Il ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le politiche di coesione, Tommaso Foti, ha espresso dure critiche verso l’attuale strategia del Green Deal europeo. Nel corso del Forum in Masseria a Manduria ha sottolineato come questa politica rischi di provocare la deindustrializzazione dell’Italia e tensioni sociali. Ha poi richiamato l’attenzione sulla necessità di accelerare i tempi della programmazione delle risorse europee destinate alla coesione territoriale. Infine, si è soffermato sul tema della casa, evidenziando la necessità di snellire le norme urbanistiche e favorire la rigenerazione urbana con misure fiscali mirate.
Le critiche al green deal: un rischio per l’industria italiana
Tommaso Foti ha definito il Green Deal europeo come una politica che penalizza fortemente le imprese italiane senza offrire reali vantaggi. Secondo lui questa linea rischia di portare alla perdita progressiva delle industrie nel Paese, soprattutto nei settori chiave come quello automobilistico. L’automotive rappresenta infatti un pilastro importante dell’economia europea: coinvolge circa 13 milioni di famiglie tra lavoratori diretti e indotto nelle varie filiere produttive.
Il ministro ha messo in guardia contro discussioni teoriche troppo astratte sulle politiche ambientali che finiscono per allontanarsi dalla realtà concreta delle imprese e dei lavoratori. Ha sottolineato che continuare su questa strada significherebbe compromettere posti di lavoro fondamentali per molte comunità italiane ed europee.
Questa posizione si inserisce in un dibattito più ampio sull’equilibrio tra obiettivi climatici ambiziosi e tutela dell’occupazione industriale nazionale ed europea.
Una programmazione della coesione da velocizzare subito
Nel suo intervento a Manduria Foti ha puntato i riflettori sulla lentezza dei tempi previsti dall’attuale ciclo di programmazione dei fondi europei destinati alla coesione territoriale. La durata media prevista è infatti sette anni, mentre lui ricorda ironicamente che persino l’ex Unione Sovietica adottava piani quinquennali.
Per il periodo 2028-2034 serve secondo lui maggiore rapidità d’azione perché sarà decisivo nel colmare i ritardi economici rispetto ad altre aree continentali o globali. Una gestione più agile permetterebbe inoltre una riallocazione più efficace delle risorse verso altri ambiti strategici con impatti concreti sul territorio.
Un altro nodo evidenziato riguarda la negoziazione con le singole Regioni italiane: ogni regione deve aderire individualmente ai programmi regionalizzati della coesione europea rendendo complessa la distribuzione degli investimenti sul territorio nazionale.
Foti fa riferimento anche alle proposte avanzate dal vicepresidente Fitto per migliorare queste dinamiche attraverso strumenti contrattuali più snelli tra governo centrale ed enti locali.
Casa: norme da semplificare e rigenerazione urbana al centro
Sul tema abitativo il ministro si è detto convinto che servano due azioni immediate: eliminare tutte quelle normative burocratiche che ostacolano nuove costruzioni; incentivare invece interventi mirati alla rigenerazione urbana esistente accompagnati da agevolazioni fiscali adeguate.
Foti ha risposto così anche alle domande riguardo all’opportunità o meno di istituire un ministero dedicato esclusivamente alle politiche abitative. Più importante appare concentrarsi su misure concrete volte a ridurre il gap abitativo soprattutto nei capoluoghi maggiormente sotto pressione demografica ed economica.
Ha citato in particolare l’iniziativa proposta dal vicepresidente Fitto rivolta alle Regioni affinché utilizzino meglio i fondi europei disponibili non su spese discutibili ma proprio su interventi strutturati per affrontare carenze abitative diffuse nei centri urbani italiani maggiormente bisognosi d’interventi immediati.
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