Un confronto volto a promuovere uno sviluppo sostenibile, rafforzare la coesione sociale e costruire una narrazione collettiva proiettata al futuro
“Il cinema è riflessione ed emozione, un linguaggio universale, ma è anche impresa, lavoro e motore di crescita”
LECCO – In un periodo di profonda trasformazione economica e sociale, la città di Lecco ha vissuto un momento significativo di riflessione nel corso della sesta edizione del Lecco Film Fest, promosso da Confindustria Lecco e Sondrio e organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo.
L’incontro intitolato “Imprese, istituzioni, cultura e comunità per ridisegnare l’identità del territorio” ha riunito rappresentanti delle istituzioni, dell’imprenditoria, della cultura e del tessuto sociale in un dialogo aperto e costruttivo sul futuro della città.
Negli ultimi anni Lecco si è affermata come una meta turistica di rilievo, chiamata oggi a sfruttare le opportunità offerte da questo nuovo scenario, senza però trascurare le sfide connesse: dalla sostenibilità dello sviluppo economico alla coesione sociale, fino alla tutela della memoria storica e dell’identità collettiva.
Durante il dibattito si è approfondito il ruolo attivo della cultura non solo nella conservazione della memoria cittadina, ma anche nella creazione di una nuova narrazione identitaria proiettata verso il futuro. Un tema centrale è stato inoltre l’equilibrio tra crescita economica e qualità della vita, con un focus particolare sulle strategie turistiche e imprenditoriali che pongano al centro le esigenze della comunità.
“Sostenere il Lecco Film Fest è un atto di fiducia nel valore della cultura – afferma Marco Campanari, Presidente Confindustria Lecco e Sondrio – Il cinema è riflessione, emozione, linguaggio universale. Ma è anche impresa, lavoro, crescita. Un Festival così è una scommessa sul futuro, che arricchisce non solo il territorio ma anche chi lo vive. Crediamo che non possa esserci benessere economico senza uno sviluppo culturale. Per questo Confindustria Lecco e Sondrio sceglie di investire in spazi che favoriscano la creatività e la bellezza, offrendo occasioni di confronto e pensiero condiviso”.
“Rendere ‘memorabili’ questi tempi – sostiene Mons. Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo – significa lasciare sedimentare le esperienze, rileggerle insieme e trasformarle in memoria collettiva. Il cinema è lo strumento perfetto per farlo: ci unisce e ci orienta. Il Festival è frutto della volontà di una comunità. È uno spazio vivo, costruito insieme, dove la cultura non solo si fa, ma muove, cambia, trasforma le persone. Questo è il suo valore più grande”.
“Il Lecco Film Fest ha rafforzato la nostra identità culturale – dichiara Mauro Gattinoni, sindaco di Lecco – mettendo in connessione le reti locali e quelle nazionali. È un’esperienza che genera impatto, ma anche eredità culturale concreta. Investire nella cultura significa investire nel futuro. La cultura, se coerente con il territorio, è un moltiplicatore di possibilità. E il Festival ci dimostra che Lecco ha tanto da dire e da offrire”.
“Il Festival non è un evento isolato – sottolinea Maria Grazia Nasazzi, Presidente Fondazione comunitaria del Lecchese – ma un modo di leggere e vivere il territorio. È un processo di ascolto e costruzione che nasce dal basso e coinvolge tutti, come fa la nostra Fondazione. L’immagine della donna che porta l’acqua racconta bene questo spirito: un gesto semplice, quotidiano, ma pieno di significato. È così che si costruisce comunità, giorno dopo giorno”.
Don Bortolo Uberti, parroco della Basilica di San Nicolò di Lecco, ha sottolineato il valore centrale del tema del festival: “La memoria si costruisce insieme, attraverso gli incontri e le domande che il presente ci pone. Cinema e arte sono linguaggi capaci di toccare il cuore e di aiutarci a interpretare questo tempo incerto. Ci troviamo in un momento di grande cambiamento, senza una direzione chiara, ma non possiamo limitarci ad aspettare. Questo tempo va vissuto, compreso e tradotto in azione. Il Festival ci offre gli strumenti per farlo”.
“L’immagine del manifesto – spiega Velasco Vitali, artista – nasce da una parabola: tre sguardi differenti rivolti a una donna che porta acqua. Ognuno cerca qualcosa, ma alla fine scopre di contemplare la stessa cosa: la Meraviglia. La meraviglia ha radici nella memoria. La vera sfida è recuperare l’anima del nostro tempo. Dobbiamo superare i cliché e assumerci la responsabilità di creare una cultura autentica, fatta da persone vive e profondamente immerse in ciò che fanno. È questo ciò che dà senso all’arte”.
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