Conto e carta

difficile da pignorare

 

una triplice disgrazia per l’economia Usa


A carte nell’asso di coppe campeggia il motto: per un punto Martin perse la cappa. A volte accade anche il contrario e per un punto si vince. Il Senato americano ha approvato 51 a 50 la nuova legge di bilancio del presidente Trump, definita da lui stesso BBB (One Big Beautiful Bill).

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Ora definitivamente approvata anche dalla Camera dei rappresentanti, questa nuova legge non ha ridimensionato, ma anzi ancora di più esaltato la precedente manovra fiscale dello stesso Trump del 2017. Allora la legge determinò dei sostanziali tagli fiscali per le imprese (aliquota dal 35% al 21%) e per i cittadini più ricchi. Il risultato ampiamente previsto è stato un aumento gigantesco del debito pubblico americano di 1.500 miliardi. Proprio per valutare i suoi risultati, i tagli sarebbero dovuto scadere nel 2025. La nuova legge li conferma e li amplia. L’Ufficio di Bilancio del Congresso stima in 3,3 mila miliardi il debito aggiuntivo nei prossimi dieci anni, da aumentare probabilmente a 4 mila nei prossimi dieci anni. Per aver un’idea si tratta di due volte e mezzo il Pil italiano.

Il nuovo debito di Trump II ha delle caratteristiche molto peggiorative rispetto a quello del 2017. Stavolta per compensare la generosa riduzione fiscale aggiuntiva per i redditi elevati, il Presidente ha scelto di intaccare anche la spesa sociale. Milioni di americani saranno privati di molti servizi sociali, dall’assistenza sanitaria all’istruzione, e perfino dei buoni pasto. Abbiamo visto un’anteprima con l’accanimento del Doge. I tagli della spesa pubblica riguarderanno tutti i settori, sanità, scuola, welfare, ma non la spesa per la difesa aumentata di 150 miliardi.

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La nuova legge fiscale del secondo Trump non ha alcuna giustificazione, né economica e tanto meno sociale. Il nuovo e gigantesco debito a servizio dei ricchi non serve all’economia americana che viaggia già a tassi di crescita doppi rispetto all’Europa. Si fa debito quando le cose vanno male, non quando vanno bene. Poi, se si parte da un debito elevato, bisognerebbe pensare di ridurlo. Non fa bene nemmeno alla finanza perché porterà delle tensioni sul fronte dei tassi di interesse. Se lo Stato Usa si indebita sempre dei più occorre trovare compratori, magari aumentando il rendimento di titoli. Quindi Trump non solo ha tradito la linea della prudenza fiscale cara ai conservatori (da lui stesso ribadita in campagna elettorale), ma sta portando l’economia Usa su di una traiettoria, per usare un eufemismo, pericolosamente inesplorata.

Sul piano sociale poi, appare del tutto irrazionale pensare a una manovra che taglia i servizi essenziali per gonfiare le tasche del 20% più ricco degli americani in media di 6.055 dollari, mentre il 20% più povero subirà una perdita media di 560 dollari. Anche qui lo scopo è del tutto ideologico. Trump e il suo movimento desiderano portare un vistoso attacco allo stato sociale, considerato l’origine di tutti i mali. Uno stato sociale, quello Usa, peraltro minuscolo se pensiamo all’Europa. Negli Usa la sanità è privata e molto cara, la pensione pubblica minima, molti servizi pubblici sono inesistenti, e così via.

Per cui, a mio avviso, non possiamo più parlare di un Trump populista. Questo sarebbe del tutto sbagliato e riduttivo. Trump non si pone al servizio della gente comune. La nuova legge BBB ci mostra, al contrario, un Trump violentemente nichilista, un distruttore delle fragili strutture dello stato sociale americano. Casomai, siamo di fronte a un autocrate narcisista che si pone contro al popolo, dopo averlo lusingato, e dalla parte della plutocrazia, grande o piccola, made in Usa. Con gli ordini esecutivi Trump ha intaccato la legittimità democratica, ora con la nuova manovra finanziaria mette in discussione la democrazia economica. Il disastro fiscale preannuncia un ben più minaccioso disastro sociale, cosa che peraltro molti conservatori già presagiscono.

BBB non è solo il nome della nuova e scandalosa legge di bilancio di Trump II, ma è anche un acronimo molto conosciuto nei mercati finanziari. Rappresenta un valore piuttosto basso della valutazione del debito da parte delle agenzie di rating. Recentemente gli Usa hanno perso il voto massimo, la tripla A, a causa del gigantesco debito pubblico. Non sia mai che questa sigla sia anche il destino della finanza pubblica Usa, come pure dalla sua democrazia. Il debito pubblico sta volando a velocità notevole verso la tripla serie B. Declassata sul piano della finanza pubblica e su quello democratico, aspettiamo la prossima grana che deriverà tra poco dalla riduzione della crescita economica causata dai dazi strampalati.

La triplice B di Trump è una triplice disgrazia per l’economia Usa, e quindi per il resto dell’economia-mondo. Se anche i nichilisti durano poco, il loro danno può essere enorme e duraturo. Questa mala pianta andrebbe sradicata per tempo da un Parlamento libero, democratico e autorevole. Purtroppo quello Usa non lo è.

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