La storica azienda Crik Crok di Pomezia, attiva dal 1949, sta attraversando una crisi senza precedenti. Lo stabilimento rischia la chiusura: la produzione è ormai ridotta ai minimi termini, le linee sono ferme e le giornate di lavoro sempre più rare.
In più, la cassa integrazione straordinaria promessa da mesi non è mai stata erogata, e oltre un centinaio di lavoratori sono rimasti senza reddito. La situazione è così grave che i sindacati parlano apertamente di emergenza sociale sul territorio di Pomezia.
Crik Crok a rischio chiusura, perché la fabbrica è in crisi
La crisi non è nuova e nasce da anni di debiti, un mercato aggressivo che ha eroso margini e piani di rilancio mai decollati. Per evitare il fallimento, la società ha presentato in tribunale un nuovo piano di concordato preventivo mirato a rientrare dai debiti accumulati e salvare l’azienda dal collasso.
Il Tribunale di Velletri sta valutando la richiesta, che potrebbe aprire la strada anche a un cambio di proprietà come estrema soluzione per garantire continuità produttiva. Questo sarebbe il secondo concordato in pochi anni e l’esito è tutt’altro che scontato. Mancano infatti investimenti per rilanciare il marchio.
Il piano presentato dalla società in tribunale è il secondo in meno di dieci anni, per evitare la liquidazione e trovare un acquirente. Secondo La Repubblica, all’orizzonte ci sarebbe un importante gruppo del settore alimentare interessato a rilevare la Crik Crok, ma al momento nessuno si sbilancia in previsioni sull’esito di una possibile trattativa.
I sindacati insorgono: “Serve un cambio di passo”
In tutto questo trambusto, i lavoratori non vedono un centesimo da mesi. Per questo i sindacati di categoria Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil hanno lanciato l’allarme, definendo la situazione “non più sostenibile”.
In una nota congiunta le segreterie territoriali denunciano la precarietà economica e umana in cui versano circa cento famiglie e chiedono “un cambio di passo da parte di tutti i soggetti istituzionali e aziendali”.
La presentazione di un nuovo concordato preventivo, secondo i sindacati “getta ulteriori ombre sul futuro” e fa temere non solo la perdita di decine di posti di lavoro, ma “la scomparsa di una realtà produttiva di grande valore industriale e sociale per il territorio”.
Le organizzazioni dei lavoratori chiedono interventi immediati e concreti, a partire dal pagamento immediato della cassa integrazione da parte dell’Inps e dal saldo degli stipendi arretrati.
Le organizzazioni rivendicano il diritto a un reddito dignitoso, ormai una chimera nel panorama italiano, e chiedono alle istituzioni locali e nazionali un intervento urgente per scongiurare la chiusura e salvare una realtà che rappresenta non solo un pezzo di storia dell’industria alimentare italiana ma anche un presidio economico e sociale per Pomezia e dintorni.
Le prossime settimane diranno se il celebre sacchetto rosso Crik Crok potrà ancora essere prodotto in Italia o diventerà un ricordo del passato.
La lunga storia di Crik Crok tra successi e debiti
La crisi della Crik Crok viene da lontano ed è il frutto di difficoltà gestionali e di un mercato del food sempre più competitivo. Circa dieci anni fa il marchio versava già in condizioni critiche, tanto da richiedere un primo concordato nel 2015. Nel 2016 l’azienda passò sotto la gestione della famiglia Ossani, imprenditori attivi nel settore alberghiero.
In particolare, l’imprenditrice Francesca Ossani rilevò il ramo d’azienda Crik Crok attraverso la sua società AT Srl, al termine di una lunga procedura concordataria durata quasi tre anni. Nonostante gli investimenti e un piano di rilancio presentato nel 2019, i risultati si sono rivelati inferiori alle attese e le difficoltà finanziarie non sono mai state superate del tutto.
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