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Accordo di programma sull’Ilva: il giorno della verità è arrivato


Il giorno è oggi. Il ministro alle imprese Adolfo Urso ha convocato a Palazzo Piacentini, con inizio alle 9.30 e senza limiti di orario, tutte le amministrazioni chiamate a sottoscrivere l’accordo di programma per la decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto. Sarà una maratona istituzionale, propedeutica alla conferenza dei servizi in calendario il 10 luglio, che dovrà ridefinire l’AIA: l’Autorizzazione Integrata Ambientale, crocevia tra continuità produttiva e sostenibilità. Ma la firma non sarà un atto dovuto. Sono molti i punti che non convincono gli enti locali, a partire dal rigassificatore.

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Il negoziato vede sullo sfondo lo spettro del blocco totale della produzione aleggiare sull’intero sistema siderurgico nazionale.

«La prima scelta spetta a Taranto. Chiederò – ha detto Urso ieri sera dopo il confronto con i sindacati – di esprimersi in modo chiaro nello spirito di piena e leale collaborazione tra organi dello Stato, che ho sempre garantito. È la giornata decisiva. Occorre coniugare al meglio salute e lavoro, come fatto in piena condivisione con gli enti locali nelle crisi degli altri due poli siderurgici italiani: Terni e Piombino. Ho assicurato ai sindacati che mi farò partecipe delle istanze del mondo del lavoro e della produzione per garantire la continuità produttiva e occupazionale di Taranto, secondo il principio che occorre coniugare al meglio salute e lavoro». A chi gli ha chiesto dell’ipotesi che non si arrivi ad un accordo, Urso ha risposto di essere «estremamente rispettoso delle scelte di chi è stato individuato dai cittadini per governare e quindi aspetto le loro indicazioni a fronte di alternative che sono sotto gli occhi di tutti». Dunque la palla spetta a Taranto e al suo nuovo sindaco: «Sulla base delle sue indicazioni lavoreremo per quello che sarà possibile realizzare, e mi auguro in meglio, per il sito siderurgico e per tutte le altre attività produttive che possano derivarne».

Preoccupati i sindacati. «È ora di smetterla col gioco del cerino perché a bruciarsi sono i lavoratori, è il paese. In questo momento tutte le parti dello Stato devono essere coinvolte, anche maggioranza e opposizione, per trovare una soluzione che coinvolga tutti, dalle istituzioni locali a quelle nazionali, perché stiamo parlando del futuro strategico della siderurgia, di un processo di decarbonizzazione, di una garanzia occupazionale. Bisognerebbe, oggi, andare ad un processo di pubblicizzazione di quell’azienda, perché è l’unico che oggi possa garantire il processo di decarbonizzazione di cui il paese ha bisogno» ha detto il leader Fiom, Michele De Palma.

«Ci aspettiamo che sia il governo che le amministrazioni locali, di Taranto in modo particolare, si assumano la loro responsabilità» evitando «azioni liberatorie» ha aggiunto il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. «Chiudere gli impianti significa creare un disastro ambientale ed occupazionale. Quindi noi ci aspettiamo responsabilità a partire da oggi fino ad arrivare alla conclusione che molto probabilmente sarà all’interno di questa settimana», ha spiegato il segretario. Indispensabile è quindi «l’autorizzazione a produrre per poter salvare posti di lavoro e l’ambiente. Senza, si porta alla chiusura di uno stabilimento con un disastro occupazionale senza precedenti in Italia. Assunzione di responsabilità – ha chiosato quindi Palombella – significa partire con la salvaguardia dei livelli occupazionali, la salvaguardia delle produzioni, la salvaguardia dell’ambiente senza arrivare a quello che abbiamo ascoltato in questi giorni, con la chiusura che diventa l’obiettivo di qualcuno. Ovviamente non è il nostro obiettivo».

«Lo abbiamo detto chiaramente, bisogna costruire tutte le condizioni che consentano il rilancio dello stabilimento e la garanzia occupazionale di tutti i lavoratori, sia dello stabilimento di Taranto, sia dell’indotto, sia di tutti gli stabilimenti italiani. Siamo di fronte al rischio di una bomba sociale vera e propria» ha detto il leader Fim, Ferdinando Uliano. «Chiediamo agli enti locali e alle istituzioni di mettere in campo tutte le iniziative possibili per garantire la fase di transizione».

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EMILIANO: ESCLUDO FIRMA OGGI, TRATTATIVA DA ZERO

“Io escludo che oggi si possa arrivare a una firma, ma si possono fare passi avanti decisivi per arrivarci il più rapidamente possibile, purché questo accordo non sia una presa in giro per la comunità locale”. Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, entrando al ministero delle Imprese e del Made in Italy per il confronto sull’accordo di programma per l’ex Ilva di Taranto tra gli enti locali e il ministro Adolfo Urso.
“Oggi si comincia una trattativa da zero perché non c’è alcuna intesa specifica su nulla, anche se ci siamo scambiati tutte le informazioni. Il punto fondamentale è che questa fabbrica si trova già oggi in cattive condizioni e quindi, producendo molto poco inquina anche molto poco. La prosecuzione di questa attività, seppur a basso regime, è importante perché tiene in piedi il lavoro di migliaia di persone, ma è chiaro che la decarbonizzazione o è veloce ed è convincente per la comunità locale o sarà un problema politico”, ha avvertito Emiliano. Serve dunque “un’intesa che sia convincente, che non sprechi denaro pubblico e bisogna capire chi ci mette i soldi per fare questa operazione” di decarbonizzazione. Quindi “non lo facciamo così semplice come il governo ha tentato di fare, il ministro Urso ha fretta e ha ragione, ma questa fretta deve essere coerente con la razionalità di un accordo che deve tenere dentro tutti”, ha sottolineato.



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