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INDUSTRIA, crisi siderurgia. Ex Ilva: oggi confronto al Mimit, domani incontro decisivo sul futuro dell’industria siderurgica in Italia


Roma, 7 luglio 2025 – Si è svolto oggi, presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) un nuovo confronto sul futuro dell’Ex Ilva, a esso hanno partecipato i sindacati e i ministri Adolfo Urso e Marina Calderone (Lavoro), quest’ultima collegata in videoconferenza. Il tavolo ha avuto luogo alla vigilia di un passaggio cruciale, l’incontro di domani, che sarà determinante per le sorti dello stabilimento di Taranto e fondamentale anche per puntare alla tenuta dell’intero gruppo che per i sindacati permane indivisibile su tutto il territorio nazionale.

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DOMANI INCONTRO DETERMINANTE

«La siderurgia è un asset strategico per l’Italia e non possiamo permetterci di comprometterlo – hanno dichiarato al riguardo il segretario generale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano e quello nazionale Valerio D’Alò -, poiché le conseguenze sarebbero enormi, non solo dal punto di vista occupazionale. Domani le Istituzioni nazionali e locali dovranno assumersi la responsabilità di scelte che determineranno il futuro industriale del paese ma anche la sorte di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie. Abbiamo provato a trasmettere consapevolezza di cosa determinate scelte possono produrre e speriamo prevalga il senso di responsabilità verso il futuro. Il rilancio non è più rinviabile se si pensa che, oggi, il progetto ex Ilva si basa su un solo altoforno che tra poche ore vivrà una fermata manutentiva e vedrà, seppur per qualche giorno, azzerata la produzione».

UN RILANCIO NON PIÙ RINVIABILE

«È chiaro – proseguono i due sindacalisti della Fim Cisl – che la tenuta ambientale deve andare di pari passo con quella sociale, infatti, non si può scindere un aspetto dall’altro. Abbiamo inoltre messo in evidenza la portata occupazionale del sistema che ruota attorno all’ex Ilva: se sommiamo tutti i lavoratori coinvolti, diretti e indiretti, ci troveremmo davanti a una situazione drammatica. Non possiamo ignorare il peso che questo sito produttivo ha sull’intero territorio. Abbiamo, infine, ribadito l’importanza di una transizione che sia sostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche umano. È fondamentale che il percorso verso la decarbonizzazione tenga conto degli aspetti sociali. Non si può pensare a una riconversione che lasci indietro i lavoratori o che scarichi sui territori il prezzo del cambiamento. Serve un progetto serio, che coniughi innovazione, tutela dell’ambiente e protezione del lavoro. L’incontro previsto per domani rappresenta un passaggio decisivo in questo senso».

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Ad avviso di Francesco Rizzo e Sasha Colautti, membri dell’Esecutivo nazionale dell’Unione sindacale di base (Usb) «questa fase cruciale rischia di risolversi con una decisione calata sulla testa dei lavoratori». Essi aggiungono che «quello di oggi al Mimit su Acciaierie d’Italia è stato un confronto interlocutorio che conferma quanto già emerso in precedenza, ma che rimanda alla giornata di domani, quindi all’incontro con gli Enti locali quale snodo centrale nel percorso verso un possibile accordo di programma inter-istituzionale. Il ministro ha parlato dell’ipotesi di una non stop negoziale, con la presenza dei tecnici allo scopo di definire il perimetro di un’intesa che parta dal territorio tarantino. Una linea che riconosce esplicitamente come le decisioni di fondo, a partire dalla possibile realizzazione del forno DRI, dal rigassificatore e dall’ottenimento dell’AIA, anche sanitaria, debbano nascere a livello locale per poi orientare l’intero assetto del gruppo, compresi i siti dell’area nord come Genova Cornigliano».

I DESTINI DI TARANTO E DI CORNIGLIANO

«Usb – proseguono i due sindacalisti – prende atto dell’importanza di una fase in cui la responsabilità politica e istituzionale degli enti locali sarà decisiva. Una responsabilità che va esercitata con piena consapevolezza delle ricadute industriali, ambientali e occupazionali che da Taranto si propagano su tutto il sistema siderurgico nazionale. È però gravissimo che tutto questo avvenga senza il coinvolgimento diretto delle lavoratrici e dei lavoratori. La giornata di domani rischia di trasformarsi, come è stato giustamente detto nel corso del tavolo, in un referendum tra enti locali, che non coinvolge minimamente chi da anni subisce sulla propria pelle le conseguenze di questa crisi. Riteniamo inoltre stupefacente che venga confermato, ancora una volta, come l’intero assetto produttivo e occupazionale del gruppo, compresi gli stabilimenti del nord come Cornigliano, sia tenuto in sospeso e subordinato a ciò che verrà deciso domani su Taranto».

INCOGNITA RIGUARDO ALLA SIDERURGIA IN ITALIA

Questo approccio rischia di rimettere in discussione l’unità stessa del gruppo siderurgico e getta nell’incertezza anche quei siti che fino a oggi hanno avuto un ruolo produttivo e sociale centrale. Usb – concludono quindi i due esponenti di vertice dell’organizzazione sindacale – ritiene profondamente sbagliata l’esclusione delle parti sociali da questo passaggio, perché si sta decidendo del destino di oltre ventimila famiglie legate all’ex Ilva e del futuro della siderurgia nel nostro paese. Noi rilanciamo la proposta che, nell’eventuale accordo di programma, venga inserito un addendum specifico dedicato ai lavoratori, che riconosca finalmente in modo formale e operativo le loro esigenze e i loro diritti. In alternativa, questa fase rischia di diventare, dal punto di vista occupazionale, quindi sociale, la peggiore tragedia dal punto di vista occupazionale degli ultimi trenta anni».



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