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duemila imprese per la ricostruzione


Oltre 524 miliardi di dollari. A tanto, secondo le stime della Banca mondiale, ammonta lo sforzo finanziario che l’Ucraina dovrà sostenere di qui al 2035 per far fronte alla ricostruzione delle infrastrutture e delle migliaia di edifici civili andati distrutti in quasi tre anni e mezzo di conflitto. Una cifra monstre, per le tasche del Paese: quasi tre volte il Pil del 2024. E che pare destinata a crescere ancora, dal momento che all’orizzonte ancora non si vede un cessate il fuoco. Ecco perché, è la convinzione del blocco occidentale che sostiene Kiev, per far ripartire l’Ucraina vanno mobilitati anche – e soprattutto – investimenti da parte del settore privato. Ed è proprio questo l’obiettivo della Conferenza per la ricostruzione che si apre dopodomani nella Capitale.

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I PROGETTI

Uno snodo decisivo per il futuro di Kiev, secondo il governo italiano, che con la regia della Farnesina organizza la due giorni alla Nuvola dell’Eur. Da cui – e sta qui il motivo d’orgoglio dell’organizzazione italiana – non arriveranno soltanto promesse, ma impegni concreti. A cominciare dalle intese che verranno annunciate tra giovedì e venerdì, per un valore di «alcune decine di miliardi» tra investimenti e progetti legati allo strumento di finanziamento europeo per Kiev (la cosiddetta “facility”). E poi il lancio, per la prima volta, di un fondo di investimento europeo (tecnicamente un “equity fund”), che vede l’Italia tra i soci fondatori. E che coinvolgerà Cassa depositi e prestiti, l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e il ministero dell’Economia.

In campo ci sono già più di duemila imprese, tra cui 500 aziende italiane. Qualche esempio: Ferrovie è capofila di un gruppo di 15 imprese impegnate a realizzare un corridoio logistico tra l’Ucraina occidentale e i porti di Trieste e Venezia. Mentre Fincantieri è in campo per creare un polo cantieristico a Odessa.

E poi quaranta organizzazioni internazionali (tra cui Ocse, Consiglio d’Europa e Unesco) e cento delegazioni attese. Infine, gli attori istituzionali. A cominciare dall’Unione europea, presente con i vertici della Commissione Ursula von der Leyen, del Consiglio europeo Antonio Costa e del Parlamento Roberta Metsola. Ma nella Capitale, pronta a tornare per due giorni al centro dello scenario internazionale per ciò che riguarda l’Ucraina, sono attesi anche 15 capi di Stato e di governo. Tra loro il cancelliere tedesco Merz e i primi ministri polacco Tusk, il greco Mitsotakis, l’albanese Rama, il finlandese Orpo e l’olandese Schoof. Non mancherà, naturalmente, Volodymyr Zelensky accompagnato dalla moglie Olena, che atterrerà a Roma già domani e verrà ricevuto nel pomeriggio al Quirinale da Sergio Mattarella (il cui saluto chiuderà la prima giornata di lavori). Assente, invece, Donald Trump: per conto dell’inquilino della Casa Bianca ci sarà l’inviato speciale del presidente Keith Kellogg. Così come mancheranno il presidente francese Macron e il premier britannico Starmer, impegnati a Londra per un vertice dei “volenterosi” con il quale Merz e Giorgia Meloni si collegheranno da remoto.

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I CAPITOLI

E sarà proprio la leader di palazzo Chigi ad accogliere gli ospiti alla Nuvola, e ad aprire la conferenza dopo un’introduzione del titolare degli Esteri Antonio Tajani. Proprio alla Farensina del resto è stata affidata la regia della due giorni, con un lavoro preparatorio durato mesi condotto dalla squadra dell’ex ambasciatore a Kiev Davide La Cecilia. A essere coinvolti però saranno quasi tutti i ministeri, mentre altri progetti vedranno protagonisti Regioni, comuni e istituzioni come Banca d’Italia, Cnel e Anac, che guideranno le discussioni, firmeranno intese e lanceranno programmi e iniziative. Quattro i filoni di discussione sul tavolo (riforme per l’adesione all’Ue e riforme necessarie, settore privato, dimensione locale, capitale umano), mentre per quanto riguarda la ricostruzione vera e propria il focus sarà su infrastrutture, housing, energia, industria strategica, materiali critici, digitale e salute. Con un imperativo che è anche il motto della conferenza: “Build back better”, ricostruire meglio. Un obiettivo sul quale l’Italia, che in questi anni non ha mai fatto mancare il sostegno a Kiev, vuole essere in prima linea.

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