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l’immobiliare del futuro punta sull’impatto sociale


(Articolo pubblicato su l’Economista, inserto de Il Riformista)
Nel futuro dell’immobiliare italiano non c’è solo cemento, ma anche cultura, accoglienza e sostenibilità. Sempre più spesso, è proprio il turismo – con la sua forza attrattiva e la sua capacità di valorizzare il territorio – a diventare una leva per attirare capitali esteri nel nostro Paese. Ne è convinto Oronzo Perrini, direttore generale di REAM SGR, società sabauda che gestisce oltre 1,5 miliardi di euro in fondi immobiliari chiusi con un forte orientamento all’impatto sociale.

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L’hospitality non è più un segmento marginale, ma uno dei pilastri strategici su cui si fonda il nuovo piano industriale della SGR. Dopo anni di sperimentazione su singoli asset, oggi REAM punta con decisione su strutture turistiche e ricettive, riconoscendone il potenziale economico e reputazionale. Perché, come spiega Perrini, «il turismo è una delle prime asset class italiane richieste dai capitali esteri»: città come Roma, Firenze o Venezia esercitano un richiamo costante, anche per chi cerca rendimenti stabili e profili di rischio contenuti.

Eppure, il vero vantaggio competitivo di REAM risiede nella sua capacità di coniugare logiche di mercato e funzione sociale. In portafoglio figurano studentati, RSA, residenze accessibili e progetti di rigenerazione urbana: un mix che rende gli investimenti più resilienti e i territori più attrattivi: «Investire in student housing significa generare valore duraturo, a beneficio dell’intera comunità».

Due casi emblematici. A Torino, REAM sta trasformando un ex ospedale abbandonato dal 2016 in una residenza per studenti, con una parte dei posti riservati a persone con disabilità. A Milano, all’interno del distretto MIND – frutto della riconversione dell’area Expo – la società realizzerà oltre 1.100 posti letto in prossimità del nuovo campus della Statale e dell’ospedale Galeazzi. «Si tratta di una delle più importanti operazioni di rigenerazione urbana in Europa» spiega Perrini. E aggiunge: «Una parte delle stanze sarà destinata a studenti meritevoli ma privi di mezzi, con tariffe calmierate in convenzione col Comune».

Progetti come questi, sottolinea Perrini, sono possibili solo grazie a una visione ESG concreta e strutturata. Oggi oltre il 60% dei fondi gestiti da REAM è classificato ex articolo 8 del Regolamento SFDR, e la domanda di prodotti “light green” – dunque, ambientalmente sostenibili ma senza estremismi, ndr – è in costante crescita, sia da parte di investitori italiani sia internazionali. La sostenibilità, più che un’etichetta, è una condizione per restare competitivi: chi non investe in efficienza energetica e innovazione «rischia di ritrovarsi in pochi anni con asset obsoleti e fuori mercato», osserva il direttore generale.

Da qui, l’esigenza di aprirsi a nuovi partner globali. REAM, storicamente sostenuta da fondazioni bancarie (che oggi detengono il 90% dell’azionariato) e da una cassa di previdenza – quella dei medici, ENPAM, primo ente del settore ad aver investito nella società – guarda oggi con decisione ai mercati internazionali. «Camminare con le proprie gambe» è diventata una necessità industriale, spiega Perrini, e aprirsi agli investitori esteri è parte integrante della strategia. Anche perché è proprio nel settore dell’hospitality che si creano le condizioni per intercettare capitali globali.
«Abbiamo già avuto esperienze di successo, come nel caso del fondo avviato nel 2020 con un investitore australiano e capitali canadesi, nel pieno della pandemia» racconta Perrini. L’idea è replicare quel modello: partnership solide, progetti credibili, regole certe.

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Ma per attrarre capitali stranieri, servono condizioni abilitanti: meno burocrazia, stabilità normativa e soprattutto la certezza che le regole del gioco non cambino in corsa: «Modifiche retroattive su temi fiscali o regolatori creano diffidenza», avverte il direttore.

E conclude: «Gli investitori stranieri si conquistano con serietà, trasparenza e continuità», aggiungendo – con ironia tutta pugliese – «Noi siamo sempre stati aperti agli altri. Ora tocca al sistema Paese esserlo!». In un’epoca in cui l’immobiliare si fa sociale e il turismo diventa strategico, forse è proprio questo il passaggio decisivo per fare dell’Italia una destinazione non solo per viaggiatori, ma anche per investitori.







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