomia UE è uno strumento fondamentale per orientare
i flussi di capitale verso attività economiche veramente sostenibili, favorendo una transizione verso un’economia più verde e a basse emissioni
di carbonio, e migliorando la trasparenza e la fiducia nel mercato degli
investimenti sostenibili.
1.5 Le Linee Guida EBA “Loan Origination and Monitoring”
Le Linee Guida EBA (European Banking Authority) sulla “Loan Origination
and Monitoring” sono un insieme di raccomandazioni e principi svilup-
pati dall’EBA per migliorare la qualità dei processi di concessione dei
prestiti e di monitoraggio del rischio di credito nelle istituzioni finanziarie.
L’obiettivo principale è garantire che le banche adottino pratiche solide
e trasparenti, riducendo i rischi di credito e migliorando la gestione dei
prestiti, in particolare in un contesto di crescente complessità e incertezza economica.
I principali punti trattati nelle Linee Guida sono:
1. Processo di Origination del Prestito
Valutazione della solvibilità del cliente: Le banche devono adottare un
approccio prudente nella valutazione della capacità di rimborso del
cliente, analizzando accuratamente il profilo di rischio, la situazione finanziaria e le capacità di rimborso.
Informazioni adeguate e complete: È fondamentale che le banche raccolgano e utilizzino informazioni complete e accurate per valutare i rischi
associati ai prestiti. Devono essere utilizzati strumenti adeguati per misurare la capacità di rimborso e il rischio complessivo del prestito.
Processo di decisione del prestito chiaro e trasparente: Il processo di
approvazione dei prestiti deve essere chiaro, documentato e fondato su
criteri oggettivi. Le banche devono garantire che i rischi siano identificati
e gestiti correttamente prima dell’erogazione del prestito.
2. Gestione del Rischio di Credito Durante il Monitoraggio
Monitoraggio continuo: Le banche devono adottare politiche di monitoraggio proattivo per valutare la performance dei prestiti e identificare
segnali di potenziale difficoltà di pagamento. Ciò include il monitoraggio regolare della situazione finanziaria del debitore e l’analisi dei fattori
esterni che potrebbero influenzare la capacità di rimborso.
Rilevamento precoce dei segnali di default: Le istituzioni finanziarie devono avere sistemi adeguati per rilevare i segnali di possibile inadempimento (default), come il deterioramento del credito o l’indebolimento
delle condizioni economiche.
Gestione delle situazioni di stress: Le banche devono disporre di politiche
per gestire i prestiti che diventano problematici, compresa la possibilità
di ristrutturazione del debito o l’adozione di misure preventive per evitare
il default.
3. Conformità alle Normative e Gestione dei Rischi
Conformità alle regolazioni prudenziali: Le linee guida suggeriscono che
le banche debbano conformarsi alle normative prudenziali in materia di
concessione di prestiti, con particolare attenzione alle disposizioni relative alla gestione del rischio di credito e alla protezione degli interessi dei
consumatori.
Approccio basato sui rischi: Il processo di concessione e monitoraggio
dei prestiti deve essere improntato su un approccio basato sui rischi, in
modo che le banche possano identificare e gestire in modo efficace i
rischi potenziali associati a ciascun prestito.
4. Ruolo del Governance e Controlli Interni
Governance chiara e responsabilità: Le linee guida raccomandano che
le istituzioni finanziarie abbiano una governance chiara e una distribuzione adeguata delle responsabilità nel processo di concessione e monitoraggio dei prestiti. Dev’essere garantito che le decisioni vengano prese
in modo coerente e basato su politiche aziendali chiare.
Controlli interni e revisione continua: Le banche devono implementare efficaci sistemi di controllo interno per monitorare costantemente la
qualità dei prestiti e garantire che il processo di origine e monitoraggio
rispetti le politiche interne e le normative.
5. Trasparenza e Comunicazione con i Clienti
Comunicazione chiara e trasparente con i clienti: Le banche devono fornire ai clienti informazioni chiare sui termini e condizioni dei prestiti, inclusi i rischi associati e le responsabilità del debitore.
Accesso ai dati: I clienti devono avere accesso alle informazioni relative
alla loro posizione finanziaria e al loro prestito, garantendo trasparenza
e responsabilità.
In sintesi, le Linee Guida EBA sulla “Loan Origination and Monitoring” promuovono un approccio responsabile, trasparente e basato sul rischio
nella concessione e gestione dei prestiti, con l’obiettivo di migliorare la
stabilità del sistema bancario e proteggere gli interessi degli investitori e
dei consumatori.
1.6 Survey ESG OICE 2024
In occasione dell’indagine svolta da OICE nel 2024, tra i quesiti posti è stato
chiesto il livello di conoscenza-familiarità delle imprese in merito ai concetti di
sostenibilità. Il risultato mostra una situazione molto chiara: la conoscenza su
tali temi è maggiore nelle imprese con grandi dimensioni (in società con più di
126 addetti, la percentuale sale a 72%), rispetto a imprese associate OICE con
meno di 26 addetti (con una percentuale del 19%).
Analogamente, nelle grandi imprese che hanno una consapevolezza maggiore del tema, si nota che esse si muovono internamente anche con strumenti
propri per rendicontare e monitorare tali temi all’interno della propria attività
(più del 66% delle società con più di 126 addetti si muove in tal senso, invece la
percentuale scende al 36% per le società tra i 26 e i 125 addetti e scende drasticamente al 13% per le società con meno di 26 addetti).
Parallelamente è raro trovare una figura/sezione dedicata alla sostenibilità
all’interno delle società con meno di 26 addetti (19%), ma la percentuale sale
man mano che aumenta il numero degli addetti fino ad arrivare a una percentuale sopra al 70% per le società con più di 126 addetti. Ciò dimostra il crescente
contributo trainante che le grandi società portano nell’ambito della transizione
ecologica.
Nonostante il numero di società oggetto di rating siano relativamente poche,
come meglio descritto nel paragrafo successivo, in realtà all’interno delle società è presente un forte interesse nell’applicare gli indicatori ambientali all’interno della società stessa e in particolare viene chiesto quali sono gli indicatori
maggiormente rilevanti tra materie packaging, efficienza energetica e fonti rinnovabili, consumo delle risorse idriche, impatto sulla biodiversità, riduzione delle
emissioni e gestione dei rifiuti. Tra questi, gli indicatori più rilevanti sono stati individuati nell’efficienza delle fonti energetiche, la gestione delle risorse idriche e
le emissioni. In generale, indipendentemente dalla dimensione aziendale, risultano essere maggiormente applicabili l’efficienza energetica (selezionata dal
75,8% delle imprese rispondenti), seguita dalla gestione dei rifiuti (67,7%) e dalla
riduzione delle emissioni (56,5%). Sebbene “efficienza energetica e fonti rinnovabili” è il primo indicatore per le imprese medie (scelto dal 79,7% delle medie)
e grandi (scelto dall’81,3% delle grandi), rappresenta il secondo indicatore per
le piccole. Per le piccole imprese l’indicatore ambientale più rilevante è infatti la
gestione dei rifiuti (selezionato dal 77,6% delle imprese). A seguire troviamo le
emissioni per le piccole e la gestione dei rifiuti per medie e grandi imprese.
Nonostante l’elevato interesse a questi tre temi ambientali, si nota che le associate OICE purtroppo non riescono a spingere gli investimenti sui propri impianti
a fonte rinnovabile e applicare anche all’interno della propria sede una politica di efficientamento energetico. Tuttavia, anche in questo caso si osserva un
aumento della percentuale di risposte positive al crescere della dimensione,
partendo dal 9,4% delle piccole imprese, passando al 24,6% delle medie, per
arrivare al 41,2% delle grandi che hanno già attivato impianti propri e hanno
politiche di efficientamento.
Tra le tecnologie adottate da parte delle imprese per implementare i principi
ESG, quelle per la riduzione dei rifiuti (21,6%) e delle emissioni (20,9%) sono le
più comuni, mentre solo il 9,7% delle aziende ha implementato tecnologie per
ridurre i consumi idrici. Si nota che le piccole imprese tendono a utilizzare maggiormente le tecnologie per ridurre i rifiuti, mentre le medie e grandi aziende si
concentrano sulle tecnologie per le emissioni. In generale, si evidenzia che c’è
ancora molto da fare per migliorare l’adozione di tecnologie sostenibili da parte
delle imprese.
Un altro tema indagato tramite l’Indagine OICE è legato alla scelta dei propri
fornitori in relazione ai criteri e certificazioni ambientali, in modo da capire se il
crescente interesse sui criteri ESG influenzi le associate OICE nella scelta della
propria catena di fornitori dettata dai criteri di sostenibilità. Anche in questo
caso la situazione varia in base alla dimensione dell’impresa: nel complesso,
poco meno della metà delle associate valuta tali aspetti sui propri fornitori. In
particolare, le piccole imprese non tengono conto di alcun tipo di criterio o certificazione in possesso dei propri fornitori (63%) così da influenzarne la scelta.
Al contrario per le grandi imprese associate OICE si tende a scegliere fornitori
in possesso di certificazioni e nel dettaglio in possesso della certificazione ISO
14001, che risulta essere la più diffusa. Se valutati, gli altri strumenti utilizzati per
valutare l’applicabilità dei criteri di sostenibilità nei fornitori sono il rispetto alle
prescrizioni dei Criteri Ambientali Minimi e relativi Bilanci di sostenibilità, mostrando una conoscenza del tema dell’associata OICE.
In relazione alle tematiche sociali, sono stati chiesti quali tra gli indicatori siano
più rilevanti, ovvero tra “benessere dei dipendenti”, “salute e sicurezza”, “formazione”, “pari opportunità”, “relazioni con il territorio”, “sicurezza e privacy”.
Nel complesso l’interesse maggiore è mostrato verso la salute e la sicurezza,
sicuramente dovuto al fatto che esso rientra nell’ambito di obbligo normativo
da rispettare nei luoghi di lavoro. Segue la formazione indipendentemente dalla
dimensione dell’impresa (ma con maggiori investimenti nelle grandi imprese),
quindi il benessere dei dipendenti che risulta essere di maggiore interesse per
le piccole imprese, ma presenta comunque percentuali elevate in tutte le dimensioni. Dalle risposte ottenute si evince anche un particolare interesse per
le pari opportunità. Infatti, nel complesso il 38% delle imprese ha avviato un
processo di certificazione di genere tra il personale, con percentuali più alte per
le associate OICE di più grandi dimensioni (72% contro un 19% delle piccole imprese). Ciò è probabilmente legato al fatto che le società più grandi si trovano
spesso a partecipare a bandi di gara e di selezione in cui è specificatamente
richiesto l’ottenimento di tali certificazioni. In questo senso, le richieste delle Stazioni Appaltanti e del normatore risultano essere efficienti nell’applicabilità dei
criteri di sostenibilità nelle imprese.
Infine, le associate OICE di grandi dimensioni tendono a mostrare il loro contri-
buto anche nello sviluppo del territorio: sono ben il 62% delle imprese di grandi
dimensioni a investire a vantaggio della comunità della zona in cui operano
tramite diversi tipi di attività. Al contrario, la maggior parte delle piccole imprese (90%) e medie (71%) non svolge alcun tipo di contributo nei confronti dello
sviluppo del territorio.
L’altro aspetto indagato dall’indagine OICE è relativo alla Governance. i sei indicatori proposti sono stati: “performance economica”, “condivisione del valore
economico”, “legalità, etica ed integrità”, “qualità del servizio e soddisfazione
del cliente”, “crescita qualitativa sostenibile ed equa”, “oneri fiscali e contributivi”. L’attenzione delle associate si concentra sulla qualità del servizio, indipendentemente dalla loro dimensione. A seguire il tema della legalità, etica ed
integrità è l’indicatore maggiormente attenzionato, che risulta essere addirittura il primo tra le grandi imprese, probabilmente perché legato all’immagine
della stessa impresa. Il terzo indicatore in ordine di importanza è “performance
economica”, indicatore selezionato dal 59,1% delle imprese e in terza posizione
anche nei tre cluster dimensionali. Meno importanti sono gli altri tre indicatori
di governance, con la “Crescita qualitativa” indicata dal 39,4% delle imprese
rispondenti, mentre “Oneri fiscali” e “Condivisione valore economico” sono stati
scelti da meno del 20% dei rispondenti (rispettivamente 17,4% e 15,9%).
Infine, l’Indagine OICE ha voluto indagare se le imprese hanno investito sulla
digitalizzazione dei dati. L’ambito di maggiore interesse risulta essere la Cybersecurity (53% delle imprese investe in tale ambito), l’8,1% ha investito nella digitalizzazione dei dati ambientali e il 25% delle imprese associate non ha ancora
effettuato alcun tipo di investimento. La classifica tra cyber-security, privacy
e sicurezza dei clienti e digitalizzazione dei dati ambientali rimane la stessa a
prescindere dalla dimensione delle imprese. Ciò che cambia è la percentuale
di imprese che non ha effettuato alcuno di questi investimenti: tra le grandi imprese solo il 6,3% delle imprese non ha investito, percentuale che sale al 23,7%
tra le medie e arriva al 31,7% nelle piccole.
Questa sezione dell’Indagine OICE 2024 dedicata ai criteri ESG ha svelato uno
spaccato interessante della realtà delle imprese e sul contesto nazionale, ma
pienamente in linea con quanto ci si poteva attendere. Infatti, pur in presenza di un processo complessivo di convergenza verso i principi di sostenibilità
da parte delle associate di qualsiasi dimensione, appare ancora abbastanza
marcata la differenza tra piccole e grandi imprese. Queste ultime, infatti, mostrano di essere più in linea con il rispetto e l’applicabilità dei criteri ESG, mentre
le imprese di piccole dimensioni sono ancora poco sviluppate sotto molteplici
punti di vista. Per questo motivo sarebbe opportuno un supporto mirato verso
le medio-piccole in modo da accelerare il loro processo di transizione, come la
presente guida.
2. ESG E GLI INDICATORI DI RENDICONTAZIONE
2.1 Il bilancio di sostenibilità
Un bilancio di sostenibilità è un documento che le aziende redigono per comunicare in modo trasparente i propri impatti economici, ambientali e sociali,
nonché le azioni intraprese per migliorare la sostenibilità nelle proprie attività.
Questo tipo di bilancio va oltre il tradizionale bilancio finanziario, che si concentra solo sugli aspetti economici dell’impresa, includendo anche la performance
in termini di sostenibilità.
Gli aspetti principali di un bilancio di sostenibilità sono:
1. Ambito e obiettivi ambientali: L’azienda descrive le proprie politiche ambientali, gli impatti delle sue attività sull’ambiente (ad esempio, emissioni
di CO2, uso delle risorse naturali, gestione dei rifiuti) e le misure adottate
per ridurre l’impatto ecologico. Potrebbe includere, per esempio, obiettivi
di riduzione delle emissioni di gas serra o l’adozione di pratiche di economia circolare.
2. Responsabilità sociale: Si analizzano gli aspetti legati al benessere delle
persone, come le condizioni di lavoro, la sicurezza sul posto di lavoro, le
politiche di diversità e inclusione, la gestione delle relazioni con le comunità locali e l’impegno verso i diritti umani.
3. Governance e etica: Viene trattato il modello di governance dell’impresa,
le politiche di compliance e di trasparenza, la gestione dei rischi, l’etica
aziendale, e il rispetto delle leggi e delle normative in ambito fiscale e
lavorativo.
4. Performance economica sostenibile: Si forniscono dettagli sui risultati
economici legati a pratiche sostenibili, come gli investimenti in innovazione green, i prodotti e servizi eco-compatibili, e l’analisi delle opportunità e rischi economici legati alla sostenibilità.
5. Obiettivi futuri e miglioramento continuo: Vengono definiti gli obiettivi
di sostenibilità a breve, medio e lungo termine dell’impresa, nonché gli
strumenti e le azioni previsti per raggiungerli.
Struttura e standard di riferimento.
Il bilancio di sostenibilità può seguire diversi standard internazionali,
come:
Global Reporting Initiative (GRI), che fornisce linee guida per la redazione
di report sulle performance aziendali in materia di sostenibilità.
Sustainability Accounting Standards Board (SASB), che si concentra su
metriche di sostenibilità rilevanti per gli investitori.
Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD), che si concentra sui rischi e opportunità legati ai cambiamenti climatici.
L’importanza di un bilancio di sostenibilità è da ricondursi a:
Trasparenza e responsabilità: Comunicare in modo chiaro l’impatto delle
proprie attività aumenta la fiducia degli stakeholder (investitori, clienti,
dipendenti, comunità locali) e contribuisce a costruire una reputazione
positiva.
Risposta alle richieste degli investitori: Sempre più investitori richiedono
informazioni sulle pratiche ambientali, sociali e di governance (ESG) delle
aziende in cui investono.
Conformità alle normative: In alcuni casi, le normative impongono alle
aziende di rendicontare i propri impatti e obiettivi di sostenibilità, come
nel caso della Tassonomia UE o dei regolamenti di disclosure finanziaria
sostenibile (SFDR).
In sintesi, il bilancio di sostenibilità è uno strumento fondamentale per le
aziende che vogliono dimostrare il loro impegno verso una crescita responsabile e un impatto positivo sull’ambiente e sulla società, andando
oltre la mera rendicontazione finanziaria.
2.2 I sistemi di Rating ESG
I Rating ESG valutano le performance di un’azienda o di uno strumento finanziario, valutandone l’esposizione ai rischi di sostenibilità e/o l’impatto sulle persone
e sull’ambiente. Le valutazioni vengono effettuate su quattro categorie principali, quali:
Ambiente: Valuta le politiche ambientali dell’azienda, le pratiche di
gestione delle risorse, l’impatto ambientale e gli impegni nella riduzione
delle emissioni di carbonio.
Lavoro e diritti umani: Analizza le politiche relative al trattamento dei
dipendenti, la salute e sicurezza sul lavoro, evitando pratiche lavorative
scorrette e garantendo i diritti umani nel contesto lavorativo.
Etica: Esamina le pratiche etiche dell’azienda, inclusi aspetti come la
lotta alla corruzione, il rispetto delle normative, la trasparenza e l’integrità
nella conduzione degli affari.
Approvvigionamento sostenibile: Valuta come l’azienda gestisce le
relazioni con i fornitori e promuove pratiche sostenibili lungo la catena di
fornitura, inclusa l’adozione di standard etici e ambientali.
I rating ESG sono utili per le aziende che desiderano migliorare o introdurre le
pratiche di sostenibilità all’interno dell’azienda stessa, così come per gli investitori e i clienti che cercano di collaborare con partner responsabili e sostenibili.
Esistono diversi tipi di rating e punteggi ESG che sinteticamente possono essere
così riassunti:
Valutazioni aggregate dei fattori E, S e G, valutazione dei singoli fattori o
dei sotto-fattori (ad esempio rischi climatici);
Classificazioni che utilizzano una prospettiva di doppia materialità
(valutazione del rischio e degli impatti) o una prospettiva di materialità
singola (valutazione solo dei rischi o solo degli impatti) o che utilizzano
norme e standards internazionali;
Valutazioni che coinvolgono figure analiste e si traducono in punteggi
basati esclusivamente sull’analisi dei dati.
I rating ESG sono sviluppati e distribuiti principalmente da fornitori specializzati
in rating ESG; tuttavia, alcuni istituti finanziari sviluppano anche propri rating
Il 13 Giugno 2023 il Parlamento europeo ha proposto il “Regolamento sulla trasparenza e sull’integrità delle attività di rating ambientale, sociale e di governance” (ESG) così da regolamentare tali strumenti e rafforzare l’affidabilità e
la comparabilità dei rating ESG, migliorando la trasparenza e l’integrità delle
attività dei fornitori di rating ESG e prevenendo potenziali conflitti di interessi.
L’accordo chiarisce che i rating ESG comprendono fattori ambientali, sociali e in
materia di diritti umani e di governance e prevede la possibilità di fornire rating
distinti per i fattori E, S e G (ambientali, sociali e di governance). Tuttavia, ove
sia fornito un rating unico, occorre rendere esplicita la ponderazione dei fattori
E, S e G. Se i fornitori di rating ESG stabiliti nell’UE dovranno ottenere un’autorizzazione dall’ESMA, quelli stabiliti al di fuori dell’UE che desiderano operare nell’UE
dovranno ottenere l’avallo dei loro rating ESG da parte di un fornitore di rating
ESG autorizzato nell’UE, un riconoscimento basato su un criterio quantitativo o
essere inclusi nel registro UE dei fornitori di rating ESG sulla base di una decisione di equivalenza in relazione al paese di origine e a seguito di un dialogo tra
l’ESMA e l’autorità competente del paese terzo interessato. L’accordo politico
provvisorio è soggetto all’approvazione del Consiglio e del Parlamento prima di
passare alla procedura d’adozione formale.
Come chiarito i sistemi di rating ESG (Environmental, Social and Governance)
sono utilizzati per valutare le performance ambientali, sociali e di governance delle aziende. La loro impostazione è principalmente basata sull’operato di
aziende le cui attività hanno un impatto significativo sull’ambiente e sulla società o sono strettamente legate alle attività delle società finanziarie. Se questi schemi di valutazione volessero essere applicati alle società di ingegneria,
provocherebbero un danno di immagine per esse perché vengono penalizzate
da quegli aspetti di valutazione che non si sposano con l’attività di una tipica
società di ingegneria o studio professionale. Ad esempio, relativamente all’aspetto ambientale, se tramite lo schema di valutazione si sta analizzando come
la società contribuisce a ridurre gli impatti ambientali, è chiaro che la maggior
parte delle società di ingegneria svolgono un ruolo fondamentale nello svilup-
po delle energie a fonti rinnovabili principalmente nei progetti sviluppati e non
nell’attività della società stessa che è direttamente legata agli spazi di lavoro. Quindi, secondo i sistemi di rating il vero impatto ambientale della società
dovrebbe essere legato alle caratteristiche della sede fisica e non alle caratteristiche dei progetti sviluppati. Per tale ragione non tutti i sistemi di rating di
valutazione dei criteri ESG sono affini alle attività svolte dagli studi professionali,
che spesso trovano difficoltà a trovare un riscontro con essi.
Le imprese di grandi dimensioni sono ormai abituate a ricevere un resoconto
della loro solidità e affidabilità patrimoniale, attraverso l’attribuzione di un voto.
Allo stesso modo per i temi ambientali, le imprese dovranno abituarsi a mostrare una chiara rispondenza della loro attività nei confronti dei principi di sostenibilità. Dall’Indagine OICE svolta nel 2024 si evince che attualmente sono ancora
poche le società che sono state oggetto di rating di sostenibilità da parte dei
propri clienti per essere qualificati nell’albo fornitori (in totale il 56% delle società
non è oggetto a nessun tipo di rating). Tra le poche società oggetto di rating si
evince che i sistemi di rating maggiormente diffusi sono o strettamente legati
al tema finanziario; invece, sul tema dei principi ESG risaltano:
Open ES – Ecosystem Sustainability: una community per la sostenibilità
delle filiere industriali che dimostri l’impegno dell’impresa per uno
sviluppo dell’intero ecosistema;
EcoVadis: Questa piattaforma offre valutazioni di sostenibilità per
le aziende, aiutando a misurare le loro pratiche ESG attraverso un
questionario basato su metriche internazionali.
In realtà si ritiene opportuno fornire anche delle informazioni relative al Get-it
Fair che non è un sistema di certificazione, ma è uno schema che ha lo scopo di
stimare il livello di rischio non finanziario delle attività aziendali, significativo in
quanto riconosciuto dai CAM Edilizia.
Open ES è una piattaforma in cui vengono accolte le richieste di rendicontazione dei criteri ESG tramite un modello basato sugli standard internazionali in
materia, attraverso metriche versatili in modo da coprire differenti settori di business. Si tratta di una community che si concentra sulla sostenibilità e sulla
promozione di soluzioni tecnologiche open source orientate a creare ecosistemi aziendali più sostenibili, inclusivi e resilienti, con un forte focus su temi ambientali, sociali ed economici.
In particolare, l’ecosistema Open ES è progettato per supportare le piccole e
medie imprese (PMI) nell’adozione di soluzioni e software che possano migliorare l’efficienza delle loro operazioni, ridurre l’impatto ambientale e contribuire
a una crescita sostenibile.
La potenzialità di questa piattaforma è la versatilità con cui i criteri ESG vengono resi applicabili a tutte quelle realtà di diversa natura che hanno l’obiettivo di
essere partecipe alla transizione energetica. Di fatto si tratta di una community
in cui poter reperire e condividere tutte le informazioni, strumenti e attività tramite la pubblicazione di esperienze, storie e consigli. In questo modo nasce una
rete di connessione tra i diversi attori, che contribuiscono alla condivisione delle
informazioni e degli strumenti adattati alla propria attività. All’interno di questa
piattaforma si trovano diversi tipi di attori che includono partners Leader della
Value Chain (erogatori di servizi stradali, player finanziari, banche, società di costruzione, ecc.); istituzioni scientifiche e legali o istituti di formazione (università
sia pubbliche che private); associazioni di imprese nazionali; ESG Ecosystem tra
cui quelli di seguito descritti; fornitori di sviluppo di hub che contribuiscono alla
trasmissione e alla formazione in materia ESG.
Gli obiettivi principali della community Open ES Ecosystem Sustainability sono:
Sostenibilità Ambientale, promuovendo l’adozione di tecnologie e
pratiche aziendali che riducono l’impatto ecologico delle imprese. Ciò
include l’ottimizzazione dell’uso delle risorse, la riduzione dei rifiuti, e
l’adozione di modelli di business circolari che siano in grado di minimizzare
l’inquinamento e l’uso non sostenibile delle risorse.
Sostenibilità Sociale favorendo l’inclusione sociale e la responsabilità
etica nelle imprese. Le soluzioni open source possono aiutare le PMI a
collaborare in modo più aperto, ridurre le disuguaglianze e favorire il
coinvolgimento di tutti gli attori locali in un ecosistema economico più
equo.
Sostenibilità Economica in quanto le PMI spesso devono affrontare sfide
economiche significative. L’adozione di software open source e soluzioni
tecnologiche scalabili e personalizzabili può contribuire a ridurre i costi
operativi, permettendo alle piccole imprese di rimanere competitive e
di crescere in modo sostenibile senza dover affrontare i costi elevati di
soluzioni proprietarie.
Collaborazione e Innovazione, la community è un luogo di collaborazione,
dove le aziende, gli sviluppatori, e gli esperti si uniscono per sviluppare
progetti innovativi e soluzioni open source che abbiano un impatto
positivo sulla sostenibilità. La condivisione di idee, risorse, e strumenti
aiuta a creare soluzioni più robuste e scalabili che rispondono alle sfide
ambientali e sociali.
Educazione e Sensibilizzazione infatti parte della missione della community
è anche educare le PMI e le altre organizzazioni sulla sostenibilità e come
le tecnologie open source possano aiutarle a implementare pratiche
aziendali più responsabili e sostenibili. La formazione continua, l’accesso
a risorse gratuite, e i programmi di supporto sono parte integrante di
questo processo.
Sviluppo di Soluzioni per la Sostenibilità: Open ES promuove lo sviluppo
di soluzioni software specifiche per la gestione sostenibile delle risorse
aziendali, l’ottimizzazione dei processi produttivi, la gestione dell’energia,
il monitoraggio dell’impatto ambientale, e altre aree legate alla
sostenibilità. Le PMI possono adottare queste soluzioni per diventare più
efficienti e ridurre il loro impatto ecologico.
In sintesi, la community Open ES Ecosystem Sustainability promuove l’adozione
di tecnologie open source come leva per migliorare la sostenibilità ambientale,
sociale ed economica delle PMI, con l’obiettivo di creare un ecosistema economico che possa prosperare in modo responsabile e resiliente.
Ecovadis è una piattaforma di valutazione della sostenibilità e responsabilità
sociale delle aziende, utilizzata globalmente per analizzare performance e rischi
legati alla sostenibilità. La sua metodologia si basa su standard internazionali
come il Global Reporting Index (GRI) e la ISO 26000, e viene adattata in base alle
dimensioni e all’attività dell’azienda, garantendo un approccio su misura.
La valutazione si articola attorno a tre pilastri principali:
Politiche: Include le politiche aziendali, gli obiettivi di sostenibilità e le
adesioni a iniziative esterne.
2. Azioni: Comprende le misure implementate, le certificazioni ottenute e il
livello di sviluppo delle azioni intraprese.
3. Risultati: Riguarda la rendicontazione e il monitoraggio dei risultati
ottenuti.
Ecovadis utilizza 21 criteri di sostenibilità, scegliendo quelli più rilevanti in base
alle specifiche sfide e alla localizzazione dell’azienda. Questo approccio consente di evidenziare punti di forza e aree di miglioramento, fornendo suggerimenti per azioni correttive.
Per mantenere un elevato standard di qualità, Ecovadis ha implementato un
sistema di gestione della qualità che comprende:
Tracciabilità e riservatezza: Le risposte e i documenti delle aziende
valutate sono riservati e non condivisi senza consenso.
Processi organizzativi: Una gestione
garantisce la qualità complessiva.
Controllo di qualità: Moduli specifici identificano problemi e stabiliscono
strutturata
delle
procedure
azioni correttive.
Miglioramento continuo: Un comitato metodologico aggiorna
regolarmente la valutazione per riflettere le ultime pratiche di sostenibilità.
Formazione continua: Gli analisti sono formati per rimanere aggiornati
sugli standard di sostenibilità.
Gestione dei reclami: Un processo formale per rispondere a domande
riguardanti le scorecard.
Comitato scientifico: Esperti esterni esaminano periodicamente la
metodologia di valutazione.
In sintesi, Ecovadis fornisce un sistema robusto per valutare e migliorare la sostenibilità aziendale, contribuendo a una gestione responsabile e trasparente
delle pratiche aziendali.
Get-it Fair (GIF) è uno schema innovativo volto a valutare il rischio non finanziario delle attività aziendali, differente dai tradizionali sistemi di certificazione. Non
richiede la conformità a prerequisiti specifici, ma si concentra sulla misurazione
delle performance aziendali in termini di sostenibilità, responsabilità sociale e
trasparenza. L’obiettivo principale è fornire una convalida dell’impegno etico di
un’organizzazione attraverso una valutazione quantitativa (scoring) dei rischi
ESG che potrebbero avere impatti negativi futuri.
Il GIF esamina vari aspetti, tra cui:
Governance e Sistema di Gestione di Responsabilità Sociale: Pratiche di
governance e gestione della responsabilità sociale d’impresa.
Diritti Umani e Pratiche di Lavoro: Valutazione delle condizioni lavorative
e delle relazioni con le comunità locali.
Salute e Sicurezza: Rischi legati alla salute e alla sicurezza dei lavoratori.
Impatto Ambientale: Analisi di inquinamento, consumo di risorse,
emissioni di gas serra e misure di protezione ambientale.
Etica Aziendale: Pratiche commerciali corrette e rispetto dei diritti dei
consumatori.
Il GIF Framework è non prescrittivo e applicabile a qualsiasi organizzazione, indipendentemente dalle dimensioni, dal settore o dalla maturità. Esclude dalla
sua valutazione aspetti come la conformità a requisiti legali specifici o a standard di prodotto/servizio.
La struttura del sistema si basa su un approccio multidimensionale, che combina indicatori qualitativi e quantitativi. Questa metodologia è radicata nelle linee guida dell’OCSE e nella ISO 26000, richiamando principi fondamentali
come quelli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e della Dichiarazione
dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro.
La valutazione GIF si svolge attraverso diverse fasi:
Raccolta Dati: Raccolta di informazioni pertinenti da parte dell’azienda.
2. Analisi degli Indicatori: Esame di vari parametri legati all’impatto
ambientale, alle condizioni lavorative, alla governance e all’etica.
3. Emissione di Rating Finale: Sviluppo di un punteggio che riflette le
performance e i rischi identificati.
Il GIF Framework si basa su:
Sette Principi della Responsabilità Sociale: Ispirati dalla ISO 26000 e dai
10 principi del Global Compact delle Nazioni Unite.
Cinque Criteri del GIF Framework: Il criterio centrale riguarda la
governance e il sistema di gestione, supportato da criteri relativi a rischi
sociali, di salute e sicurezza, ambientali ed etici.
I criteri includono:
Condizioni di Lavoro: Promuovere ambienti di lavoro dignitosi e giusti.
2. Sostenibilità Ambientale: Adozione di pratiche che riducono l’impatto
ambientale.
3. Trasparenza: Impegno a garantire la trasparenza nelle pratiche di
approvvigionamento.
4. Inclusione e Diversità: Promuovere rappresentanza e rispetto per tutte le
diversità.
5. Etica: Operare in conformità ai principi etici e ai diritti umani.
Il modello GIF è allineato a normative europee, come la Direttiva UE 2022/2464
sulla sostenibilità, il Regolamento UE 2020/852 sulla tassonomia ambientale e le
linee guida dell’EBA per la concessione di prestiti e il monitoraggio.
Il sistema di punteggio valuta qualitativamente come l’organizzazione ha implementato i sette principi e gestito i rischi. Il punteggio riflette l’allineamento
dell’azienda con la ISO 26000 e le raccomandazioni OCSE, valutando l’interazione con gli stakeholder, le politiche, la gestione dei rischi e i processi di miglioramento.
In sintesi, Get-it Fair offre un framework flessibile e integrato per la valutazione
del rischio non finanziario, promuovendo pratiche di responsabilità sociale e
sostenibilità nelle aziende, facilitando così decisioni più informate da parte degli stakeholder.
Lo schema Get-it Fair è, ad oggi, l’unico ad essere chiaramente riconosciuto dai
che valutano i rischi non finanziari o ESG di operatori economici, intesi come
prestatore di servizi di architettura e ingegneria o imprese di costruzioni.
Il Gruppo di Lavoro OICE ha elaborato un questionario sulla base delle Linee
Guida GRI ed ESRS, cercando di individuare, semplificare e, ove necessario incrementare, quanto da esse richiesto, in funzione delle specificità proprie delle
realtà PMI.
Normativa di Riferimento:
GRI Standards: Linee guida volontarie per la rendicontazione della
sostenibilità a livello globale.
ESRS (European Sustainability Reporting Standards): Standard obbligatori
per le aziende europee sotto la direttiva CSRD.
CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive): Direttiva UE che
richiede la divulgazione di informazioni ESG dettagliate.
CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive): Direttiva che
obbliga le aziende a svolgere una due diligence per identificare e gestire
gli impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente.
2.3 Indicatori ambientali “E”
Nel contesto di riferimento delle società d’ingegneria e architettura, nell’ambito della sostenibilità ambientale, sono state individuate le seguenti macroaree:
Emissioni di gas serra.
Consumo di energia e mix energetico.
Gestione dei rifiuti.
Innovazione sostenibile.
Altri indicatori.
A livello globale, cresce la consapevolezza dell’importanza di ridurre le emissioni di gas serra e combattere il riscaldamento globale. A valle del Protocollo di Kyoto, datato 1997, i paesi hanno concordato obiettivi e misure vincolanti
per affrontare il cambiamento climatico. Questo accordo ha dato il via al Greenhouse Gas Protocol (GHG). Il Greenhouse Gas Protocol (GHG Protocol) è una
iniziativa globale che fornisce standard e linee guida per la contabilizzazione e
la gestione delle emissioni di gas serra. È uno strumento fondamentale per le
aziende, i governi e le organizzazioni che desiderano misurare e ridurre il proprio
impatto ambientale. Alcuni aspetti chiave del GHG Protocol sono:
Misurazione delle Emissioni: Fornire un metodo standardizzato per
misurare le emissioni di gas serra a livello organizzativo e di prodotto.
Trasparenza: Promuovere la trasparenza nella rendicontazione delle
emissioni, facilitando il confronto tra diverse organizzazioni e settori.
Il GHG Protocol classifica le emissioni in tre categorie:
Scope 1: Emissioni dirette da fonti possedute o controllate
dall’organizzazione (ad esempio, combustione di carburanti da automezzi
aziendali, emissioni da impianti termici, emissioni accidentati da fughe di
gas dagli impianti di condizionamento e climatizzazione).
Scope 2: Emissioni indirette associate all’energia acquistata e consumata
dall’organizzazione (ad esempio, elettricità).
Scope 3: Emissioni indirette che derivano da attività dell’organizzazione,
ma non sono controllate direttamente (ad esempio, emissioni lungo la
catena di approvvigionamento e uso del prodotto, mobilità casa-lavoro).
Sempre più aziende, grandi e piccole, misurano e rendicontano le loro emissioni
di carbonio nel percorso per diventare net zero. I vantaggi associati sono riassumibili in:
Definizione di una strategia di riduzione, che aiuta le organizzazioni a
identificare le principali fonti di emissioni e a sviluppare strategie per
ridurle.
Compliance Normativa monitorata, il controllo facilita la conformità con
le normative ambientali e i requisiti di rendicontazione.
Reputazione, l’impegno e la trasparenza migliorano l’immagine aziendale,
mostrando attenzione verso la sostenibilità e la responsabilità sociale.
Rendicontazione, un sistema di monitoraggio e calcolo delle emissioni
e della propria carbon footprint permette di rispondere alle richieste di
clienti e del mercato nell’ambito di processi di qualifica basati su rating
(es. Ecovadis).
Gli obiettivi del monitoraggio sono rappresentati dal controllo di:
Emissioni di Scope 1, 2 e 3.
Intensità delle emissioni per unità di fatturato o di produzione.
Iniziative/obiettivi per la riduzione delle emissioni.
Il consumo di energia per il mantenimento delle sedi aziendali e per l’infrastruttura IT delle società di servizi rappresenta una voce di costo relativamente ridotta in termini di incidenza sul budget dell’impresa, ma la tendenza che porta
ad un suo costante aumento e il mix energetico hanno un impatto significativo
sulla sostenibilità. Ecco alcuni aspetti chiave dal punto di vista ambientale:
Emissioni di Gas Serra: L’uso di fonti di energia fossile (come carbone e
petrolio) contribuisce significativamente alle emissioni di CO2, che sono
una delle principali cause del cambiamento climatico.
Risorse Naturali: L’estrazione e l’uso di fonti non rinnovabili possono portare
all’esaurimento delle risorse naturali, compromettendo la disponibilità
per le generazioni future.
Sostenibilità delle Risorse: L’uso di energie prodotte da fonti rinnovabili
(come solare, eolico e idroelettrico) che può riguardare sia l’energia
elettrica approvvigionata da un fornitore, sia autoprodotta in loco da un
impianto e consumata in totale o in parte permette un uso più sostenibile
delle risorse.
Sicurezza Energetica: Un mix energetico diversificato riduce la dipendenza
da fonti energetiche specifiche, aumentando la resilienza dell’intero
sistema economico contro le fluttuazioni dei prezzi e le crisi geopolitiche.
Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs): Una gestione sostenibile del
consumo energetico contribuisce a raggiungere vari SDGs, in particolare
quelli legati all’energia pulita e accessibile.
Gli indicatori che permettono, una volta monitorati, di porsi degli obiettivi a
medio e lungo termine sono:
Il consumo totale di energia.
La quota di energia rinnovabile utilizzata dai fornitori di energia o autoprodotta da proprio impianto.
L’intensità energetica per unità di fatturato o di produzione.
Iniziative/obiettivi per efficientamento energetico (energia rinnovabile,
innovazioni tecnologiche, economia circolare…).
Iniziative/obiettivi per la riduzione di energia.
Per il tipo di attività tipica delle società di ingegneria ci si concentra sui tipici
materiali consumabili per le attività di ufficio. In particolare, questi ultimi sono
anche quelli che più facilmente possono essere inseriti in obiettivi e KPI di miglioramento aziendali.
Consumi di carta per attività di ufficio.
Consumi di toner per stampe.
La gestione dei rifiuti, seppur limitata alle tipologie gestite all’interno di società
di servizi, è un elemento importante in un’analisi di sostenibilità per diverse ragioni:
Impatto Ambientale: La gestione dei rifiuti influisce direttamente
sull’ambiente. Pratiche efficienti possono ridurre l’inquinamento e il
consumo di risorse naturali. La transizione verso società digitali può
ridurre significativamente il consumo dei rifiuti pericolosi come toner e
inchiostri.
Conformità Normativa: la scelta di monitorare il consumo di rifiuti può
aiutare a valutare la completa conformità alle normative ambientali
delle strumentazioni e delle attrezzature in uso.
Efficienza Economica: il controllo e la gestione dei rifiuti può aiutare
a scoprire situazioni di inefficienza economica e generare risparmi
significativi sui costi di smaltimento.
Immagine Aziendale: una gestione responsabile dei rifiuti migliora la
reputazione dell’azienda, dimostrando un impegno concreto verso la
sostenibilità e la responsabilità sociale.
Innovazione e Miglioramento Continuo: Monitorare e migliorare la
gestione dei rifiuti stimola l’innovazione, portando a nuove soluzioni e
processi aziendali più sostenibili, come il passaggio a soluzioni digitali
in luogo di quelle analogiche o attivare buone pratiche per il riciclo e
recupero interno di materiali e beni.
Gli indicatori più utili per il monitoraggio sono riassumibili in:
Produzione totale di rifiuti e produzione di rifiuti speciali.
Iniziative per la riduzione rifiuti e rigenerazione rifiuti o policy.
Possedere brevetti o tecnologie proprietarie è di fondamentale importanza per
diverse ragioni. Avere una base di tecnologie proprietarie incoraggia l’innovazione continua, spingendo l’azienda a investire ulteriormente in ricerca e sviluppo, generando conseguenze non solo economiche:
Protezione della Proprietà Intellettuale e del capitale umano interno
all’azienda, impedendo ad altre aziende di copiare o utilizzare la
tecnologia senza autorizzazione, causando danni al contesto e causando
una perdita di valore dell’intera azienda.
Attrazione di Investimenti, poiché le tecnologie protette tendono ad
attrarre investitori, rappresentando un potenziale di crescita.
Riconoscimento e Credibilità, dimostrando innovazione e impegno nella
ricerca e sviluppo.
Ulteriori indicatori sono:
Investimenti e spese per la protezione ambientale;
Investimenti diretti a supporto di campagne pubbliche o progetti privati
finalizzati ad interventi di protezione ambientale.
2.4 Indicatori sociali “S”
Al centro della valutazione dell’impatto sociale di un’organizzazione c’è il modo
in cui un’azienda interagisce con le persone che sono direttamente o indirettamente coinvolte nelle sue attività. L’obiettivo principale è garantire che le attività dell’organizzazione generino valore condiviso, promuovendo un ambiente
di lavoro equo e sicuro, rispondendo alle aspettative dei clienti e contribuendo
positivamente al benessere delle comunità in cui opera.
Impatti, rischi e opportunità di carattere sociale possono essere declinati in relazione agli stakeholder dell’impresa evidenziando i principali temi rilevanti che
sono stati analizzati per la proposta degli indicatori chiave.
Certamente i lavoratori rivestono un ruolo di primo piano nell’impatto sociale
dell’organizzazione. Questo è tanto più vero in una società di ingegneria, che,
in quanto società di servizi basata su prestazioni di natura intellettuale, fonda il
proprio valore e la propria competitività sul capitale umano, sulle competenze
e sulla capacità di attrarre, sviluppare e trattenere talenti qualificati.
La priorità è garantire condizioni di lavoro adeguate e rispettose dei diritti fondamentali promuovendo al contempo la diversità e l’inclusione, prevenendo la
discriminazione e supportando le pari opportunità. A questo si aggiunge l’investimento nell’istruzione e nello sviluppo professionale, offrendo ai lavoratori
opportunità di crescita e miglioramento continuo, e l’attenzione al benessere
con l’adozione di misure di flessibilità che consentano il bilanciamento tra vita
lavorativa e privata e l’offerta di programmi di welfare.
Il primo passo essenziale per sviluppare un’analisi accurata e significativa degli
indicatori sociali consiste nella raccolta e nella rappresentazione precisa dei
dati relativi all’inquadramento del personale. Disporre di queste informazioni
consente non solo di contestualizzare correttamente le metriche e calcolare gli
indicatori in modo coerente e comparabile, ma anche di comprendere a fondo
la composizione della forza lavoro e le sue dinamiche interne. La struttura della
forza lavoro dell’impresa dovrebbe essere descritta riportando la distribuzione
dettagliata dei lavoratori per:
• Tipologia (dipendenti, soci, collaboratori);
• Inquadramento (dirigenti, quadri, impiegati, operai);
• Durata del contratto (tempo determinato / indeterminato);
• Orario di lavoro (tempo pieno / parziale);
• Classe d’età e genere.
È fortemente consigliato che i dati vengano espressi come numero medio di persone nel
periodo di rendicontazione, in modo da tenere conto delle naturali fluttuazioni che possono
verificarsi durante l’anno. Inoltre, rappresentare i dati anche in termini di equivalenti a
tempo pieno permette un’analisi più significativa, soprattutto in contesti in cui sono presenti
forme di lavoro part-time.
Una volta definita e documentata la struttura della forza lavoro, è possibile calcolare e analizzare i principali indicatori, che offrono una lettura complessiva
del grado di tutela, inclusione e benessere garantito ai lavoratori.
Condizioni di lavoro e benessere dei lavoratori
Questo tema riguarda le condizioni di lavoro del personale aziendale e include aspetti come la copertura della contrattazione collettiva, il dialogo sociale
tra lavoratori e management, l’adeguatezza della retribuzione, i meccanismi di
protezione sociale e il bilanciamento tra vita professionale e vita privata, elementi essenziali per garantire un ambiente di lavoro equo e sostenibile. Altre
questioni inerenti a diritti relativi al lavoro come quelli connessi al lavoro minorile e al lavoro forzato non sono considerate applicabili al personale impiegato
nel settore dell’ingegneria ed architettura data la natura professionale dei servi
erogati e la qualificazione richiesta per lo svolgimento delle attività.
L’impegno dell’organizzazione si riflette in un insieme di indicatori che permettono di valutare in modo oggettivo il livello di tutela e benessere garantito ai
lavoratori.
La ● Percentuale di dipendenti a tempo determinato ossia la percentuale di
lavoratori assunti con contratto a termine rispetto al totale dei dipendenti, consente di valutare il grado di stabilità occupazionale e l’impegno dell’organizzazione nel garantire un’occupazione sicura e stabile ai propri lavoratori. A questo si affiancano altri indicatori, come la ● Percentuale di dipendenti coperti da
contratti collettivi, la ● Percentuale di dipendenti coperti dalla protezione sociale e la ● Percentuale di dipendenti coperti da rappresentanti dei lavoratori,
che offrono una lettura del livello di tutela collettiva e partecipazione garantita
ai lavoratori. Nel contesto italiano, il sistema legislativo e contrattuale assicura



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