La trasformazione digitale nelle imprese italiane è un fattore dirimente per quanto riguarda il loro successo. Quando si parla di digitale, però, le competenze rivestono un ruolo estremamente significativo, motivo per cui Federmanager attraverso il suo Osservatorio – affidato al coordinamento del prof. Maurizio Pimpinella – intende essere un supporto attivo nei confronti sia dei manager sia delle imprese e di tutto il Sistema Italia per favorirne competitività e digitalizzazione.
Arena Digitale intervista quindi il Presidente di Federmanager Walter Quercioli e il Presidente della Fondazione Italian Digital Hub Maurizio Pimpinella per comprendere meglio il ruolo che le imprese italiane ricopriranno nell’immediato futuro.
Presidente, qual è a suo avviso il ruolo dei corpi intermedi in un Paese come l’Italia e quale quello svolto nello specifico da Federmanager?
Q: Il compito che è proprio dei corpi intermedi è quello di essere un elemento di equilibrio nel dialogo tra istituzioni, imprese – come nel nostro caso – o cittadini, ciascuno a seconda della rappresentanza specifica che ricopre. In questa veste, l’opera che compiamo è di primaria importanza perché l’attività di “cuscinetto” che svolgiamo è essenziale nel mediare e nel far comprendere meglio le istanze della categoria che rappresentiamo al decisore pubblico. Detto ciò, definirci dei meri mediatori è persino riduttivo dell’attività che svolgiamo che, da un lato è sicuramente di sensibilizzazione ma dall’altro è di approfondimento, di studio delle policy, di individuazione di soluzioni che ottimizzano il nostro operato in armonia con il sistema in cui si esprime. Nello specifico, sotto questa veste la rappresentanza d’impresa e manageriale non si limita alla difesa degli interessi specifici di una categoria, ma contribuisce alla stabilità economica e sociale del Paese nella sua interezza.
È nostro compito, infatti, porci come elemento di facilitazione per lo sviluppo dell’intero sistema garantendo al contempo un dialogo costruttivo tra il mondo del lavoro, le istituzioni e gli stakeholder economici, stimolando l’adozione di politiche equilibrate e sostenibili.
Tra i vostri compiti, c’è anche quello di offrire agli aderenti una formazione innovativa sempre aggiornata, così anche da fornire ai manager gli strumenti conoscitivi per fronteggiare le sfide quotidiane in maniera efficace.
Q: Quella delle competenze è una sfida in costante aggiornamento che ci sottopone di continuo a nuove prove. La digitalizzazione, infatti, è un fenomeno inarrestabile che coinvolge tanto le imprese quanto i professionisti che fanno parte di Federmanager. Siamo da sempre portatori di innovazione al servizio di imprese e istituzioni ed è da questa premessa che è nata l’esigenza di dotarci di strumenti e strutture in grado di fronteggiare tali sfide. Per tale motivo ho voluto e supportato così fortemente la creazione di un Osservatorio sul digitale che si pone in questo solco con l’intento di farci promotori di un cambiamento generalizzato a beneficio di tutti.
Professore, lei è stato scelto per coordinare le attività dell’Osservatorio. Quanto è importante cogliere la trasformazione digitale per i manager e per tutto l’ecosistema di imprese in cui operano?
P: Il digitale non fa sconti, non aspetta e non ammette appelli. Prima (e meglio) comprendiamo questo e più rapido e facile sarà il processo di trasformazione. Il digitale è inoltre un contesto ampio e trasversale, richiede quindi attenzione e supporto da parte proprio di quei corpi intermedi che tra i loro compiti hanno giustamente anche quello di “preparare al mondo” i propri aderenti. In questo scenario, i manager sono chiamati a continue e nuove sollecitazioni, sfide che passano man mano dalla competitività alla stessa sopravvivenza delle aziende che dirigono. Il mondo di oggi è completamente diverso da quello di 20 o 30 anni fa e le competenze sono ancora più rilevanti. Per questo motivo l’Osservatorio si propone un doppio scopo: da un lato supportare gli aderenti a Federmanager ad affrontare le sfide nel modo più efficace possibile, dall’altro favorire la creazione di un terreno fertile per la diffusione di una cultura del digitale sia nel contesto aziendale sia nella società.
Qual è il livello del settore ICT italiano?
P: A differenza di quanto spesso si pensi, il settore tecnologico italiano sta vivendo una nuova fase di sviluppo. Lo conferma la recente fotografia effettuata dall’Osservatorio ICT di Infocamere e Anitec – Assinform, secondo cui alla fine del 2024, il settore Ict italiano contava 132.400 imprese, con una crescita del 2,1% rispetto all’anno precedente, confermando il ruolo del comparto come uno dei motori della trasformazione digitale del Paese, e impiega complessivamente 631.500 addetti, in aumento del 3,4% rispetto al 2023. Segnali positivi quindi che confermano una tendenza di crescita per un settore strategico non solo per le sorti proprie ma anche per quelle di tutta la filiera e dell’indotto ad esso riferibile.
Le startup e Pmi innovative rappresentano la componente più dinamica del settore, con 10.600 imprese attive, in crescita dell’1,8% rispetto al 2023, nonostante un leggero rallentamento rispetto agli anni precedenti.
Queste realtà impiegano oltre 50.400 addetti, registrando un aumento del 5,1% annuo. Come è evidente, il settore propriamente tecnologico del nostro Paese gode di una salute tutto sommato buona. Il compito di questo Osservatorio è quello di portare in equilibrio il rapporto con la tecnologia anche per quanto riguarda le altre imprese che non operano specificamente in ambito ICT ma che della tecnologia sono fruitori.
Presidente Quercioli, le Pmi italiane sono quindi ricettive rispetto al digitale?
Q: L’attività stessa del fare impresa non potrebbe esistere senza innovazione. Tutti i progressi, i miglioramenti del lavoro (e delle condizioni di lavoro) derivano in gran parte dalle innovazioni, anche da quelle inizialmente osteggiate ma poi rivelatesi fondamentali. È indubbio che l’Italia denunci spesso ritardo in merito ma – grazie anche ad attività come quella del nostro Osservatorio – la situazione sta progressivamente cambiando. Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio 4.Manager sui dati Istat 2023 il 61% delle PMI italiane (contro il 57,7% nell’UE) ha adottato almeno 4 su 12 attività digitali. Tuttavia, proprio le piccole imprese sono penalizzate in digitalizzazione avanzata, con solo il 14,6% che condivide dati elettronici con la catena di approvvigionamento e il 5,0% che utilizza l’AI, frenata soprattutto dalla mancanza di competenze. È evidente che le dimensioni delle imprese italiane penalizzino l’adozione di soluzioni innovative, questo anche perché le nostre Pmi sono spesso oberate da vari adempimenti che rendono il processo di innovazione (sia lato burocratico che lato investimenti) particolarmente farraginoso e impegnativo, addirittura a volte arrestando il processo di crescita stesso. Sta nel nostro operato quindi, certamente contribuire con un supporto di formazione a 360° per fornire a manager e imprese le competenze che servono a invertire tale tendenza. Tra i nostri doveri c’è però anche quello di confrontarci con l’interlocutore istituzionale al fine di ridurre l’impatto degli adempimenti che gravano sulle imprese, mediando per la semplificazione e digitalizzazione anche nei processi della PA e per la deburocratizzazione di numerose procedure ormai obsolete. In sostanza, se facciamo squadra tra manager e imprese, abbiamo bisogno di una sempre più profonda concertazione anche con il decisore pubblico nell’ottica del comune obiettivo di favorire la crescita delle imprese e il benessere complessivo di sistema. Lo scenario geopolitico che si sta profilando, abbinato alla crescente incidenza del digitale, ci impongono una forte accelerazione e l’adozione di strategie coordinate a livello sistemico, il made in Italy sotto tutte le sue forme è un’eccellenza non solo da tutelare, ma anche da valorizzare il più possibile. Per questa ragione vogliamo garantire la piena disponibilità a collaborare verso l’individuazione di soluzioni soddisfacenti per tutta la filiera.
Per concludere, quale sarà il supporto dell’Osservatorio alle attività dei manager?
P: Il 2024, è stato un anno importante per Federmanager e per le attività svolte sotto il profilo tecno-innovativo. Il 2025, però, dovrà essere ancora più ambizioso, sia in virtù dei risultati conseguiti fino a questo momento sia perché le iniziative nelle quali possiamo essere coinvolti saranno ancora più probanti. L’intenzione è quella di incrementare i confronti e la presenza istituzionale sia in forma di incontri diretti che di “suggerimenti” attraverso la realizzazione di audizioni, documenti, position paper, eventi, approfondimenti e ricerche, sfruttando i canali attuali e quelli che possono ulteriormente svilupparsi. Ciò premesso, queste sono le proposte di intervento per realizzare la Digital Transformation in ottica di un Piano industriale di incentivazione dell’innovazione conforme alle indicazioni comunitarie. Come anticipato in premessa, queste rappresentano 6 canali principali di iniziative con l’obiettivo di creare le premesse più idonee per
- Cybersecurity – Incentivi e azioni che creino un ecosistema di cybersecurity
- Digital Twin – Sostegno agli investimenti di Open Innovation per la Digital
Transformation
- Data Center – Sostenibilità ambientale e governance dei dati
- Gamification – Percorsi di formazione per aumentare l’engagement nei processi di Digital Transformation
- Digitalizzazione Sistemica – Economia Circolare per lo sviluppo economico delle
Imprese, dei territori e del turismo
- Open Innovation – Finanziamento per promuovere processi sinergici e collaborativi con startup e PMI.
Come da Value proposition che ci proponiamo di adottare: Il manager deve operare in un’infrastruttura industriale fortemente digitalizzata e con processi innovativi di Digital Twin, aumentando significativamente l’entità e la resilienza delle infrastrutture dati pubbliche disponibili sul territorio nazionale e la loro potenza di calcolo (quantistico), proteggendo dai rischi di cybersecurity. Il nostro compito è far sì che tale premessa di valore sia possibile e percorribile per ogni manager e ogni impresa così che siano essi stessi i motori del cambiamento nella società e nel mondo dell’impresa.
La trasformazione digitale è come una macchina in corsa, inutile cercare di fermarla. Dobbiamo anzi provare a salire a bordo per indirizzarla al meglio verso il percorso che vogliamo che compia. Sta a noi decidere se essere travolti dal suo passaggio o condurne l’andamento, tutti assieme. E penso che la scelta non sia solo ovvia, ma anche obbligata.
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